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8 Febbraio 2024
15:12

Shark Preyed, il docufilm dove il predatore non è lo squalo ma l’essere umano

Shark Preyed è il nuovo documentario dei fratelli Andrea e Marco Spinelli, girato tra Spagna e Italia, che racconta che racconta chi sono davvero gli squali e come la pesca ne minaccia la sopravvivenza.

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Raccontare gli animali è una grande responsabilità ed è quella che si sono assunti da circa due anni Andrea Spinelli, biologo marino all’Oceanografico di Valencia e suo fratello Marco, fotografo e documentarista, lavorando al loro nuovo documentario Shark Preyed. L'obiettivo del progetto è riuscire a “riabilitare" nella società moderna lo squalo, animale storicamente demonizzato, svelando ciò che si “nasconde” dietro la pesca e il complesso commercio mondiale della sua carne.

«Entrare in connessione con la natura significa mettere da parte la convinzione di essere importantissimi, quasi divini – scrive Marco Spinelli su Facebook – e renderci conto una volta per tutte che siamo umani e, in quanto tali, apparteniamo tanto quanto gli animali a questo mondo che comprendiamo così poco e che ha un ordine prestabilito, che la cosa ci piaccia o meno».

Andrea e Marco hanno portato a termine la realizzazione di Shark Preyed girando il documentario tra Spagna e Italia: i due paesi maggiori importatori di carne di squalo. Nel nostro paese però, secondo quanto riferito dal WWF, molto spesso i consumatori non sono nemmeno consapevoli di mangiarla perché in vendita con nomi come "Vitello di mare", "Gattuccio", "Spinarolo" e ancora tanti altri.

«Esattamente due anni fa mi licenziavo dal mio vecchio lavoro per seguire la mia passione, ciò che amo più di qualsiasi cosa al mondo: raccontare il mare – continua Marco – Quando dicevo di voler fare documentari le persone si mettevano a ridere, dicendo che sarebbe stato impossibile, sopratutto in una nazione come l’Italia. Io vi posso confermare che non è impossibile».

Ma viaggiare e raccontare gli oceani e i loro abitanti, oltre a essere bellissimo, è anche una grandissima responsabilità: «Proteggere questi ecosistemi marini – prosegue il fotografo – non è solo una questione ecologica, ma una chiamata alle emozioni di ognuno di noi. Le foto che condivido non sono solo ritratti di creature marine, ma un invito a innamorarsi della bellezza vulnerabile e a capire che ogni essere sott’acqua è parte di un delicato equilibrio che sosteniamo anche sulla terra».

Questo mondo in fondo al mare, però, non sembra essere così attraente per tutti: secondo il report “SafeSharks e Medbycatch: tutelare gli squali per Salvare il Mediterraneo” del WWF, a livello mondiale, il 37,5% degli squali è a rischio estinzione e la situazione è peggiore nel Mediterraneo, dove a essere in pericolo è la metà delle specie. La causa principale di questa situazione è la pesca eccessiva, sia diretta ovvero per l’industria alimentare e per quella cosmetica, che indiretta per via delle numerose catture accidentali durante attività di pesca che coinvolgono attrezzi di diverso tipo, dai palangari di superficie alle reti a strascico.

In Europa, però, non esiste una legge che tuteli le quota pesca, così come è stato fatto per il tonno: l’obiettivo, pertanto, di Shark Preyed è far cambiare idea sull’immagine dello squalo rappresentato nel film di Steven Spielberg, che pur se uscito quasi 50 anni fa è rimasto impresso fortemente nella società, cosa che non ha fatto per nulla bene al rapporto tra umani e questa specie.

«In questi ultimi due anni ho avuto la fortuna di nuotare e documentare uno degli squali più affascinanti ed eleganti dei nostri mari: la verdesca (Prionace glauca) Uno squalo a rischio a livello globale solo a causa dell’uomo. Spesso non ci rendiamo conto della straordinaria bellezza che ci circonda, né di come queste creature siano state ingiustamente stereotipate nel corso degli anni. Questo è comunque solo l’inizio della nostra battaglia. Non ci fermiamo, abbiamo il dovere di informare le persone riguardo all’importanza di questi animali e al rapporto che è possibile instaurare con loro».

Nel frattempo su Amazon Prime Video è visibile un altro traguardo dei due fratelli di Caltanissetta: il progetto “Reti fantasma – Missione Euridice” con il quale Andrea e Marco sono riusciti a ripulire un tratto di fondale in località secca dei Campanari in provincia di Palermo, reso inabitabile per le specie marine dalle reti di pesca.

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Simona Sirianni
Giornalista
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