Stop alle bugie in etichetta: le associazioni dicono no alla proposta dal governo Draghi di introdurre la certificazione sul benessere animale su base volontaria. Sono tredici le associazioni animaliste e dei consumatori che si sono coalizzate contro il Sistema di Qualità Nazionale Benessere Animale (SQNBA), definito "un inganno in piena regola".
Sqnba: uno strumento per garantire il benessere animale?
Il Sistema di Qualità Nazionale Benessere Animale (Sqnba), portato avanti congiuntamente dal Ministero delle Politiche Agricole e dal Ministero della Salute insieme con Accredia, è stato pensato nel contesto allo scopo di "Definire uno schema base di produzione di carattere nazionale per rafforzare la sostenibilità ambientale, economica e sociale delle produzioni di origine animale", spiegano i Ministeri. «La riqualificazione delle tecniche di allevamento – aggiungono i promotori – deve essere guidata e sostenuta attraverso la definizione di specifici Manuali di Buone Pratiche e di corretta gestione degli animali in allevamento e l'attivazione di un adeguato pacchetto di misure, coordinando i diversi strumenti attualmente disponibili e quelli che saranno messi a disposizione dalla Politica agricola comune e dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, che indicano come centrali il miglioramento della sostenibilità dei vari processi produttivi».
Il problema dei fondi europei
Proprio sulla questione Politica agricola comune (Pac) e Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) hanno posto l'accento le associazioni animaliste, secondo le quali il sistema Sqnba, ben lontano dal garantire il benessere animale, sarebbe utile ad ottenere benefici economici: «Tale certificazione garantirebbe priorità di accesso ai fondi Pac e Pnrr, favorendo ancora una volta gli allevamenti di tipo intensivo, invece che stimolare la transizione verso sistemi più sostenibili». Se dovesse essere approvato il Sistema di Qualità Nazionale Benessere Animale, sotto l'etichetta di "benessere animale" andrebbero anche prodotti ottenuti che nei fatti violano le norme europee sullo sfruttamento degli animali: «Tutti i prodotti provenienti da scrofe in gabbia e suini che hanno subito il taglio della coda, pratica in violazione delle disposizioni contenute nella direttiva europea di protezione dei suini se effettuata in via sistematica e, quindi, illegale», sottolineano Animalisti Italiani, Animal Law Italia, Animal Equality, CIWF Italia Onlus, Confconsumatori, ENPA, Essere Animali, Greenpeace, LAV, LEIDAA, Legambiente, OIPA, The Good Lobby.
Quindi, a beneficiare del logo che certifica la provenienza del prodotto da allevamenti in cui è rispettato il benessere animale potrebbero non essere aziende davvero virtuose. I tanti cittadini che chiedono alle aziende zootecniche e agroalimentari maggiore rispetto per i diritti degli animali si troverebbero così a pagare di più per prodotti ottenuti con metodi diversi da quelli immaginati vedendo il bollino. Un'azione legata all'immagine più che alla sostanza, ma fondamentale per andare in contro alle esigenze di un mercato sempre più attento: una indagine svolta da YouGov tra settembre e ottobre del 2020, e commissionata da alcune organizzazioni internazionali, ha confermato che l'84% degli italiani ritiene gli allevamenti dove si utilizzano gabbie «crudeli» verso gli animali. Un dato che si riflette anche sulle abitudini d'acquisto.
Parola chiave: trasparenza
Il benessere animale è caratterizzato dal diritto a una vita dignitosa, fondamentale per tutti gli animali, compresi quelli d'allevamento. Ma è davvero questo che certifica lo Stato con il Sistema di Qualità Nazionale Benessere Animale? In realtà, questo un regime di qualità volontario aperto a tutti i produttori dell'Ue, si propone di certificare una metodologia di allevamento. Nello specifico, le linee guida del Sistema prevedono che un prodotto sia riconosciuto meritevole quando i «requisiti relativi alle condizioni di allevamento in grado di aumentare il benessere degli animali» si dimostrino genericamente «superiori rispetto a quanto previsto dalle normative specifiche della filiera in questione».