L'eccessivo aumento della popolazione umana entro il 2070 metterà a rischio oltre 22 mila specie animali. Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista Science Advances in cui un team di ricercatori ha scoperto che la nostra specie si espanderà e occuperà il 50% delle terre emerse da qui a 45 anni. Ciò causerà, con elevata probabilità, l'allontanamento dai loro habitat di 22.374 specie.
In particolare, rivelano Deqiang Ma e Neil Carter, ricercatori del dipartimento di Ambiente e Sostenibilità dell'Università del Michigan, la crescita potrebbe ridurre la varietà di anfibi, rettili e uccelli in tutto il mondo aumentando anche la possibilità di un'altra pandemia.
«Abbiamo scoperto che la sovrapposizione tra popolazioni di esseri umani e animali selvatici aumenterà in circa il 57% delle terre emerse globali ma diminuirà solo in circa il 12% delle terre emerse globali – spiegano gli esperti – Abbiamo anche scoperto che le aree agricole e forestali sperimenteranno aumenti sostanziali di sovrapposizione in futuro».
Dati molto interessanti e utili da conoscere emergono dalla ricerca effettuata. In particolare si sottolinea che la popolazione umana globale supera oggi gli 8 miliardi di persone e interessa fino al 70% della superficie terrestre con esseri umani e animali che devono condividere paesaggi sempre più affollati. Quantificare la distribuzione e l'intensità della sovrapposizione tra esseri umani e fauna selvatica è fondamentale per comprendere e gestire le interazioni tra esseri umani e fauna selvatica e per la gestione dei conflitti.
Comprendere dunque la misura in cui persone e altri animali si sovrappongono nello spazio e nel tempo è fondamentale per la conservazione della biodiversità e dei servizi ecologici. Tuttavia, «non è stato ancora valutato il modo in cui il cambiamento globale rimodellerà il futuro della sovrapposizione tra uomo e fauna selvatica», è specificato nell'abstract dello studio la cui conclusione è che «la forte eterogeneità spaziale della futura sovrapposizione tra uomo e fauna selvatica riscontrata nel nostro studio rende chiaro che è fondamentale considerare il contesto locale e che una pianificazione dell'uso del suolo basata su aree più mirate dovrebbe essere integrata nella pianificazione sistematica della conservazione».