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9 Gennaio 2024
17:40

Si lancia dal nono piano con la figlia di sei anni e il cane: morti la bimba e l’animale

A Ravenna una donna si è lanciata da un palazzo con la sua bambina e il cane, entrambi deceduti. È accusata di omicidio pluriaggravato e uccisione di animali.

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Un barboncino
Foto di Anna Bondarenko da Pexels

Tragedia a Ravenna, dove nella mattina di lunedì 8 gennaio una donna di 41 anni si è lanciata dal nono piano di una palazzina insieme alla figlia di sei anni e al cane di famiglia. La bimba e l’animale sono morti sul colpo, mentre la madre è stata ricoverata in gravi condizioni all'ospedale Bufalini di Cesena.

Il dramma è avvenuto intorno alle 7 di mattina in via Dradi, nel primo giorno di riapertura delle scuole dopo lo stop delle vacanze natalizie. La 41enne ha preso con sé la bambina e il cane e si è lanciata nel vuoto: l’impatto è stato fatale per la piccola e per il cane. Da quello che emerge, anche da un post lasciato su Facebook dalla donna prima del gesto, si tratterebbe di un Barboncino.

La facciata dell’edificio in cui è avvenuta la tragedia è circondata da un’impalcatura: una vicina ha sentito la bambina gridare alla mamma di fermarsi, mentre a scoprire i corpi e dare l'allarme sono stati gli operai che stanno lavorando al cantiere.

Il pm Stefano Stargiotti ha aperto un fascicolo per omicidio pluriaggravato e uccisione di animali e la donna è in stato di fermo. Dalle prime informazioni il marito della 41enne sarebbe stato in casa e non si sarebbe accorto di nulla.

Lo scorso aprile ad Agrigento, un uomo aveva ucciso un cane gettandolo dal balcone. Un volo di 15 metri che non aveva lasciato scampo all’animale. Per il suo gesto crudele, l’uomo era stato denunciato alla Procura di Agrigento.

In Italia, il maltrattamento e l’uccisione di animali vengono puniti dagli articoli 544 bis e ter del Codice Penale: «Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni», recita il 544 bis, mentre il 544 ter prevede che «chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro».

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Giulia Argenti
Giornalista
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