Il Tar sospende ancora l'abbattimento degli ultimi mufloni dell'Isola del Giglio. Dopo il ricorso straordinario presentato dalle associazioni di tutela animale il primo dicembre scorso al Presidente della Repubblica, infatti, nella giornata di ieri è arrivata la sospensione dell’abbattimento degli ultimi esemplari rimasti.
Le associazioni animaliste ENPA, LNDC Animal Protection e VITADACANI con la Rete dei Santuari Liberi in Italia hanno esultato attraverso gli avvocati Michele Pezone e Herbert Simone, che seguono il caso: «L’attuale giudizio consiste nella trasposizione davanti al Tar di Firenze del ricorso fatto a Sergio Mattarella. Nell’udienza camerale fissata per il 28 febbraio prossimo chiederemo per la prima volta nella sede competente, ossia il tribunale amministrativo, di esaminare la questione e ottenere la conferma della sospensione degli abbattimenti dei pochi esemplari che, secondo fonti locali, sono sopravvissuti a questa mattanza».
Quella dei mufloni è una vicenda molto travagliata iniziata nel 2021 con il progetto Life Letsgo Giglio, finanziato con circa un milione e seicentomila euro di fondi europei e nazionali. Il progetto, ha come scopo quello di proteggere il fragile ecosistema dell'Arcipelago Toscano attraverso l'eradicazione delle 3 specie animali invasive presenti sulla piccola isola: la tartaruga Trachemys scripta, il coniglio selvatico, e ovviamente il muflone.
Quello di salvaguardare la biodiversità sterminando le popolazioni aliene rappresenta però un controsenso secondo le maggiori associazioni animaliste italiane, le quali nel corso di questi anni si sono coalizzate per fermare le uccisioni. Sembravano esserci riuscite nel novembre del 2021, quando l’Ente Parco presieduto da Giampiero Sammuri aveva deciso di «sospendere gli abbattimenti come atto di disponibilità verso il mondo animalista». In quell'occasione si salvarono circa 35 esemplari sui 40 originariamente presenti sul Giglio.
Nel 2023 però la caccia è ripresa, ed è stato il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin a mettere un punto rispondendo all'interrogazione della senatrice del Movimento 5 stelle Alessandra Maiorino. In quell'occasione, il Ministro aveva detto che quella del muflone è «una specie cacciabile, a esclusione della popolazione sarda, nonché classificata come specie alloctona e le principali linee guida internazionali in materia prevedono che la gestione delle specie alloctone, in particolare nelle isole, sia finalizzata all'eradicazione o comunque al controllo» al fine di tutelare la biodiversità degli ecosistemi. E ancora: «L'attività di controllo del muflone al Giglio, finanziata da un progetto unionale Life Natura, è in linea con l'attuale quadro normativo nazionale e con le raccomandazioni della convenzione di Berna».
I mufloni del Giglio furono introdotti sull’isola nel 1955 grazie a un progetto di cui si occuparono alcuni noti studiosi naturalisti dell’epoca con lo scopo di tutelare e salvaguardare questa specie dalla possibile estinzione selezionando gli esemplari più puri. Venne scelto il Giglio per le analogie che aveva con la Sardegna, da cui questi animali provenivano. I mufloni dell’Isola del Giglio, quindi, appartengono alla “popolazione sarda” e al muflone “sardo”, una specie protetta. Il muflone del Giglio, dunque, preserva caratteristiche genetiche e fenotipiche pure e ormai perse in altri luoghi dove è protetto, come ad esempio la Sardegna, Cipro e la Corsica.
«Ciò fa del muflone del Giglio un serbatoio genetico di vitale importanza per la biodiversità della specie – hanno affermato le associazioni – soprattutto per la conservazione della popolazione sarda a rischio di estinzione. L’eradicazione del muflone del Giglio, dunque, rappresenta un gravissimo danno sostanziale alla biodiversità in quanto perdita di un patrimonio genetico unico, minando non solo gli obiettivi del programma Life, ma anche della strategia per la biodiversità 2030 dell’UE e sottoscritto dall’Italia. È inverosimile che fondi comunitari destinati alla preservazione della biodiversità vengano utilizzati invece per minarla. Inoltre, la scelta di "eradicare" è priva di base scientifica, è irrazionale e illegittima, viola la legge n. 157/1992 sulla Tutela della fauna, ma anche dell’art. 9 della Costituzione che pone la tutela della biodiversità tra i doveri dello Stato».