Sessantaquattro anni e una vita al servizio degli uomini, l'elefante Arjuna è morto lunedì durante uno scontro con un pachiderma selvatico in India, nella foresta di Yesalur a Sakleshpura Taluk del distretto di Hassan. Per l’elefante, diventato suo malgrado una celebrità per aver trasportato per ben otto anni consecutivi l’howdah d’oro, l’enorme baldacchino dorato utilizzato nel Mysore Dasara Festival una delle processioni rituali più famose dell’India, neanche l’arrivo dell’età della pensione era stata sufficiente ad esimerlo dalla fatica e dalla coercizione.
Ben lontano dal riposo meritato, infatti, Arjuna era diventato, anche questa volta suo malgrado, parte fondamentale di un'operazione del Dipartimento forestale del Karnataka per affrontare un elefante selvatico a Sakaleshpur. Ed è stato proprio quest’elefante, reso furioso dal tentativo di cattura, ad ucciderlo in un vero e proprio combattimento corpo a corpo che è finito con una ferita mortale provocata da una zanna conficcata nell’addome di Arjuna.
Questa versione, offerta ai media locali direttamente dal ministro delle Foreste Eshwar Khandre nella sua dichiarazione di lunedì in cui aveva detto che Arjuna era morto dopo uno scontro con un elefante selvatico, non è però accettata da tutti ed è attualmente in corso di verifica. Mentre centinaia di abitanti del villaggio si sono messi in fila portando fiori e recitando preghiere per rendere l'ultimo omaggio al celebre elefante, sepolto nella piantagione del Dipartimento forestale a Dabbalikatte nella catena montuosa di Yeslur a Sakaleshpur il 5 dicembre, alcuni leader tribali locali hanno affermato che il Dipartimento forestale era responsabile della morte di Arjuna perché lo avevano inavvertitamente immobilizzando lanciandogli addosso un dardo con un tranquillante destinato all’elefante selvatico che doveva essere catturato. Il clamore della vicenda è tale ad aver spinto i vertici ministeriali ad aprire un’inchiesta.
Ma perché Arjuna era così famoso? La celebrità era arrivata quando era diventato protagonista della famosa processione di Vijayadashami che inizia dal palazzo Mysuru e si snoda attraverso la città. «Il momento clou per migliaia di spettatori è il jumbo savari, la processione di elefanti splendidamente decorati – spiega la giornalista indiana Maya Sharma che più volte ha seguito in diretta il festival indiano per la televisione NDTV. – Al "capo" elefante era affidato il compito di trasportare il pesante howdah dorato – un baldacchino di 750 kg contenente la statua della dea Chamundeshwari. Arjuna fu catturato quando aveva otto anni nelle foreste dei Ghati occidentali. È stato addestrato. All'età di 52 anni, nel 2012, fu scelto per essere l'elefante nonostante le preoccupazioni per il suo temperamento. Ce l’ha fatta però, dal 2012 al 2019».
Da qualche anno l’elefante aveva ceduto lo scettro di “protagonista” della processione ad un “collega” più giovane e più in forze, perché l’impegno è considerato troppo gravoso per un elefante ultrasessantenne. «L’enorme peso dell’howdah dorato da 750 kg non può essere facile per gli elefanti, per quanto forti siano – sottolinea anche la giornalista. – Aggiungete a ciò la folla, il rumore, i tamburi…». La drammatica condizione di vita degli elefanti utilizzati, e sfruttati, nelle processioni è spiegata molto bene dal dottor Ilayaraja, vicedirettore dei servizi veterinari dell’organizzazione Wildlife SOS – «La pesante sella posta sul dorso per dare cavalcate alle persone peggiora ulteriormente le loro sofferenze, causando protrusioni spinali, alterazioni dell'andatura e dolori lancinanti. Le selle o gli howdah a cui sono legati sono spesso pesanti e poco aderenti, con conseguenti disagi e lesioni. Gli elefanti utilizzati nelle processioni nuziali mostrano segni di disagio psicologico noti come stereotipia – ha inoltre sottolineato il veterinario che si è recentemente occupato dell’elefante Rama arrivato al Wildlife SOS Elephant Hospital Campus emaciato e disidratato, con le catene chiodate alle zampe e le orecchie ferite dai punteruoli – Questo comportamento stereotipato è denotato dall'ondeggiare e dal battere la testa. Sensibili all'udito, il rumore assordante del traffico e della musica ad alto volume è innaturale, doloroso e di fatto una forma di tortura per gli elefanti».
Malgrado il suo trasferimento nella foresta di Nagarahole nel Karnataka, per Arjuna però il riposo non era ancora arrivato. Continuava, fino allo scorso anno, a partecipare alla processione annuale come uno dei 16 elefanti accompagnatori del corto e prendeva parte alle operazioni organizzate dal Dipartimento forestale del Karnataka in quella che è ormai diventata un’attività quotidiana: allontanare, o comunque rendere inoffensivi, gli elefanti selvatici che costituiscono un pericolo per la popolazione locale quando si avvicinano troppo ai centri abitati. Un esempio classico di quello che viene definito conflitto uomo – elefante che in India sta portando ad una vera e propria lotta ai selvatici che utilizza gli elefanti addomesticati, come Arjuna, per contrastarli e catturarli.