Negli ultimi giorni nella Provincia autonoma di Trento è stato affrontato un tema piuttosto delicato: Katia Rossato, consigliera di Fratelli d'Italia, ha presentato un disegno di legge in Consiglio provinciale che chiede lo stop all'utilizzo degli animali nella pratica dell'accattonaggio, prevedendo in caso di trasgressione l’applicazione di una sanzione amministrativa da 400 a 800 euro.
«L’intento dell’articolato – spiega la consigliera – consiste nel responsabilizzare chi possiede un animale d’affezione. Gli animali, in quanto essere viventi e senzienti con diritti legalmente riconosciuti a livello nazionale e internazionale, presentano determinate esigenze che debbono dunque essere rispettate. Tali bisogni non sono meramente legati alla necessità fisiologiche dell’animale, ma altresì e soprattutto all’importanza che esso conduca la propria esistenza in piena serenità, senza vedere la propria salute menomata dalle esigenze economico-finanziarie di alcuni soggetti o di organizzazioni dedite all’illecito e al traffico di animali».
Il fine della proposta sembra dunque volto a garantire un maggior benessere degli animali cercando di porre rimedio a un problema che accomuna diverse regioni italiane, ma la soluzione non è così semplice. Su Kodami, infatti, abbiamo già parlato della delicata questione in diverse occasioni. Laura Arena, veterinaria esperta in benessere animale e membro del comitato scientifico di Kodami, ad esempio ha spiegato quanto la relazione fra senza dimora e animali presenti molteplici sfaccettature.
Da un lato è innegabile che le persone che vivono per strada ricevono dagli animali enormi benefici, soprattutto in termini di appoggio emotivo e compagnia. Queste persone rifugiano solitamente nel compagno animale la stabilità della loro vita e si preoccupano della sua salute. Gli animali favoriscono, inoltre, una percezione maggiormente positiva da parte delle persone, definita "attenzione sociale positiva".
Non si può negare però che in queste condizioni, il benessere degli animali, proprio come delle persone stesse, può essere intaccato. La mancanza di un rifugio, la difficoltà di avere accesso a cure veterinarie, il freddo d’inverno e l’esposizione a stimoli e circostanze che non sempre rispecchiano le esigenze dell’animale sono però le situazioni che maggiormente preoccupano il mondo animalista.
Esistono anche casi di persone che utilizzano gli animali esclusivamente per stimolare la generosità dei passanti. Si arriva a vere e proprie condizioni di sfruttamento legate principalmente all’accattonaggio che fa leva sul suscitare sentimenti di empatia e di pietà al fine di favorire l’elemosina. Talvolta si tratta di singoli individui o di veri e propri gruppi organizzati che si turnano gli animali, dei quali spesso si disconosce l'origine, che a volte spariscono e ci sono stati anche casi di accertati maltrattamenti.
È possibile leggere un esempio di questo "business" basato sul pietismo sempre sul nostro magazine, quando abbiamo seguito la vicenda di F. un uomo che chiedeva l'elemosina in strada a Napoli insieme a dei cuccioli. F. è rimasto in strada per alcune settimane di gennaio dicendo di voler dare in adozione gli animali, ma al contempo chiedendo ai passanti di lasciare una moneta per permettergli di sfamare i cani. In questo caso specifico è stato necessario approfondire la questione parlando con lo stesso F. e con le associazioni di volontariato che lo conoscono ormai da parecchi anni. Solo così siamo riusciti a scoprire che l'uomo era solito sfruttare gli animali per chiedere l'elemosina da molto tempo e dopo una tempestiva segnalazione alla polizia, la Asl veterinaria ha provveduto al sequestro dei cuccioli che, dopo lo svezzamento, saranno messi in adozione.
Questo però è solo un caso peculiare e sebbene esistano molti altri esempi del genere, non è possibile fare di tutta un'erba un fascio. Proprio di questo parla un nostro video reportage che tenta di sfatare i luoghi comuni che circondano le persone che hanno fatto della strada la propria casa. Luca Spennacchio, istruttore cinofilo e membro del comitato scientifico di Kodami, ha percorso le strade di Milano insieme a Save The Dogs, associazione che sta realizzando il primo progetto nazionale di monitoraggio e assistenza per gli animali di chi vive per strada. Così facendo ha potuto conoscere alcuni senza dimora che hanno raccontato la loro relazione unica con i propri compagni di vita.
Difficile dunque pensare di riuscire a liquidare il problema con una semplice sanzione amministrativa che, per quanto voglia garantire il benessere degli animali, non tiene in considerazione i numerosi aspetti che presenta una situazione così complessa.
Per riuscire a fornire una soluzione concreta secondo l'esperta Laura Arena bisognerebbe in primis rendersi conto dell'ampiezza del fenomeno. Ad oggi, nessuna amministrazione ha raccolto o registrato informazioni sul numero di persone che convivono in strada o senza fissa dimora con il proprio animale. In mancanza di cifre, questa realtà rimane una questione di percezione, circostanza che impedisce di stabilire azioni strategiche e funzionali.
Un’altra azione importante in parallelo, è consentire l'accettazione dei senzatetto con i loro animali nei centri diurni, nelle case d’accoglienza, negli ostelli, eccetera. Troppo spesso ancora proibito. In numerosi casi le persone rinunciano all’opportunità di un riparo, e spesso di poter migliorare le proprie condizioni di vita, pur di non separarsi dai loro compagni.
Di cruciale importanza, in fine, è l’identificazione mediante microchip e la registrazione in anagrafe degli animali. Anche la sterilizzazione/castrazione dovrebbe essere incentivata per evitare cucciolate indesiderate che andrebbero a fomentare l’abbandono animale, il randagismo, il passaggio dell’animale a persone poco affidabili o gli ingressi nei canili.