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27 Giugno 2022
13:41

Sperimentazione animale per alcol, droghe e tabacco: i divieti slittano (ancora) al 2025

Il Milleproroghe ha fatto slittare ancora una volta i divieti di condurre test su animali per xenotrapianti e sostanze d'abuso: per il ministero della Salute non esistono validi metodi alternativi in questo ambito.

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sperimentazione animale milleproroghe

Slitta ancora l’entrata in vigore dei divieti di effettuare test su animali per studiare gli effetti di sostanze stupefacenti e tabacco, diventati legge ormai quasi 10 anni fa.

La sperimentazione animale sugli xenotrapianti d’organo e sulle sostanze d’abuso potrà infatti proseguire sino al 1 luglio del 2025, e il divieto dovrebbe entrare in vigore con ben 5 anni di ritardo rispetto al 2017, anno inizialmente stabilito per il "ban". La decisione è stata adottata con l'approvazione del Decreto Milleproroghe, dopo che il ministero della Salute ha certificato che non sono disponibili a oggi metodi alternativi idonei a sostituire adeguatamente il modello animale nelle sperimentazioni precliniche in determinati ambiti di ricerca scientifica.

Cosa dice la legge sulla sperimentazione animale

L’Italia nel 2014, con il decreto legislativo 26 del 4 marzo 2014, aveva recepito la direttiva Europea sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici, stabilendo all’articolo 1 «la  sostituzione,  la  riduzione  dell'uso  di  animali   nelle procedure e il perfezionamento delle  tecniche di allevamento, di alloggiamento, di cura e di impiego degli animali nelle procedure» e ricordando che il governo è tenuto a seguire anche alcuni principi direttivi tra cui «vietare l'utilizzo di animali  per  gli  esperimenti bellici,  per  gli  xenotrapianti  e  per  le  ricerche  su sostanze  d'abuso,   negli   ambiti   sperimentali   e   di esercitazioni  didattiche  ad  eccezione  della  formazione universitaria   in   medicina   veterinaria   e   dell'alta formazione dei medici e dei veterinari».

Se in alcuni ambiti, dunque, la sperimentazione animale sembra ancora necessaria – la ricerca su tumori e malattie generiche, per esempio, o ancora lo sviluppo di vaccini – la direttiva europea stabilisce che i test animali non vengano invece condotti «per  per  gli  xenotrapianti (il prelievo di organi da specie diverse da quella di chi li riceve, ndr) e  per  le  ricerche  su sostanze  d'abuso». In quest’ultimo campo rientrano però i farmaci che agiscono sul cervello, per cui sono necessari test per potenzialità di sviluppo di abuso e dipendenza, e vi rientrano anche quelli impiegati nel trattamento del cancro. Da qui, e della mancanza di metodi alternativi per la ricerca, le numerose proroghe.

A oggi i ricercatori devono attenersi a una serie di regole finalizzate a ridurre al minimo l'impiego di animali per i test, utilizzando metodi alternativi quando possibile, e ridurre al minimo le sofferenze dei soggetti testati, monitorando la salute e il benessere degli animali – principalmente topi e ratti – impiegati. Lo stop alla sperimentazione, però, sembra ancora lontano, mentre continua a infuriare il dibattito tra etica e scienza.

La battaglia della Lav contro la sperimentazione animale

La proroga ha suscitato le proteste della Lav, che da anni si batte per imporre uno stop ai test sugli animali: «Nonostante la quasi decennale battaglia animalista che ha visto Lav in prima linea insieme a centinaia di ricercatori, l’entrata in vigore dei divieti, prevista dal 2017, è stata prorogata di anno in anno calpestando quanto la norma diceva e il volere della maggioranza dei cittadini italiani – ha fatto sapere l’associazione – un posticipo voluto dal Ministro della Salute, ma ormai gli slittamenti sono continui e ripetuti e lo Stato fa nulla per evitarli. Le conseguenze sono le solite che denunciamo da anni, ritardo nel progresso scientifico e penalizzazioni della ricerca italiana rispetto a quella estera oltre, ovviamente, all’uccisione di migliaia di animali».

