Potrebbero esserci anche i quattro delfini, che vivano nei recinti realizzati nelle acque proprio davanti al porto di Sebastopoli e utilizzati dall’esercito russo in operazioni militari contro l’Ucraina, tra le vittime dell’uragano che il 27 novembre ha colpito le coste della Crimea. Immagini satellitari mostrano infatti che i recinti sono scomparsi, probabilmente devastati dalla forza della tempesta che ha scatenato venti fino a 144 chilometri all’ora.
La notizia, arrivata in Italia attraverso il sito Difesa e Sicurezza, è frutto delle analisi di H I Sutton, specializzato nella Naval Warfare, che in post su X ha scritto: «Una massiccia tempesta ha colpito la Crimea dal 26 al 27 novembre. Analisi preliminari rivelano che i recinti dei delfini nel porto di Sebastopoli sono scomparsi. Al 100% È plausibile che alcuni o tutti i delfini addestrati siano stati liberati» specificando successivamente: «dovrei chiarire sono sicuro al 100% che i recinti dei delfini siano spariti. Che siano stati spazzati via dalla tempesta e che i delfini siano fuggiti è plausibile ma viene considerato non confermato».
La sorte dei delfini, quindi, non è chiarissima. Anche se esiste la possibilità è che i mammiferi possano essere stati liberati per dar loro una via di fuga, oppure che possano essere fuggiti liberamente a seguito della distruzione dei recinti da parte della tempesta. In ogni caso per i delfini la libertà non corrisponde necessariamente alla salvezza: si tratta infatti di esemplari che non hanno mai conosciuto il mare aperto, provengono dalla cattività ed erano sicuramente abituati ad essere alimentati dai loro addestratori e per questo probabilmente incapaci di nutrirsi da soli.
Che i delfini fossero utilizzati dall’intelligence russa non è una novità Ad aprile di quest’anno l'Istituto navale degli Stati Uniti (USNI) aveva reso pubbliche immagini satellitari che mostravano i recinti realizzati dai russi per allevare e addestrare un piccolo gruppo di delfini. Allestiti proprio nei pressi della base del porto di Sebastopoli a febbraio, poco prima dell'inizio della guerra russo-ucraina, i recinti erano infatti destinati ai delfini addestrati con l'obiettivo di proteggere il prezioso porto strategico da possibili attacchi sottomarini di subacquei e da ordigni. A settembre poi altri due recinti per delfini erano stati avvistati nella base navale meridionale di Novoozerne, a circa 90 km (56 miglia) a nord-ovest di Sebastopoli, molto vicini quindi alla linea del fronte.
La singolarità di tutta la vicenda è che i Russi sembrerebbero aver ereditato la pratica dell’addestramento per scopi militari e gli stessi delfini proprio dall’Ucraina che, nel 2012, aveva sviluppato il cosiddetto Programma Sebastopoli per lo sfruttamento dei tursiopi, a sua volta ereditato dai programmi militari dell’Unione Sovietica durante la Guerra Fredda. Quando nel 2014 l’Ucraina è stata annessa alla Russia, i delfini e i loro programmi di addestramento sono stati a loro volta adottati dai Russi che li hanno poi utilizzati nel corso dell'ultimo conflitto iniziato nel febbraio di 2 anni fa.
La potentissima tempesta che si è abbattuta sulla Crimea, lasciando senza luce milioni di abitanti, potrebbe aver spinto i Russi ad aprire i recinti e a lasciar liberi i delfini: ma di questo intervento non c’è traccia, e anche se ciò fosse successo non avrebbe garantito la salvezza per questi mammiferi sfruttati militarmente per le loro straordinarie caratteristiche.