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22 Luglio 2024
12:18

Squali esposti alla cocaina, lo studio in Brasile prova l’esistenza dei “Cocaine Sharks”

Uno studio brasiliano ha rilevato tracce di cocaina nei tessuti degli squali vicino a Rio de Janeiro, sollevando preoccupazioni sull'inquinamento marino e i potenziali rischi per la salute umana.

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Con l'uscita del film Cocaine Shark si era già parlato dell'ipotesi che gli squali potessero essere esposti alla cocaina. Tuttavia, fino a oggi, si trattava solo di un'ipotesi azzardata e supportata da alcuni episodi aneddotici. Ora, però, la realtà ha superato la fantasia: un nuovo studio condotto in Brasile ha dimostrato per la prima volta che questi predatori marini sono effettivamente esposti alla droga.

Gli scienziati brasiliani hanno rivelato che tredici squali appartenenti alla specie Rhizoprionodon lalandii, prelevati dalle acque costiere vicino a Rio de Janeiro, avevano tracce di cocaina nei loro muscoli e nel fegato. Lo studio, pubblicato recentemente su Science of the Total Environment, rappresenta un'importante e potenzialmente preoccupante scoperta per la conservazione di questi predatori apicali e non solo.

La cocaina è stata già trovata in passato all'interno di acque reflue e nei fiumi in diversi paesi, incluso il Brasile. Attorno a Rio de Janeiro, la droga probabilmente entra direttamente nel mare attraverso gli scarichi delle raffinerie illegali di cocaina e attraverso quelli domestici usati dai consumatori. Un'altra possibile fonte è costituita anche dai pacchi di cocaina persi o scaricati dai trafficanti.

Enrico Mendes Saggioro, ecotossicologo presso l'Oswaldo Cruz Institute, e i suoi colleghi hanno indagato se gli squali potessero quindi essere esposti a questa sostanza. Gli squali brasiliani Rhizoprionodon lalandii trascorrono tutta la loro vita nelle acque costiere, rendendoli perciò tra le specie più probabili a questa esposizione, sia direttamente attraverso l'acqua, che tramite i pesci che mangiano o i pacchetti galleggianti contenenti la droga.

Il team ha acquistato tredici squali da piccole imbarcazioni da pesca che mirano a questa specie e a tante altre. Dopo aver dissezionato gli animali in laboratorio, i ricercatori hanno testato i tessuti muscolari e epatici utilizzando una tecnica chiamata cromatografia liquida, accoppiata alla spettrometria di massa. Tutti i campioni sono risultati positivi, con concentrazioni fino a cento volte superiori rispetto a quelle segnalate per altri organismi acquatici.

Non è però ancora chiaro come la cocaina influenzi la vita e la biologia degli squali, ma una delle preoccupazioni è che i contaminanti nel fegato possano ostacolare la produzione di vitellogenina, necessaria per lo sviluppo delle cellule uovo. Tutte le femmine dello studio erano comunque gravide, sebbene le conseguenze dell'esposizione alla cocaina per i feti siano altrettanto sconosciute.

La cocaina può essere però molto tossica per molluschi, crostacei e pesci ossei. Studi precedenti in laboratorio hanno dimostrato che concentrazioni realistiche di cocaina nell'ambiente possono causare vari tipi di danni, come la frammentazione del DNA e la morte cellulare negli embrioni di zebrafish. Test su anguille hanno invece rivelato la distruzione di importanti ormoni. Tuttavia, studi e test specifici su ampia scala sono ancora molto limitati.

Gli stessi autori chiedono quindi ulteriori test per la cocaina nelle acque costiere, per capire esattamente anche da dove proviene. Come predatori all'apice della catena alimentare, gli squali potrebbero fungere da sentinelle per i punti critici dell'inquinamento legato alla droga. Inoltre, poiché gli squali sono una fonte di cibo diffusa in Brasile, potrebbero rappresentare persino un rischio per la salute umana se fortemente contaminati.

L'uscita del film Cocaine Shark ha acceso l'immaginazione, ma ora la realtà fornisce un quadro molto più serio e complesso sull'inquinamento e il bio-accumulo nei tessuti degli animali. È tempo quindi di agire e comprendere meglio le potenziali conseguenze dell'inquinamento da cocaina non solo per gli squali, ma per l'intero ecosistema marino e per la nostra salute.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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