Una sospensione della durata di tre anni, analogamente a quanto avvenuto in altre regioni italiane. La Puglia ha scelto di attuare lo stop alla pesca, anche sportiva, dei ricci di mare. A deciderlo è stato il Consiglio Regionale che ha approvato con 41 voti favorevoli e uno contrario una proposta del capogruppo della lista La Puglia Domani Paolo Pagliaro.
La norma approvata a maggioranza impone il divieto di prelievo, raccolta, detenzione, trasporto, sbarco e commercializzazione degli esemplari di riccio di mare e dei relativi prodotti derivati freschi. In molte località pugliesi il consumo di questi echinodermi è piuttosto comune e diffuso, tanto che nel corso degli anni, nonostante i periodi di fermo biologico imposti dalla legge, i fondali si sono completamente impoveriti della specie. Buona parte dei ricci già oggi arriva da altri paesi del Mediterraneo, anche extra Unione Europea.
Sotto questo profilo la situazione resterà sostanzialmente invariata perché sarà comunque consentita la commercializzazione del riccio di mare per gli esemplari provenienti da mari territorialmente non appartenenti alla regione Puglia. Il che vuol dire che tutto ciò che sarà preso dai fondali di altre regioni o di altri paesi continuerà a essere consumato nei ristoranti e nelle case dei pugliesi.
La speranza, in ogni modo, è che sia consentito così il recupero degli stock e la ricostituzione della risorsa nel mare territoriale, messa a rischio dal massiccio prelievo effettuato negli ultimi anni. «Dovevamo fare qualcosa per tutelare questa specie, i ricci sono gli spazzini del mare – spiega a Kodami il primo firmatario della legge Paolo Pagliaro – questo è un fermo necessario, anzi indispensabile, per non perdere definitivamente questa specie, ormai decimata e a rischio estinzione, e per darle il tempo di riprodursi. La proposta di legge era stata sottoscritta da 49 consiglieri su 51, incluso il presidente Emiliano, e il voto unanime è un segnale di coerenza importante. Il fermo pesca è un passo decisivo per bloccare il prelievo massiccio dei ricci di mare, anche al di sotto della misura minima consentita per legge di sette centimetri di diametro. Non c’è più tempo da perdere: se cinquant’anni fa si potevano contare fino a dieci esemplari per metro quadrato nelle secche marine, oggi sono rarissimi e spesso di dimensioni inferiori a quelle consentite per il prelievo. Già in questi giorni è ripresa la razzia di ricci di mare, e bisogna intervenire con uno stop. Resta il rammarico per l’assenza di finanziamento per la seconda parte della legge, che prevede azioni di monitoraggio del rinascimento dei fondali e il risarcimento dei pescatori autorizzati con patentino per la durata del fermo pesca».
«Il riccio Paracentrotus lividus, di cui comunemente mangiamo le gonadi sia degli esemplari maschili che femminili – ci ha spiegato il Prof. Giuseppe Corriero, Direttore del Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Bari – è una specie che negli ultimi anni è andata incontro a una significativa e palese riduzione sia della taglia che dell’abbondanza. Basti pensare che nei nostri fondali 10 anni fa (quando dico nostri mi riferisco a quelli pugliesi ma più in generale a tutta l’Italia) questa specie era abbondante e soprattutto raggiungeva grandi dimensioni. Oggi la sua protezione attraverso misure di gestione è assolutamente indispensabile se non ne vogliamo e favorire l’estinzione».
Come detto già altre regioni erano state pensate misure analoghe. Emblematico è il caso dell Sardegna dove la misura pensata nell'autunno 2021 ha avuto vita breve, anche a causa delle pressioni del settore della pesca. Il difficile, almeno in Puglia, sarà garantire l'osservanza della disposizione, considerata anche la possibilità che resterà in piedi di commercializzare ricci provenienti da altri mari. In tal senso sarà importante verificare la tracciatura di ciò che arriverà sulle tavole pugliesi.