Un gruppo di zoologi coordinati dalla Fondazione Khamai ha appena pubblicato uno studio su Evolutionary Systematics, in cui sono state descritte cinque nuove incredibili specie di vipere dalle ciglia, trovate nelle giungle e nelle foreste pluviali della Colombia e dell'Ecuador. Queste specie fino ad ieri erano state erroneamente classificate come appartenenti di un'unica specie, quando in verità appartenevano a 5 specie criptiche.
Con questo termine gli scienziati descrivono tutti quegli esemplari che sembrano apparentemente della stessa specie, ma che in realtà sono geneticamente distinti. Per comprendere quindi che queste vipere appartenevano a gruppi separati, i ricercatori hanno dovuto lavorare duramente per oltre dieci anni dopo che un incidente inaspettato aveva indotto alcuni autori dello studio a domandarsi a quale appartenessero alcuni esemplari.
Alejandro Arteaga, uno dei principali scienziati coinvolti nel progetto, oltre dieci anni fa era infatti intervenuto per salvare Lucas Bustamante, altro autore dello studio, che mentre scattava delle foto nella foresta era stato morso da una vipera non ancora identificata in Ecuador. Per aiutarlo, si era spinto nel folto della foresta con l'intenzione di trovare il serpente sconosciuto e ricavarne il veleno, con cui produrre l'antidoto. Arteaga girovagò nella foresta per alcune ore, finché non trovò i primi esemplari di quella che più tardi sarebbe stata identificata come una nuova specie: Bothriechis rahimi.
Le vipere dalle ciglia si distinguono dagli serpenti della zona per una caratteristica molto particolare: dispongono di una serie di scaglie allargate simili a ciglia o a spine, che sono posizionate sopra i loro occhi. Esse conferiscono alle vipere un aspetto davvero formidabile, anche se il loro vero scopo non è quello di incutere timore, ma rimane sconosciuto. Alcune specie, come B. klebbai, esibiscono ciglia più lunghe o più stilizzate rispetto ad altre. Queste minime differenze hanno però permesso agli scienziati d'ipotizzare l'esistenza di più specie sconosciute, che non erano state ancora descritte dalla scienza. Ipotesi che è stata poi confermata, quando i ricercatori hanno analizzato il genoma di tutti gli esemplari raccolti.
Questi serpenti non sono neppure delle vere e proprie vipere. Appartengono infatti a un genere differente rispetto alla nostra Vipera aspis e sono state chiamate così solo perché i primi esploratori europei le descrissero prendendo come spunto le specie europee. D'altra parte tutte queste specie hanno la tipica testa triangolare e la pupilla a fessura verticale che dispongono le vipere vere e proprie.
Una delle caratteristiche più importanti delle ciglia, che ha complicato enormemente il lavoro di riconoscimento delle varie specie, è che sono policromatiche, ovvero nessuna specie tende ad avere un colore specifico. All'interno dello stesso gruppo o delle stessa popolazione le ciglia possono infatti avere tonalità leggermente differenti o cambiare completamente colore. La stessa zona di foresta pluviale può infatti contenere individui con ciglia turchese, ciglia azzurre, color muschio o color oro. «Non esistono due individui che abbiano la stessa colorazione, nemmeno quelli appartenenti alla stessa nidiata. Un fattore che molto complicato il nostro lavoro di riconoscimento» ha affermato Alejandro Arteaga.
Tre delle cinque nuove specie sono endemiche della Cordigliera orientale della Colombia e occupano diverse foreste nebulose in cui sono state piantate diverse piantagioni di caffè. La Bothriechis rahimi, invece, si distingue dalle altre specie perché si trova nella remota e incontaminata foresta pluviale di Chocó, al confine tra Colombia ed Ecuador, una delle aree più difficili da visitare del mondo, a causa della presenza dei cartelli che gestiscono il commercio della droga e la vendita a cielo aperto di manodopera. L'ultima specie, infine, la la vipera delle ciglia di Hussain, si trova nelle foreste dell'Ecuador sudoccidentale e dell'estremo Perù nordoccidentale.
«È ancora possibile che in mezzo alla giungla ci siano altre specie che non siamo ancora riusciti a riconoscere ed è per questo se il nostro lavoro di ricerca non può ancora essere considerato concluso», ha commentato Arteaga, promettendo in futuro nuove pubblicazioni.
Bustamante invece vuole tranquillizzare tutti gli abitanti delle regioni visitate dai ricercatori, quando dice che « il veleno delle nuove specie è considerevolmente meno letale ed emorragico di quello della tipica vipera delle ciglia centroamericana». E' sicuramente la persona più affidabile per dirlo, visto che appunto è stato proprio grazie al suo incidente e al suo avvelenamento se gli scienziati hanno cominciato a studiare questi serpenti. «Quando sono stato morso dal B. rahimi, ho avvertito dolore locale intermittente, vertigini e gonfiore, ma mi sono ripreso dopo poche ore, con le tre dosi di antiveleno che i miei colleghi hanno preparato per me» .
Gli scienziati hanno anche dichiarato l'allarme per la sopravvivenza di questi animali, che corrono un alto rischio di estinzione. Quattro di loro hanno infatti un areale geografico estremamente limitato e oltre il 50% del loro territorio è già stato distrutto.