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10 Gennaio 2024
10:08

Shorty, il Pitbull adottato da malato terminale, è morto tra le braccia della sua nuova famiglia

Dopo quasi dieci anni in canile, il Pitbull Shorty è stato adottato da una famiglia di Novara quando era ormai malato terminale. Dopo pochi giorni è però morto, circondato da amore e calore umano. La sua nuova famiglia: «Adottate cani anziani, vi ridaranno la voglia di vivere e di essere felici».

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Shorty, il Pitbull malato terminale morto a pochi giorni dalla sua adozione

La sua vita fuori dal canile è durata solo una manciata di giorni. La storia di Shorty, Pitbull malato terminale, ha commosso Genova e tutte le persone che hanno seguito le sue vicende, dalla malattia all’adozione che gli ha concesso una fine al di fuori dal box che lo ha ospitato per quasi dieci anni.

A raccontare la sua storia sono stati i responsabili dell’associazione ‘Una’, gestori del canile comunale genovese di Monte Contessa: «Con grande dolore dobbiamo comunicarvi che Shorty non c'è più. Sapevamo  che era terminale, come lo sapeva la meravigliosa famiglia che ha deciso di adottarlo, ma non è facile per nessuno. Shorty, hai vissuto nove anni in un box, hai sofferto tanto, ma negli ultimi giorni della tua vita, quelli più difficili, hai scoperto cosa vuol dire la parola famiglia, cosa significa essere amati, hai scoperto il calore di una casa, sei salito su un letto, hai potuto scegliere in quale cuccia dormire. Non potevi trovare persone migliori, ma il destino è crudele e ti ha permesso di vivere con loro solo pochi giorni. Siamo sicuri però che questi sei giorni siano stati così intensi da cancellare in parte quello che hai vissuto per anni».

Shorty ha potuto trascorrere i suoi ultimi giorni di vita attorniato dal calore domestico grazie alla generosa adozione da parte di una famiglia di Novara che ha risposto all’ultimo appello del canile. Sabina, Ugo e i figli Virginia e Vittorio gli sono stati vicino sino all’ultimo istante evitandogli di morire in canile.

«I cani dormono nel nostro cuore e si svegliano quando non te lo aspetti, ma, uno di noi è sempre con te, Shorty – dicono dalla famiglia adottiva – non c’è buio o silenzio, intorno a te c’è la nana malefica che ti abbaia, Jago che ti annusa, Virginia che ti imbocca e Vittorio che ti alza e ti accompagna a fare le ultime pipì sulle ruote delle auto parcheggiate. Ci dai delle testate bestiali se non ci senti abbastanza vicini. A volte ti annuso e mi sembra di riconoscerti da sempre. Adottate cani anziani, vi ridaranno la voglia di vivere e di essere felici».

Per il canile di Monte Contessa Shorty era uno di famiglia, ospite della struttura per oltre 9 anni. Poi la scoperta della malattia e del suo infausto e inevitabile destino: terminale. La decisione di darlo in adozione non è stata semplice, come testimoniano le parole dell’associazione ‘Una’ nel giorno della sua uscita dal canile: «Shorty ha trovato delle persone meravigliose pronte a prendersi cura di lui, nonostante la sua malattia, e per il tempo che gli è rimasto da vivere. Siamo stati molto combattuti. Lasciarlo andare o farlo vivere nell’unico posto  che conosce da sempre? Lui ci ha aiutati a trovare la risposta con la sua voglia di vivere. Abbiamo voluto per lui il meglio, persone idonee e contesto adatto alla sua condizione fisica».

Shorty era nato nel 2012 ed era entrato al Monte Contessa quando aveva appena un anno. L’adattamento non è stato semplice, tanto da portarlo a ferirsi a una zampa per via del leccamento ossessivo dovuto allo stress. I volontari di ‘Una’ non lo hanno mai lasciato solo, accompagnandolo per lunghe passeggiate e continuando con gli appelli per un’adozione consapevole al netto della sua malattia.

Le sue prime foto nella casa nuova e con la sua nuova famiglia erano state accolte come una grande vittoria per chi gli è stato al fianco per una vita. «Il nostro Shorty è entrato nel cuore di molti – dicevano i volontari nel giorno della sua adozione – per questo motivo abbiamo deciso di condividere i suoi primi momenti a casa. Non ci è voluto molto per lasciarsi andare, ha capito subito che quella è la sua casa e che la sua nuova famiglia già lo ama moltissimo. Ancora forse incredulo, si gode finalmente la sua libertà».

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Pietro Zampedroni
Giornalista
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