Il governo federale del Queensland, in Australia, eliminerà gradualmente la pesca commerciale con reti da imbrocco nella Grande Barriera Corallina, Patrimonio dell'Unesco, per proteggere le specie marine in via di estinzione.
Un’ottima notizia accolta con grande favore dai conservazionisti visto che, questa meraviglia della natura, il più grande organismo vivente sulla Terra, è in grave pericolo.
Già l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura aveva lanciato un allarme per salvare questi 2300 chilometri di ecosistema dove vivono oltre 600 tipi di coralli, innumerevoli specie di pesci colorati, molluschi e stelle marine, oltre a tartarughe, delfini e squali, raccomandando l’inserimento del sito nella “Danger List”, una “lista nera” dei luoghi a rischio.
Qualcuno fortunatamente ha ascoltato: la ministra dell’Ambiente, Tanya Plibersek, ha annunciato un piano da 160 milioni di dollari e ha affermato che ridurrà in modo significativo fino ad eliminarla nel 2027, la cosiddetta pesca con reti da imbrocco, una pesca molto selettiva che cattura solo pesci più o meno della stessa taglia. Una tecnica ad alto rischio nella barriera corallina perché ferisce e uccide anche dugonghi, tartarughe, delfini e altre specie protette.
«Sappiamo che una delle minacce più immediate alla salute della barriera corallina sono le pratiche di pesca insostenibili – ha spiegato la ministra – La rimozione delle reti da imbrocco in altre zone ha già contribuito a incrementare le popolazioni ittiche locali. Per questo siamo convinti che succederà anche per la nostra incredibile meraviglia».
L'annuncio arriva dopo una lunga campagna di contrasto alle pesca con questo genere di reti da parte del WWF-Australia secondo cui la decisione del governo «è da considerarsi un momento globalmente significativo per la conservazione degli oceani».
Alcuni critici, però, sono meno d'accordo con questa affermazione: secondo loro, infatti, la misura economica non affronterebbe alla radice le cause vere del problema, ovvero i cambiamenti climatici e il riscaldamento dei mari. Dalla loro parte anche l’organizzazione ambientale nazionale Australian Conservation Foundation, che ha sottolineato come «senza azione sul clima la barriera è condannata».
Del resto nel corso degli anni sono stati tanti i segnali d’allarme, sintomi di un Pianeta malato che nessuno ha curato a dovere e la stessa Grande barriera corallina ha subito una serie di eventi di sbiancamento dei coralli dovuti al caldo anormale la cui frequenza oggi è sempre più ravvicinata.