In Italia nel 2023 sono ben 85 mila i cani abbandonati e 358 mila quelli randagi, un anno da bollino rosso. Sono i dati del nuovo report di Legambiente Animali in Città. In Italia, nonostante le buone pratiche, pesano i ritardi su monitoraggi, regolamentazioni, controlli e servizi a fronte di una spesa pubblica pari nel 2023 a 248 milioni di euro +7,4% rispetto ai dati raccolti per il 2022 dal report precedente.
Alcune buone notizie però ci sono: nella top five delle regioni più attente agli amici a quattro zampe, Emilia Romagna, Valle D’Aosta, Provincia di Bolzano, Marche, Friuli Venezia Giulia e Toscana. Modena, Zocca (MO) e Verona, i tre comuni migliori. Tra le metropoli Milano.
In generale però il 2023 per l’Italia è stato un anno da bollino rosso in fatto di gestione degli animali d’affezione e segnato dall’aumento della piaga dell’abbandono. La conferma arriva dal XIII Rapporto Animali in città di Legambiente – con il patrocinio di Anci, Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, Enci, Fnovi, Anmvi e Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva, presentato oggi a Festambiente a Rispescia in occasione del festival nazionale di Legambiente.
Il documento restituisce un quadro a tinte fosche sulle performance 2023 di 771 amministrazioni comunali (su 7.901 totali) e di 46 Aziende sanitarie (su 110 totali) che hanno risposto al questionario inviato dall’associazione ambientalista sulla gestione degli animali in città. Nel 2023 sale a 85mila, stando ai dati forniti dalle Amministrazioni comunali, il numero dei cani abbandonati (+ 8,6% rispetto al 2022), indicatore importante anche della crisi economica che pesa su famiglie e cittadini. Preoccupa anche il numero di cani randagi, ossia quelli senza proprietari che li rivendicano, il cui numero stimato nella Penisola nel 2023 è di 358 mila. Le criticità maggiori si riscontrano sempre nel Lazio, Sicilia, Campania, Puglia e Calabria dove se ne stimano 244 mila.
“Per superare difficoltà e ritardi nella gestione degli animali d’affezione, è fondamentale – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – sia replicare quelle buone pratiche presenti nel Paese e che raccontiamo anche con il Premio Animali in città sia mettere in campo politiche unitarie da parte di Governo, Parlamento e Amministrazioni territoriali con una efficace politica di One Health, rafforzando in primis il Sistema sanitario pubblico indispensabile per la One Health e il benessere di tutti, sia investire nelle sinergie tra istituzioni e il miglior civismo.
A fronte di questi numeri, il Paese, nonostante non manchino esempi virtuosi, è segnato da una gestione che viaggia a velocità troppo differenti – ancora lenti i Comuni con solo il 34,5% che registra performance sufficienti contro l’80,4% delle Aziende sanitarie – e poi sono ancora troppi, nella Penisola i ritardi e le difficoltà legate a monitoraggio, regolamentazione, controlli, e ai servizi animal friendly in città e al mare. Ritardi che hanno impatti negativi nella gestione degli animali da compagnia in città, a fronte di una spesa pubblica del settore pari nel 2023 a 248 milioni di euro (+7,4% rispetto al 2022), di cui 190 milioni in capo ai Comuni (3,2 euro/cittadino) e quasi 58 milioni alle Aziende sanitarie (0,98 euro/cittadino).
Spesa pubblica pesantemente condizionata dai costi per i canili rifugio, indicatore di scarso impegno in politiche di prevenzione, e che equivalgono al 64,1% (+ 6,8% rispetto al 2022) della spesa di settore. Parliamo di una spesa pubblica per il settore che equivale a circa 3,6 volte la somma impegnata per la gestione di tutti i 24 Parchi nazionali e addirittura oltre 24 volte la somma impegnata per la gestione di tutte le 29 Aree marine protette.
«Oggi – ha aggiunto Zampetti – lanciamo un pacchetto di sei proposte che hanno al centro la rapida applicazione dell’anagrafe unica nazionale obbligatoria per tutti gli animali da compagnia, la sottoscrizione di 1.000 accordi o patti di comunità, la creazione di nuove strutture veterinarie pubbliche, l’assunzione di più medici veterinari pubblici, la realizzazione di più aree verdi per i cani in città, l’aggiornamento e il coinvolgimento attivo delle guardie ambientali e zoofile volontarie».
Tra i talloni d’achille su cui l’Italia deve lavorare c’è, in primis, quello dell’anagrafe canina. Solo il 41% dei Comuni (316 su 771) conosce il numero complessivo dei cani iscritti in anagrafe canina presenti nel proprio territorio, pari ad 1.812.008 cani. Percentuale che cala al 37,1% per quel che riguarda la consapevolezza delle nuove iscrizioni avvenute nell’anno 2023, pari a 87.602 cani.
