Il black mamba, o mamba nero, è uno dei serpenti più velenosi al mondo ed è conosciuto anche come "serpente dei sette passi” perché, secondo la leggenda, la distanza massima che riusciremmo a percorrere dopo aver ricevuto un suo morso è proprio di sette passi.
Ma quanto c’è di vero in questa leggenda?
Il morso del black mamba è letale
Una cosa è certa: il suo morso viene definito “bacio della morte” poiché il veleno che inietta è estremamente letale. Trascorsi dieci minuti dal morso, infatti, si comincia a sentire il formicolio alle dita e alle labbra, a vedere doppio, poi pian piano arriva la paralisi muscolare, il coma e infine la morte. Il tutto entro poche ore, non entro sette passi!
Per misurare la velenosità di un serpente è possibile utilizzare la LD50 (Lethal Dose 50), ovvero un indicatore che permette di stabilire quale sia la quantità di veleno necessaria per uccidere, in un’unica somministrazione, il 50% (cioè la metà) delle cavie coinvolte in un test di laboratorio. Quanto più questo valore è basso, più la velenosità di un serpente sarà alta.
La LD50 del veleno del black mamba è pari a 0,32: si tratta di un valore molto basso, dunque molto letale. Invece, ad esempio, la vipera berus, uno dei serpenti che potremmo incontrare sull'arco alpino ad altitudini tra i 1000 e i 2500 metri, ha un valore pari a 6,45, quindi il suo morso è molto meno pericoloso rispetto a quello del black mamba.
Perché il veleno del black mamba è così pericoloso
Il black mamba (Dendroaspis polylepis) può produrre in media 100-120 mg di veleno, ma è difficile stabilire quale sia la quantità esatta necessaria per uccidere un uomo in quanto bisogna tenere conto di diversi fattori, come la dimensione del serpente o il peso della persona morsa.
Una delle caratteristiche principali del veleno del black mamba è l’essere neurotossico: questo fa sì che il veleno agisca direttamente sul sistema nervoso, provocando la paralisi degli organi vitali e quindi la morte. Non solo: rispetto al veleno di altri serpenti, quello del black mamba è poco viscoso e questo comporta una veloce immissione nel sistema circolatorio. Ma a questo si aggiunge anche il fatto che il suo morso non provoca gonfiore o necrosi nella zona, a differenza di quanto avverrebbe se venissimo morsi da una vipera ad esempio, quindi non è semplice individuare il punto esatto.
Chi è il black mamba
Il suo nome non fa riferimento al colore della pelle, che è olivastra o grigia: a essere completamente nero è l’interno della bocca, che mostra quando si sente minacciato.
A descrivere per la prima volta nella storia il mamba nero fu lo zoologo Albert Günther che nel 1864 lo definì “Dendroaspis polylepis”, che letteralmente significa “serpente arboreo con molte squame”. Appartiene alla famiglia degli Elapidae, una famiglia di serpenti che vive prevalentemente in Africa, Asia e Australia. Il black mamba abita soltanto in Africa, più precisamente nell’Africa subsahariana.
Lungo in media 2,2-2,7 metri, è snello e soprattutto velocissimo, infatti può raggiungere persino i 19 km/h.
Come caccia il black mamba
È molto attivo nelle ore diurne e, essendo un carnivoro, va alla ricerca di piccoli mammiferi come roditori, scoiattoli e alcune volte anche di uccelli. Il morso è soprattutto un’arma che usa per cacciare e meno per difendersi: appena individua la sua preda, ad esempio un roditore, lo morde rapidamente, come se avesse un grilletto da premere all’improvviso. Subito dopo trattiene il roditore nell’attesa che muoia, per poi mangiarselo tutto intero.
Per cacciare ovviamente utilizza i suoi sensi. Oltre a una vista eccezionale, è in grado di orientarsi e fiutare l’aria attraverso la lingua. Come molti rettili, infatti, la estrae a intermittenza raccogliendo molecole di odori e, ogni volta che la ritrae, ne posiziona le due estremità su due buchini che si trovano sotto il palato, lì dove c’è l’organo vomeronasale che a sua volta invia i segnali al cervello.
Il black mamba e i suoi piccoli
I maschi di black mamba combattono a lungo tra loro per contendersi la partner, avvinghiandosi, arrotolandosi e tentando di sottomettersi a vicenda. Il vincitore avrà accesso alla femmina, che incuberà dentro di sé fino a 18 uova grandi quanto il suo corpo e che andranno a occupare lo spazio vitale tra i suoi organi interni. E, durante il periodo di incubazione, la mamma si impegnerà a cercare un posto adatto per poter dare alla luce i suoi piccoli: i termitai sono quasi sempre la scelta migliore. Sono infatti una specie di incubatrice ideale, come dei condizionatori d’aria naturali che mantengono costanti temperatura e umidità. Una volta deposte le uova, trascorreranno 90 giorni prima che si schiudano e che nascano i piccoli black mamba, lunghi 40 cm e già dotati di ghiandole velenifere del tutto sviluppate.
Il black mamba a contatto con l’essere umano
Il black mamba si ritrova spesso a dover condividere il suo territorio con gli esseri umani. Essendo il serpente più temuto in quei territori, non è ben voluto come vicino di casa! Ad oggi sono sempre meno le zone rurali e naturali e quindi gli angoli bui e accoglienti delle case rappresentano spesso rifugi ideali per questi rettili. Non solo, la presenza di molta spazzatura attorno alle abitazioni attira molti topi, quindi anche tanti serpenti affamati che sanno bene di poter trovare lì cibo gratis a volontà. Per tutti questi motivi, in quelle zone ci sono molti accalappia-serpenti che hanno il ruolo di rimuovere i rettili entrati nelle zone abitate per ridurre appunto il rischio di incidenti.
Come sopravvivere al morso del black mamba
Il black mamba non punta e non morde un uomo intenzionalmente, ma lo fa solo e soltanto se minacciato o se non riesce a individuare delle vie di fuga.
Se durante un safari dovessimo incontrare un black mamba, la prima cosa da fare è allontanarsi il più possibile senza spaventare l’animale, soprattutto se il rettile comincia a sollevare il corpo dal terreno, a spalancare la bocca e a gonfiare il collo. Qualora però un nostro compagno di viaggio dovesse essere morso dal serpente, bisognerà prima di tutto tranquillizzare il ferito, facendolo respirare lentamente così da non consentire al veleno di viaggiare rapidamente all’interno dell’organismo.
Lo step successivo è quello di intervenire subito immobilizzando l’arto con una stecca e fasciando la gamba intera con una benda oppure usando pezzi dei nostri vestiti. Infine bisognerà portare il prima possibile il ferito in ospedale, cercando di non permettergli alcun movimento ed evitando così che la contrazione muscolare favorisca l'assorbimento del veleno. Arrivati in ospedale, immediatamente il ferito sarà supportato nella respirazione dai macchinari e gli sarà subito somministrato l’antidoto che con il tempo agirà sulla paralisi muscolare.