Si chiama #FurFreeBritain la petizione che chiede con forza al premier Boris Johnson di fermare del tutto, non solo la produzione, ma anche la vendita di pellicce. Infatti, nonostante il Regno Unito abbia vietato da più di vent’anni gli allevamenti di volpi e visoni, bollandoli come “non etici”, le pellicce continuano ad apparire nelle vetrine.
La campagna, che ha avuto un grande successo e avanza spedita verso il milione di adesioni, vede tra le sue firme quelle dei più rinomati stilisti britannici con in testa Stella McCartney e Vivienne Westwood. Ma non solo: si sono votati alla causa anche celebrità come il comico Ricky Gervais, il chitarrista dei Queen Brian May, il tennista Andy Murray, la conduttrice televisiva Kirsty Gallacher e molte altre. E il sostegno arriva anche da diverse organizzazioni, come Peta al Jane Goodall Institute, Open Cages e Viva!.
«Non credo che gli animali debbano morire per amore della moda. La pelliccia non ha posto in nessuna società compassionevole e oggi il suo uso è inutile e imperdonabile. Chiaramente, la pelliccia è immorale, crudele e barbara», ha commentato Stella McCartney a Vogue Italia. La stessa regina Elisabettta ha sposato la causa ambientalista e all’età di 93 anni, ha deciso di mettere definitivamente in naftalina la sua collezione di pellicce.
Il testo della petizione #FurFreeBritain
«Sono più di cento milioni gli animali che ogni anno vengono sottoposti ad atroci sofferenze per alimentare il mercato internazionale delle pellicce», si legge nell’appello alle istituzioni. «Infliggere crudeltà agli animali per una frivola moda è deplorevole. Dovremmo chiudere i nostri confini a questo disumano commercio, riflettendo le opinioni di oltre l’80% dei cittadini britannici che ritengono inaccettabile comprare e vendere pellicce animali in questo Paese. Sono sempre di più gli Stati che seguono l’esempio del Regno Unito e vietano gli allevamenti: vietare le vendite di pellicce di importazione affermerebbe ancora una volta il Regno Unito come leader globale nella tutela degli animali».
I Paesi in cui sono vietati gli allevamenti di animali da pelliccia
La Fur Free Alliance riporta i dati. In Europa, molti Stati hanno già vietato questa forma di di sfruttamento animale. Regno Unito (dal 2000); Danimarca (dal 2009 vietate solo le volpi); Austria (2004); Olanda (dal 2024); Croazia (2017); Slovenia (2013); Repubblica Ceca (2019); Lussemburgo (2018); Belgio (dal 2023) hanno chiuso gli allevamenti. In Spagna, invece, dal 2007 non è più possibile avviare nuovi allevamenti.
In Germania dal 2022 entreranno in vigore standard minimi strutturali per assicurare un migliore trattamento degli animali ma che, di fatto, hanno giù portato alla chiusura di tutti gli allevamenti esistenti.
In Svezia, invece, è già stata approvata la dismissione di allevamenti di cincillà e volpi. Il divieto di allevamento di animali da pelliccia è già stato approvato anche da altri 5 Stati in area europea: Repubblica di Macedonia (2014); Serbia (2019); Bosnia ed Herzegovina (dal 2029); Norvegia (dal 2025) e Svizzera.
Come sottolinea la Fur Free Alliance spesso tra la decisione formale e la sua applicazione intercorre un periodo cuscinetto (più o meno lungo) che dà agli operatori il tempo di adeguarsi.
l’Italia è in forte ritardo
In Italia, ci sono circa 65.000 visoni sono ancora rinchiusi negli ultimi 7 allevamenti di animali da pelliccia. Altre 3 aziende risultano attive, ma al momento non hanno animali all’interno. Ma nonostante gli appelli e le campagne delle associazioni, il Governo non sembra essere troppo interessato al tema. Per il periodo della Pandemia, il ministro della Salute Roberto Speranza ha disposto lo stop agli allevamenti di visoni in Italia fino alla fine del 2021. La notizia della proroga della sospensione ha ottenuto il plauso di molte associazioni animaliste italiane che da tempo si battevano per quest’obiettivo.
Gli orrori degli allevamenti di animali da pelliccia
Gabbie disposte “a batteria” e rialzate da terra. Gli allevamenti di visoni sono di tipo intensivo e le condizioni di vita a cui questi animali sono sottoposti all’interno sono brutali. Come ha riportato un’indagine realizzata da Anima International in Polonia in uno degli allevamenti di visoni più grandi al mondo, uno dei problemi più diffusi sono le ferite profonde che gli animali si procurano l’un l’altro e gli atti di cannibalismo.
I visoni destinati alla produzione di pellicce vivono in queste condizioni per circa 8 mesi, mentre i riproduttori possono essere rinchiusi anche per anni. Tutti gli animali vengono uccisi in apposite camere a gas dove muoiono per soffocamento da monossido o biossido di carbonio. Queste condizioni non sono molto dissimili da quelle rilevate durante diverse indagini all’interno degli allevamenti di visoni italiani e che la campagna #VisoniLiberi denuncia dal 2013.