Non c’è pace per il rischio estinzione di alcune specie animali per colpa in parte dei cambiamenti climatici che mettono in pericolo ampie porzioni di ecosistema e in parte per l’utilizzo di una pesca eccessiva che distrugge gli habitat marini naturali. Questa volta, con un aumento del 4 per cento rispetto a sette anni fa, è il 37% delle specie di squali, mante e razze a finire nelle lista rossa delle specie a rischio.
L’ennesimo allarme, ormai fin troppo inascoltato, viene lanciato dall’Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn) che stima una diminuzione del 71 per cento delle popolazioni dal 1970. L'annuncio viene fatto dalla Conferenza di Marsiglia, dove l'organizzazione sta lavorando per cercare di convincere gli Stati ad adottare delle norme a tutela di queste specie marine.
Non di certo migliore la situazione nel Mediterraneo, secondo il Wwf, dove la metà degli squali presenti è a rischio, vista anche la posizione dell’Italia al primo posto come importatore di carne di squalo al mondo.
Alla conferenza è intervenuto anche Harrison Ford con un discorso molto accorato sulla sofferenza di guardare alluvioni, incendi, fame e malattie «e raccontare ai nostri figli che va tutto bene. Non è così: non va tutto bene» dice il protagonista di Indiana Jones.
Ci sono buone notizie per i tonni
Migliorano le speranze per le quattro specie di tonno minacciate, il tonno rosso, l’australe, il bianco alalunga e le pinne gialle che si stanno riprendendo grazie alle quote di pesca sostenibile e al miglioramento della pesca illegale, che continua però a dare preoccupazioni per l’aumento sopratutto sottocosta.
C’è sempre grande apprensione, invece, per gli anfibi, con il 33% delle specie minacciate, e per il 26% dei mammiferi. E peggiora anche la situazione del varano di Komodo, la più grande lucertola che vive solo in alcune isole indonesiane, il cui habitat è sotto pressione per i cambiamenti climatici.