La Lav ha quindi ricordato i risultati di uno studio dell’Università finlandese di Turku, in collaborazione con il Centro Medico Beth Israel Deaconess di Boston e l’Istituto Nazionale sull’abuso di sostanze di Baltimora, che hanno dimostrato come sia possibile agire sulla dipendenza da sostanze senza ricorrere agli animali.

I ricercatori hanno infatti rilevato come alcune lesioni cerebrali umane (come per esempio l’ictus) abbiano portato alla remissione della dipendenza da sostanze, identificando un circuito cerebrale condiviso tra pazienti affetti da disturbi della dipendenza che potrebbe avere potenziale terapeutico per “spegnere” la dipendenza stessa. Nessun animale è stato impiegato in questo studio, pubblicato su Nature Medicine, a dimostrazione – sottolineano da Lav – di come «la scienza per l’uomo possa e debba basarsi sull’uomo, e di come le investigazioni epidemiologiche e i metodi alternativi siano l’unica strada percorribile per l’evoluzione delle conoscenze scientifiche e delle cure per le malattie che affliggono, sempre più numerose, uomo, animali e pianeta».

La petizione per lo stop alla sperimentazione cosmetica

L’auspicio è quindi che il 2025 segni, definitivamente, l’entrata in vigore dei divieti sui test su animali, senza ulteriori proroghe. Nel frattempo prosegue la raccolta firme contro la vivisezione attraverso la petizione europea che chiede il divieto di effettuare test su animali per i cosmetici e la promozione di metodi alternativi per lo studio della tossicità delle sostanze chimiche.

L’11 marzo 2013 è infatti entrato in vigore, in tutti i Paesi dell’Unione Europea, il divieto assoluto di vendere o importare prodotti e ingredienti cosmetici testati sugli animali, come previsto dal Regolamento Europeo 1223/2009. Anche in questo caso erano state approvate deroghe per la mancanza di metodi alternativi per testare la tossicità delle componenti cosmetiche.

La normativa europea sui cosmetici, recepita anche dalla legge italiana, ha imposto negli anni un graduale divieto dei test animali per scopi cosmetici e, con l’adeguamento del 2003, aveva disposto a partire dal 2004 il divieto di testare i prodotti cosmetici finiti sugli animali nel territorio dell’Unione Europea e dal 2009 il divieto di testare sugli animali ingredienti cosmetici e di commercializzare nell’Unione Europea prodotti cosmetici la cui formulazione finale fosse stata oggetto di sperimentazione animale oppure contenenti ingredienti testati su animali.

La petizione è finalizzata a chiedere all'Ue di potenziare la tutela degli animali, e di vietare integralmente e per qualsiasi caso o motivo la sperimentazione animale. L’iniziativa è rivolta a tutti i cittadini europei e ha l’obiettivo di raccogliere un milione di firme entro agosto: a oggi ne sono state raccolte poco meno di 660.000, e l’Italia non ha raggiungo nemmeno il 50% del target nazionale.

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Dati Lav

Per avere successo, un'iniziativa dei cittadini europei deve raggiungere un milione di dichiarazioni di sostegno e una soglia minima in almeno 7 paesi. L’Italia è ferma a poco più di 25.000 firme, contro una soglia minima di 53.000. La soglia è stata invece ampiamente superata in Francia, Germania, Bulgaria, Croazia, Paesi Bassi, Slovacchia, Svezia, Finlandia e Danimarca.

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Andrea Barsanti
Giornalista
Sono nata in Liguria nel 1984, da qualche anno vivo a Roma. Giornalista dal 2012, grazie a Kodami l'amore per gli animali è diventato un lavoro attraverso cui provo a fare la differenza. A ricordarmelo anche Supplì, il gatto con cui condivido la vita. Nel tempo libero tanti libri, qualche viaggio e una continua scoperta di ciò che mi circonda.
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