Da qualche giorno circola in Rete un breve video raffigurante uno squalo pinna nera minore (Carcharhinus limbatus), chiamato in inglese oceanic blackfin, parzialmente sbranato ma ancora vivo e attaccato ad una lenza, nuotare circondato da altri squali di diverse specie, tra cui un bull shark. L'animale è visibilmente in fin di vita: immagini forti che potrebbero urtare la sensibilità dei più e che preferiamo non mostrare. Data l'entità delle ferite, è praticamente certo che sia stato totalmente mangiato dagli altri esemplari.
Alcune testate giornalistiche internazionali e nazionali accompagnano il video con informazioni però non corrispondenti alla realtà come ad esempio quando si riferiscono all' animale con l'appellativo di "squalo zombie" perché avrebbe una presunta ostinazione nel voler continuare a cacciare anche in fin di vita. Continuare a nuotare in effetti è l'unica azione visibile nel video ma questa interpretazione estrema di un comportamento neanche banale ma obbligato è solo una chiave di lettura per attirare attenzioni. E anche le immagini, girate dal ricercatore Mario Lebrato, ed il presunto luogo dell'attacco non sono state riprese al largo della Spagna.
L'uso improprio della parola "cannibalismo"
Anche parlare di cannibalismo quando si tratta di attacchi di squali verso altre specie di squalo è un'interpretazione grossolana che merita chiarezza. Tutti gli squali appartengono ad una classe di vertebrati chiamata Chondrichthyes (comprendente anche razze e le meno famose chimere), così come noi ed una mucca, ad esempio, apparteniamo alla classe Mammalia. Tra le varie specie di squalo vi possono essere differenze significative dal punto di vista genetico, morfologico e comportamentale, così come vi sono enormi differenze tra i vari mammiferi. Il vero cannibalismo consiste nel predare un individuo della propria stessa specie, quindi affibbiare questo termine a predazioni tra specie diverse è semplicemente scorretto. È importante comunque specificare che veri comportamenti cannibali sono stati effettivamente segnalati in varie specie di squalo, come il cannibalismo intrauterino osservato negli squali tigre.
L'attacco non è avvenuto in acque europee ma nell'Oceano Indiano
Informazioni di seconda mano riportano come location dell'evento le acque a largo della costa spagnola. Questo tipo di errore, smentito risalendo alle fonti primarie della notizia, deriva probabilmente dalla nazionalità del ricercatore che ha girato il breve video: il dottor Mario Lebrato. L'evento è avvenuto invece nelle acque oceaniche che bagnano il Mozambico, ambiente sicuramente più consono alle specie di squalo osservate, tra cui un grosso esemplare di squalo toro immancabilmente accompagnato dalle sue fedelissime remore. Osservare questo animale in acque nord atlantiche, o addirittura mediterranee, sarebbe un evento più unico che raro.
Importante è capire perché questo esperimento è stato fatto ma mancano i dettagli
Come mai i ricercatori avevano rilasciato un esemplare di pinna nera minore e mantenuto ad una lenza? Qual era il fine di tale ricerca? Sono praticamente nulle le informazioni a riguardo. Quasi tutte le specie di squalo sono superpredatori all'apice delle reti trofiche oceaniche. Il loro numero è fisiologicamente limitato anche solo dai loro lunghi cicli vitali e dal proprio ruolo negli ecosistemi marini, sebbene siano essenziali per il corretto funzionamento di essi. La maggior parte delle specie, tra cui lo sfortunato "protagonista" di questo video, sono a rischio di estinzione ed hanno visto un calo vertiginoso dei propri esemplari negli ultimi anni. Chiaramente non è detto che vi sia responsabilità umana nell'evento di predazione, ma sarebbe opportuno almeno capire i motivi del disturbo e dello stress causato a questo individuo da parte dei ricercatori.