Con una nota trasmessa a tutte le Regioni, l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ha chiesto che vengano applicate forti limitazioni all'attività venatoria per la stagione 2021-2022. Troppo critica è stata infatti la situazione meteorologica di quest'anno, con temperature elevate molto al di sopra della media che hanno portato a prolungati periodi di siccità. A tutto ciò si sono aggiunti i drammatici incendi che hanno colpito diverse zone dell'Italia, in particolare Sardegna, Sicilia e Calabria.
Secondo i dati dell'European Forest Fire Information System (EFFIS) dal 1 gennaio al 14 agosto 2021 sono stati percorsi dal fuoco in Italia ben 120.166 ettari. Le popolazioni di animali selvatici sono quindi state messe già a dura prova dall'insieme di questi eventi e l'ISPRA chiede che vengano adottate in via precauzionale eccezionali provvedimenti limitativi alla caccia, per evitare che la fauna e gli ecosistemi che già versano in condizioni di particolare vulnerabilità subiscano ulteriori danni.
Pur non essendoci al momento dati attendibili sui danni causati alle popolazioni animali è innegabile che particolari ecosistemi come boschi, macchia mediterranea e pascoli abbiano subìto enormi perdite. Le specie che più hanno risentito dei danni causati dagli incendi sono quelle legate agli ecosistemi terrestri dove il fuoco, oltre a causare la morte di un numero indefinito di animali, rappresenta uno dei più importanti fattori limitanti per il successo riproduttivo e per la crescita delle popolazioni sul lungo termine. La perdita di habitat causata dagli incedi riduce infatti la disponibilità di cibo, rifugi e rende più suscettibili a malattie e predazione gli animali.
Anche gli ecosistemi acquatici e le zone umide hanno subìto forti modificazioni causate dalle temperature estreme. La crisi idrica ha ridotto i siti idonei alla nidificazione per molto specie di uccelli, causando inoltre la riduzione dell'ossigeno nell'acqua, eventi che si sono aggiunti all'enorme impatto che le attività umane e lo sfruttamento causano su questi ecosistemi. Pertanto come previsto dalla legge n. 157/92, art. 19, comma 1 l'ISPRA chiede che vengono adottate nello specifico alcune particolari misure cautelative:
- Sospendere le attività di addestramento e allenamento dei cani da caccia, che causano un forte stress a ungulati, conigli, lepri e uccelli galliformi;
- Vietare la caccia da appostamento nelle zone umide, dove la siccità sta inducendo gli animali a concentrarsi in spazi ristretti;
- Posticipare a ottobre la caccia agli uccelli acquatici, per valutare nel frattempo le conseguenze subite da anatre e altre specie;
- Limitare i prelievi delle specie stanziali in via cautelativa, per evitare un eccessiva pressione nei confronti delle popolazioni naturali;
- Vietare la caccia nelle aree colpite dagli incendi e nelle immediate vicinanze per almeno due anni, avviando attività specifiche di studio e monitoraggio sullo stato di salute delle popolazioni animali;
La palla passa ora alle Regioni, con cui stanno già battagliando associazioni animaliste e TAR. In Sicilia il Tribunale Amministrativo Regionale aveva infatti ascoltato le indicazioni dell'ISPRA totalmente ignorate dalla Regione, sospendendo la caccia per tutto il mese di settembre, come avevano chiesto anche le associazioni ambientaliste. La Regione aveva però emanato un nuovo provvedimento sulla riapertura, presentando un calendario venatorio che sospendeva solamente la caccia alla tortora selvatica, come avvenuto in Calabria e Sardegna, e che ribaltava il verdetto del TAR. E così i cacciatori sono tornati a sparare ai colombacci e ai conigli già il 4 settembre. Il 7 però c'è stato un nuovo colpo di scena: con decreto n. 503/2021 il TAR ha sospeso per la seconda volta la caccia in Sicilia a partire dal 13 settembre. Ai cacciatori restano quindi solamente le due giornate di pre-apertura di sabato 11 e domenica 12. Vedremo ora come reagiranno le altre Regioni e se accoglieranno le importanti indicazioni dell'ISPRA.