Fa riflettere anche il dato sui servizi animal friendly: solo il 33,3% dei comuni dichiara di aver spazi dedicati agli animali d’affezione. Complessivamente risultano 1.602 le aree dedicate ai cani, in media circa uno spazio ogni 6.842 cittadini residenti con differenziazioni importanti tra Comuni. Ad esempio, a Cervicati (Cs) è presente 1 area ogni 785 cittadini, contro Messina con 1 ogni 72.632 abitanti). Ancora più bassa la percentuale, il 24,7%, dei Comuni costieri, ossia 1 ogni quattro, che hanno regolamentato l’accesso in spiaggia, solo 24 comuni costieri dei 97 che hanno fornito risposte.
Sul fronte regolamentazione previste per il settore, nel 2023 solo il 38,9% dei Comuni dichiara di avere un regolamento per la corretta detenzione degli animali in città. Percentuale che scende all’11,8% dei casi per quel che riguarda la disciplina contro la problematica delle esche avvelenate. In fatto di possibili agevolazioni fiscali per le adozioni di cani, solo l’8,6% dei comuni le applica; mentre scende appena al 5,7% la percentuale dei comuni che hanno previsto regolamenti con agevolazioni o oneri fiscali per facilitare la sterilizzazione di cani e gatti e per contrastare chi detiene, senza dichiararsi allevatore, riproduttori e cucciolate. In tema di sterilizzazione, nonostante un leggero incremento rispetto al 2022 del +2,2%, nel 2023 solo il 52,2% delle Aziende sanitarie ha effettuato azioni di prevenzione, con la sterilizzazione di 5.041 cani (il 15,8% rispetto ai cani dichiarati entrati nei canili sanitari) e 25.760 gatti (circa il 5,7% di quelli presenti nelle colonie feline, nelle quali oltre 193.000 gatti risultano non sterilizzati).
Sul fronte controlli, poco più di 1 Comune su 3 (il 40%) ha effettuato specifici controlli e solo il 52,3% dichiara di aver dotato il proprio personale di lettore microchip. Di questi, ne risultano in totale 695, ossia in media 1,7 per ciascuna delle 403 Amministrazioni comunali che li hanno dichiarati.
Non tutto è perduto, però. A livello regionale, nella top five delle regioni che vanno meglio nella gestione degli animali d’affezione, ci sono l’Emilia Romagna con il 76,9% dei comuni che hanno risposto al questionario di Legambiente e che hanno performance superiori alla sufficienza, seguita da Valle D’Aosta (75%), Provincia di Bolzano (70,6%), Marche (51,9%), Friuli Venezia Giulia (47,4%) e Toscana (47,2%).
«In Italia è possibile e utile passare da un approccio basato sulla gestione di problemi acclarati ad un approccio che li prevenga, – ha dichiarato Antonino Morabito, responsabile nazionale Cites e Benessere animale di Legambiente e curatore del rapporto – Questo approccio, nella relazione uomo-animale-ambiente, risulta ineludibile come indica la nostra amata Costituzione repubblicana. Salute e benessere umano, animale e ambientale sono inestricabilmente interconnessi e sempre più i cittadini sono consapevoli che debbono essere affrontati in modo coerente, aderendo pienamente e applicando concretamente l’approccio “One Health” in ogni scelta politica».
Modena, Zocca (MO) e Verona i comuni premiati oggi a Festambiente con il Premio Nazionale “Animali in Città 2024”, il riconoscimento che Legambiente assegna a quelle realtà virtuose – tra comuni, istituzioni e società civile – che si distinguono per l’offerta di servizi e in azioni dedicate alla prevenzione. Tra le Aziende sanitarie, premiate ATS Brescia, ATS della Montagna e AUSL Toscana Sud Est.Tra le istituzioni e la società civile, premiate la Regione Piemonte, l’associazione Save The Dogs and other animals; l’associazione DifesAttiva; e Nicola Campomorto, guardia volontaria dell’ENPA, che da oltre venti anni attivamente opera per salvare animali oggetto di bracconaggio, cattura, uccisione e maltrattamento.
Un omaggio speciale anche alle unità cinofile in prima linea per l’ambiente e la biodiversità: dai Tarta dogs, nell’ambito del progetto LIFE Turtlenest, specializzati nella ricerca dei nidi di tartaruga marina per metterli in sicurezza, alla squadra nazionale antibracconaggio dei Carabinieri Forestali, dalle unità cinofile per la ricerca della peste suina africana a quelle per individuare i pellets della lepre italica, fino alle unità cinofile in grado di individuare il batterio Xylella fastidiosa nelle piantine di ulivo, che oggi a Festambiente hanno dato prova di abilità, competenza ed elevata professionalità.