Il fenomeno delle staffette, ovvero il trasporto di cani di strada o di canile da Sud a Nord Italia destinati alle famiglie che li attendono, è sempre più diffuso, soprattutto attraverso i social network. Ormai basta un clic per adottare un cane e dare inizio al viaggio, ma non sempre avviene nel rispetto delle leggi e del benessere animale. Spesso, nonostante il grande impegno dei volontari e a causa dell’assenza degli enti preposti, dietro a questi spostamenti si cela un vero e proprio business.
Il 2 maggio del 2021 su Kodami abbiamo pubblicato "Staffette, dall'amore al business", la prima puntata delle nostre video inchieste de "L'ora blu", il format in cui "accendiamo la torcia" e seguiamo, come si fa nelle inchieste, le tracce per mostrare davvero come stanno le cose attraverso indagini giornalistiche che tengono conto sempre del benessere di tutti gli esseri viventi, animali umani e non.
Attraverso le testimonianze di istruttori, educatori cinofili, veterinari esperti in comportamento e con un viaggio a bordo di una staffetta legale, ci siamo chiesti e abbiamo provato a dare risposta ad alcune domande fondamentali per capire questo fenomeno.
Ma perché degli animali liberi, sottratti dal territorio di appartenenza o relegati in canili e rifugi, sono portati da una parte all’altra dell’Italia? Oggi come ieri, ancora è necessario mettere nero su bianco però due punti di partenza fondamentali prima riprendere giornalisticamente quel “viaggio nei viaggi” che abbiamo compiuto nel video che vedete in testa a questo articolo. Da una parte è infatti importante sapere che la tutela dei cani e dei gatti liberi è una responsabilità dello Stato, nello specifico delle Regioni e dei Comuni che dovrebbero provvedere direttamente al loro benessere. Dall’altra c’è un sentimento che caratterizza da sempre la nostra specie: L'amor che move il sole e l'altre stelle, come lo definiva Dante in chiusura del “Paradiso” della Divina Commedia.
E quando le leggi non sono applicate o rispettate, fermare chi si muove guidato dalla passione è complicato, soprattutto se i sentimenti vengono esasperati a causa della continua emergenza in cui si trovano ad operare i volontari. In questo scenario poi, cosa non di minore rilevanza, c’è anche chi agisce nell’ombra, facendo leva sul buon cuore degli adottanti e lucrando sulla pelle degli animali.
Dopo la pubblicazione della nostra video inchiesta, realizzata in collaborazione con Stray Dogs International Project, l'associazione – che si occupa dello studio del randagismo in Italia e all’estero – aveva pubblicato un questionario rivolto proprio agli adottanti per raccogliere dati e informazioni sul percorso adottivo.
«Da un po’ di tempo stiamo cercando di analizzare con un approccio meno empirico, con analisi e dati, lo spostamento dei cani dal sud al nord Italia – spiega Clara Caspani, vice presidente di Stray Dogs – Come emerso dall'inchiesta di Kodami, si tratta di un fenomeno che racchiude diversi aspetti da approfondire per riuscire a capirlo nella sua complessità e per non tralasciare nessun particolare».
L'associazione negli ultimi mesi ha dunque analizzato le oltre 3000 risposte che sono arrivate e attraverso l'esperienza effettiva di chi ha adottato un cane proveniente dal sud Italia e che ora vive al nord, si sono iniziati a delineare nel dettaglio alcuni degli effetti dovuti allo spostamento nella quotidianità della famiglia e del cane.
«Abbiamo pensato che era giusto avere anche un punto di vista interno a questa dinamica – continua Caspani – Renderemo poi pubblico un report oggettivo e dettagliato ma uno dei dati più interessanti è stato scoprire che una percentuale molto alta di adottanti ha riscontrato problematiche comportamentali del proprio cane nel lungo periodo legate alla paura».
Questo primo, importante dato che emerge dal lavoro di Stray Dogs conferma così ciò che Elena Garoni, veterinaria esperta del comportamento e membro del comitato scientifico di Kodami, sottolineava nella nostra inchiesta: ««Da generazioni questi cani sopravvivono in condizioni di vita libera perché hanno imparato a restare lontani dai pericoli. Una volta sottratti dal luogo in cui sono nati, per il desiderio delle persone che se ne occupano di trovargli una sistemazione, giungono in famiglie che si ritrovano in serie difficoltà. Le persone, i rumori, i cani estranei, gli oggetti, le situazioni nuove in cui si ritrovano per quei cani vuol dire mettere a rischio la loro stessa vita e la paura, l’emozione che permette agli esseri viventi di stare lontano dai guai, gli insegna a scappare. Quando vengono portati nelle grandi città come Milano, Torino o Roma, anche se sono ancora dei cuccioli, non sono in grado di adattarsi alle condizioni di sovrastimolazione date dal traffico o dalla folla. Ne rimangono presto traumatizzati».
Ora Stray Dogs International Project, per aggiungere un ulteriore tassello, lancia un altro questionario. «Abbiamo deciso di chiedere di nuovo a chi ci segue di darci ulteriori dettagli – spiega Caspani – Questa seconda proposta entrerà più nel dettaglio rispetto alle capacità dei cani di adattarsi ad un contesto completamente nuovo e alle difficoltà che possono riscontrare».
Il fine, ancora una volta, è di supportare tanto i cani che gli adottanti, ma anche di aumentare la collaborazione tra tutti gli attori della filiera che opera per il benessere degli animali perché non avvengano più adozioni non ponderate. L'indagine di Stray Dogs mira, in una visione di insieme, ad aprire un canale di comunicazione con chiunque poi, alla fine, si trovi immerso nel mondo delle staffette: partendo dai volontari, per supportarli nella scelta di quali cani effettivamente abbiano poi delle buone basi per una vita serena una volta spostati, e fino ad arrivare appunto a chi decide di adottare solo guardando un post e nulla sapendo della storia di quell'individuo che entrerà a far parte della famiglia.
«L'esperienza di ogni adottante ha un valore unico e fondamentale, per questo chiediamo alle persone di raccontarci la loro storia attraverso un altro questionario anonimo: siamo certi che il nostro lavoro servirà a tante persone e tanti cani», conclude Clara Caspani.