Ha deciso di patteggiare. E di pagare il prezzo di una condanna a due anni e tre mesi, con la sospensione della patente di guida per due anni. Il camionista che era stato accusato dell’incidente della staffetta della A14, in cui sono morte due persone e due cani, vuole chiudere così i suoi conti con la giustizia.
L’incidente avvenne la mattina del 7 febbraio sull’A14, al chilometro 148, tra le uscite di Pesaro-Urbino e Cattolica. A perdere la vita Elisabetta Barbieri, di 63 anni, e Federico Tonin, di 47. E poi due cani: Charlie, una femmina di Pastore tedesco (di 5 anni) e Filippo, un cucciolo. Un altro volontario, Alessandro Porta, venne ricoverato in ospedale per le ferite. La staffetta stava trasportando 50 cani e 10 gatti.
Il Ducato giallo era intestato all’associazione Quattrozampe nel cuore di Fasano, in Provincia di Brindisi. E proprio quel furgoncino con gli attivisti stava portando gli animali dalla Puglia verso il Nord. Elisabetta, (nota a tutti come “Betty”) aveva organizzato la sua vita proprio per sostenere queste staffette dal Mezzogiorno al Settentrione per permettere le adozioni. Originaria di Rho, abitava a Milano: appassionatissima del mondo degli animali domestici, era in prima linea per organizzare i viaggi e trovare casa a cani e gatti. Un esempio concreto dell'attivismo del Paese che è stato ricordato in diversi modi, a cominciare dai tanti messaggi di cordoglio sui social network.
«Capisco l’emotività del momento che spinge tutti noi a pensare che neanche un secolo di prigione sarebbe sufficiente per chi ha causato la morte di due persone, ma la legge Italiana ha regole e pene ben definite, al di là dei nostri sentimenti – scrive sui social Roberto, il marito di Elisabetta – Ritengo più opportuno, in questo momento, accettare la decisione del Gip, che ha applicato quanto previsto dalle leggi italiane in merito all’omicidio stradale».
Kodami ha affrontato il tema delle staffette a livello nazionale ricordando anche questo tragico episodio. Nella nostra video inchiesta dal titolo "Dall'amore al business: l'ora blu"abbiamo voluto puntare l'attenzione sulle luci e le ombre, su ciò che va e ciò che non va, soprattutto chiamando in causa l'assenza delle istituzioni e dei controlli. Nella cronaca quotidiana capita di raccontare di casi in cui le condizioni degli animali sono decisamente al di là di quanto lecito. Capita di trovare esemplari denutriti, senza acqua, stremati dai lunghi viaggi o anche staffettisti privi della documentazione necessaria per la movimentazione degli animali. Con la morte di Elisabetta e Federico, invece, si sono accesi i riflettori del Paese sugli esseri umani che si danno da fare, sull'anima più partecipe e attenta al benessere degli animali, su quella parte che si muove in lungo e in largo per trovare una casa agli amici a quattro zampe.