Scatta oggi in Italia il divieto di acquisto di plastica monouso, non biodegradabile e non compostabile. Lo stop è frutto dell'entrata in vigore della direttiva europea 2019/904, nota come Sup (Single-use plastics).
La multifunzionalità e il basso costo basso della plastica ne hanno fatto un materiale onnipresente nella vita quotidiana, tuttavia il suo smaltimento ha un impatto fortemente negativo sull'ambiente e la salute degli ecosistemi. Lo segnala la stessa Unione Europea nella direttiva: «I prodotti di plastica monouso e gli attrezzi da pesca contenenti plastica sono un problema particolarmente serio nel contesto dei rifiuti marini, mettono pesantemente a rischio gli ecosistemi marini, la biodiversità e la salute umana, oltre a danneggiare attività quali il turismo, la pesca e i trasporti marittimi».
Il WWF fa sapere che «Oggi circa 80% dei rifiuti rinvenuti nelle spiagge europee è costituito da plastica e il 50% dei rifiuti marini da plastiche monouso». Per mettere un freno all'accumularsi dei rifiuti in mare e negli oceani – che in alcuni casi hanno dato origine a isole sulle quali stanno nascendo nuove comunità di piante e animali – l'Europa ha quindi elaborato la sua strategia a favore dell'economia circolare.
I divieti e le sanzioni
La Sup vieta di vendere posate, piatti, cannucce ed altri prodotti in plastica. Colpiti dal divieto anche i cosmetici da risciacquo contenenti microplastiche. Addio anche ai cotton-fioc, ai contenitori alimentari in polistirene espanso.
Nella direttiva è presente anche una road map con obiettivi sul medio periodo per dare la possibilità alle aziende di convertire la propria produzione e ridurre il quantitativo di plastica nei loro manufatti. Le nuove norme sono accompagnate da una serie di sanzioni.
A porre l'accento sul ruolo giocato dalle aziende per il corretto recepimento della Sup in Italia è Ilaria Fontana, sottosegretario di Stato al ministero della Transizione ecologica: «È importante aver puntato sullo strumento della responsabilità estesa dei produttori di alcune tipologie di rifiuti come gli attrezzi da pesca contenenti plastica che come riconosciuto dalla direttiva mettono a rischio gli ecosistemi marini, la biodiversità e la salute umana, oltre a danneggiare turismo, pesca e trasporti marittimi». Tuttavia, proprio il governo Draghi ha posticipato l'entrata in vigore della temuta Plastic-tax.
Tali iniziative hanno ricevuto il plauso anche delle associazioni, a cominciare dal presidente di Legambiente Stefano Ciafani: «L'entrata in vigore della direttiva Sup anche in Italia è un importante passo avanti e la prima azione green di questo inizio 2022. Ma nella lotta alla plastica monouso non bisogna abbassare la guardia, anzi l'impegno per ridurla da qui ai prossimi anni, promuovendo sempre di più il riutilizzabile, dovrà continuare con più forza e determinazione di prima anche perché con la pandemia, purtroppo, sono tornati prepotentemente gli oggetti di plastica usa e getta».
Secondo l'analisi della Coldiretti sulla base degli ultimi dati Eurobarometro, «In Italia un cittadino su quattro evita da tempo di acquistare oggetti di plastica monouso come piatti, bicchieri o posate, ad alto impatto inquinante». «Un problema che riguarda non solo il rispetto dell'ambiente, ma anche la stessa salute degli animali», sottolinea l'associazione degli agricoltori.
Tra le novità introdotte con la Sup anche una nuova etichettatura che informi i consumatori sulle plastiche contenute nei prodotti, le corrette pratiche di smaltimento. L'innalzamento della quota di prodotti riciclati è un altro degli obiettivi che l'Europa si è imposta sul lungo periodo.
Ma il problema dell'abuso di plastica è ben lontano dall'essere superato. Lo sottolinea Francesca Santoro, specialista di Programma della Commissione Oceanografica Intergovernativa dell'UNESCO: «C'è ancora molta strada da fare per ridurre davvero la quantità di rifiuti plastici che ogni anno finiscono in mare, a maggior ragione dopo due anni di pandemia in cui il monouso è stato ampiamente utilizzato per ragioni igieniche sanitarie. Ogni anno quasi 600.000 tonnellate di rifiuti di Plastica finiscono nel Mediterraneo contribuendo all'inquinamento fisico e chimico dell'acqua».
Le controversie
Nonostante lo stop al monouso, infatti, per l'Italia rischia di aprirsi una procedura di infrazione in sede europea a causa dell'errata applicazione della Sup. Il problema sta nella definizione – tutta italiana – di questo polimero. A cominciare dal lining, sottili rivestimenti in plastica, che la normativa italiana esclude dalla messa al bando «un peso inferiore al 10% rispetto al peso totale del prodotto». Una descrizione che differisce da quanto stabilito nella direttiva.
In Italia resta consentito anche il commercio di utensili realizzati con "plastica biodegradabile" che invece la Sup censura esplicitamente: «La plastica fabbricata con polimeri naturali modificati o con sostanze di partenza a base organica, fossili o sintetiche non è presente in natura e dovrebbe pertanto rientrare nell’ambito di applicazione della presente direttiva. La definizione adattata di plastica dovrebbe pertanto coprire gli articoli in gomma a base polimerica e la plastica a base organica e biodegradabile, a prescindere dal fatto che siano derivati da biomassa o destinati a biodegradarsi nel tempo».
Anche l'Assorimap, l'Associazione nazionale riciclatori materie plastiche, ha segnalato un altro rilievo fondamentale che rischia di vanificare l'obiettivo finale della direttiva, poiché «in Italia non si prevede alcun tipo di incentivo per il riciclo meccanico della plastica, trascurando così un settore che costituisce il cuore dell'economia circolare». Secondo il discusso regolamento europeo sulla Tassonomia verde, infatti, questo processo è considerato il processo più sostenibile per il trattamento delle materie plastiche.
Incentivi economici sono stati previsti invece per promuovere l'uso dei prodotti alternativi a quelli vietati, attraverso agevolazioni del credito d'imposta per le aziende fino a un massimo di 3 milioni di euro per il 2022, il 2023 e il 2024.
Luci e ombre che rischiano di rendere l'ingresso della direttiva Sup in Italia solo un "mezzo passo avanti" nella direzione indicata dall'Europa.