È rimasto impigliato nelle reti di alcuni pescatori, che lo hanno tirato in secca e alla fine, nonostante non esista di fatto un mercato per questo animale, è stato venduto: si tratta di uno squalo capopiatto, altrimenti detto “squalo vacca” e l'episodio è avvenuto a Savona, come denuncia l'OSA (Osservatorio Savonese Animalista).
«Gli squali, specie importante al vertice della catena biologica marina, si stanno rarefacendo nel mondo al ritmo di circa cento milioni all’anno. A luglio uno squalo capopiatto, finito nelle reti di pescatori di Porto Empedocle, è stato liberato – hanno detto gli attivisti OSA – non è accaduto ad Alassio, in provincia di Savona, dove un esemplare catturato per errore nelle reti di pescatore locale, è stato issato e venduto al mercato del pesce. Nella sua dieta ci sono anche i granchi, compresi quelli azzurri che stanno invadendo i nostri mari e di cui si parla e straparla in questi giorni, e con i suoi 300 chili di peso avrebbe potuto mangiarne parecchi al giorno».
Gli attivisti proseguono ricordando che la pesca dello squalo è avvenuta «nel santuario Pelagos, la vasta zona di protezione del mar Ligure, prevista solo sulla carta e in cui, in tanti anni dalla costituzione, non si è neppure riusciti a vietare l’uso delle ferrettare, le reti derivanti che spesso catturano ed uccidono i cetacei. Di questo, come di molti altri squali, la scienza sa poco ma discute molto e, nel frattempo lo squalo capopiatto nella scala della situazione delle specie marine è giudicato NT, cioè vicino al limite della minaccia di estinzione, in buona compagnia con i tre quarti delle specie marine che vivono nel Mediterraneo».
Il capopiatto è il più grande squalo della famiglia Hexanchidae, e può raggiungere 5,6 metri di lunghezza. Si tratta di una delle 47 specie di squali presenti all'interno dei nostri mari e spesso entra in competizione con altre specie, come le verdesche (Prionace glauca) o lo squalo grigio (Carcharhinus plumbeus), che si nutrono delle stesse prede. L'Unione Mondiale per la Conservazione della Natura lo classifica come "prossimo alla minaccia" e la decisione di non liberare in mare l'esemplare catturato ad Alassio inevitabilmente colpisce, non soltanto alla luce della diminuzione della popolazione, ma anche in confronto a quanto avvenuto a Porto Empedocle, in provincia di Agrigento. Nel luglio scorso un peschereccio si è imbattuto in un esemplare di squalo capopiatto finito accidentalmente nelle reti da pesca, e quando i pescatori se ne sono accorti hanno deciso di liberarlo. Un gesto importante, perché dimostra la sensibilità nei confronti di una specie in pericolo e che non fa parte della lista delle specie di interesse commerciale.
«L’Osservatorio Savonese Animalista si sarebbe vivamente congratulato con il pescatore – conclude l'OSA – se lo avesse liberato come i colleghi siciliani. Ma non lo ha fatto».