Un giudice federale ha sospeso per la seconda volta la corrida a Città del Messico. La pratica crudele era stata reintrodotta solo la settimana scorsa e l'Arena Plaza de México aveva registrato subito il tutto esaurito.
Oggi però la Giustizia ha fermato la riapertura: «La sospensione provvisoria è concessa affinché le autorità responsabili si astengano dall'eseguire gli atti contestati, per cui devono sospendere immediatamente gli spettacoli di tauromachia», si legge nella sentenza. La sospensione si basa sulla legge di Città del Messico contro il maltrattamento degli animali, che pur non vietando espressamente la corrida lascia al Tribunale la decisione su eventuali abusi commessi nell'arena.
A inizio dicembre, però, la Corte Suprema del Messico aveva ripristinato le corride, annullando la precedente ingiunzione del maggio 2022 secondo cui «le corride violavano il diritto dei residenti della città a un ambiente sano e privo di violenza». In quell'occasione il giudice federale aveva stoppato la celebrazione della principale festa taurina, la “Temporada Grande” e di tutte le altre celebrazioni, ma non è bastato.
I tori domenica 28 gennaio sono tornati in un'arena stracolma, con tutti i suoi 50 mila posti occupati, e lo stesso sarebbe avvenuto il 4 e 5 febbraio se non fosse intervenuta la sentenza federale. I proprietari dell'arena avevano già organizzato una serie di spettacoli per celebrare l’anniversario dell’inaugurazione.
Il Messico ha una lunga tradizione legata alla tauromachia. Questi spettacoli vengono organizzati in diversi paesi del mondo, non solo in Spagna. In Europa, le troviamo in Francia e in Portogallo ma sono famosissime e considerate addirittura un patrimonio culturale anche in numerosi stati dell’America Latina, tra cui proprio il Messico.
In realtà, la cultura lentamente sta cambiando anche qui, come dimostra il sondaggio realizzato dal quotidiano Reforma, secondo il quale il 59% dei messicani intervistati è favorevole all’abolizione della corrida, mentre il 73 % degli intervistati la considera un «atto di crudeltà» nei confronti degli animali.