Un misterioso squalo della Groenlandia o forse un ibrido è stato avvistato per la prima volta nelle calde acque dei Caraibi occidentali, a migliaia di chilometri dal suo habitat naturale: le gelide acque artiche. L'esemplare è stato catturato e poi rilasciato dai ricercatori nei pressi di una barriera corallina al largo del Belize, sulla costa orientale dell'America Centrale: un incontro talmente insolito e unico che possiamo tranquillamente paragonarlo a quello di una renna che pascola tra le dune del Salento.
A descrivere questa prima segnalazione in una breve nota pubblicata su Marine Biology è stato un team di ricercatori guidato dagli scienziati del Predator Ecology and Conservation Lab dell'Università Internazionale della Florida di Miami, che erano in realtà ai Caraibi per studiare e marcare un'altra specie, lo squalo tigre.
Gli squali della Groenlandia sono tra gli animali più misteriosi e meno studiati dei nostri mari, tant'è che i ricercatori non sono nemmeno sicuri si tratti proprio di lui.
L'esemplare caraibico era lungo tra i tre e i tre metri e mezzo ed effettivamente somigliava tantissimo a uno squalo della Groenlandia. Tuttavia, consultandosi con altri esperti, non è stato possibile confermare al 100% l'identificazione. È certamente uno squalo appartenente al genere Somniosus, ma potrebbe trattarsi sia di uno squalo della Groenlandia (S. microcephalus) che di un ibrido con un'altra specie, il lemargo del Pacifico (S. pacificus).
Questi squali vivono solitamente a grandi profondità e sono talmente lenti e passivi che in inglese vengono chiamati sleeper sharks, squali dormienti. In particolare, si pensa che lo squalo della Groenlandia frequenti solamente le acque fredde intorno al circolo polare artico, dove sono avvenuti la maggior parte degli avvistamenti. A conti fatti però, questo avvistamento tanto insolito conferma che non sappiamo praticamente nulla della loro vita e che potrebbero tranquillamente essere molto più diffusi anche nelle acqua calde o temperate ma a grandissime profondità, dove è certamente più difficile incontrarli.
Oltre a essere lo squalo che riesce a spingersi più a nord di tutti, dove il freddo artico impedisce la sopravvivenza a quasi tutte le altre specie, una delle sue caratteristiche più sorprendenti di questa specie è senza dubbio la sua incredibile aspettativa di vita, unica tra tutti i vertebrati.
Nel 2016 uno studio effettuato con la datazione al radiocarbonio su 28 squali, ha stimato che l'esemplare più vecchio aveva almeno 272 anni, probabilmente addirittura oltre 400. Era nato tra il 1504 e il 1744 ma secondo gli autori, tuttavia, questo vuol dire che molto la specie raggiunge la maturità sessuale molto tardi, probabilmente intorno ai 150 anni di vita.
Ciò rende però ancora più complicato tutelare questa specie, considerata seriamente minacciata di estinzione. Nel secolo scorso lo squalo della Groenlandia era infatti molto ambito dalla pesca, poiché il suo fegato veniva utilizzato per produrre olio per macchine, prima di essere sostituito da un prodotto sintetico. Ancora oggi però oltre 3000 individui all'anno vengono catturati dalla cosiddetta pesca accessoria, una delle cause principali del declino degli squali in tutto il mondo.
Ma le bizzarrie di questa specie non si fermano certo qui: la maggior parte degli squali della Groenlandia è infatti quasi completamente cieca per colpa di un piccolo crostaceo parassita. Quasi tutti gli esemplari sono infestati dal copepode Ommatokoita elongata, un parassita che mette quasi completamente fuori uso il bulbo oculare degli squali. Ma per il vertebrato più longevo al mondo questo non sembra essere affatto un problema.
Secondo gli esperti il parassita non ha alcun effetto né sull'aspettativa di vita né sulle capacità di trovare cibo. Probabilmente, infatti, gli squali utilizzano soprattutto l'olfatto e l'udito per trovare da mangiare e quasi certamente la loro dieta è costituita in buona parte anche da carcasse. Lo squalo della Groenlandia e le altre specie del genere Somniosus sono indubbiamente tra le creature più bizzarre e misteriose degli oceani e i ricercatori sperano che questo primo avvistamento anomalo possa aprire la strada a nuove scoperte ancora più inaspettate e intriganti.