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6 Febbraio 2023
17:43

Sfrattato il rifugio per cani Pet Rescue. Il presidente: «Disinteresse totale da Comuni e Regione Lombardia»

Il rifugio per cani maltrattati a San Giuliano Milanese, comune in provincia di Milano, deve lasciare l'area entro il 15 giugno. Il presidente dell'associazione aveva fatto diversi appelli alle istituzioni affinché lo aiutassero a cercare un'altra sistemazione senza costi pubblici. Un silenzio parso assordante.

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Non c'è più tempo per "Pet Rescue", lo sfratto non fa sconti e se non si troverà un'altra sistemazione, il rifugio per cani maltrattati a San Giuliano Milanese, comune in provincia di Milano, dovrà chiudere.

«Un vero errore –  spiega a Kodami Gianluca Maletti presidente della Onlus nata nel 2017 dall’unione di un gruppo di volontari – visto che forniamo alla Regione Lombardia un servizio fondamentale occupandoci di reinserire in famiglia cani apparentemente problematici, destinati a finire la loro vita in canile e andando, quindi, ad aumentare il numero delle strutture pubbliche».

Questo finora è stato evitato anche grazie alla presenza di Pet Rescue: «La nostra attività, come quella di tutti gli altri rifugi sparsi per l’Italia, contribuisce in maniera determinante a sopperire alle mancanze del pubblico, ovvero prendersi carico di cani randagi, nel nostro caso maltrattati, e di portarli in famiglia a zero costi. Questo centro costa 250 mila euro all’anno e tutti i soldi sono solo frutto di donazioni».

Ma nonostante questo, davanti allo sfratto del rifugio dovuto alla vendita del terreno da parte della proprietà, nessuno ha risposto agli appelli: «Nessuna istituzione, che siano i Comuni o la Regione, hanno mosso un dito. E voglio dirlo, non chiedevamo soldi o l’acquisto di un altro terreno, ma solo un aiuto a trovarlo quel terreno. Faremmo tutto noi senza esborsi da parte del pubblico. Niente, nemmeno quello. Pare che degli animali, a parte i grandi proclami vicino alle elezioni, poi di fatto, non freghi niente a nessuno. Del resto i rifugi danno più fastidio che altro, i cani sono un problema e un impiccio».

La difficile situazione si protrae già da tempo e questo avviso di sfratto che scade il 15 giugno, è un ulteriore rinnovo dopo quelli già scaduti a marzo e a novembre scorso. «Ora però siamo proprio alla fine, perché non abbiamo un posto dove trasferirci e se non riusciremo nel breve a trovare una sistemazione saremo costretti a chiudere e a mandare i cani in qualche pensione a pagamento. Fortunatamente sono solo una quarantina e dico solo perché comunque in un anno siamo riusciti a farne adottare una novantina. L’idea in ogni caso, se dovesse succedere, è chiudere del tutto l’associazione, tanto non potremmo portare avanti nessuna delle altre attività».

L’organizzazione, infatti, è costituita ormai da centinaia di volontari con i quali sono stati messi in piedi diversi progetti sociali: «Tramite l’Ats, abbiamo attivato iniziative con persone che hanno disabilità, con anziani e attraverso il tribunale, anche contro il bullismo. Ma nulla ha avuto effetto sulle amministrazioni.  Un'assenza totale non solo nei confronti degli animali, come in questo caso, ma su tutto ciò che riguarda il sociale. In nessuna delle nostre attività ci è stata data una mano. Ed è un vero peccato perché ciò che è stato fatto finora ha portato dei bei risultati».

Ma evidentemente così non viene recepito dalle istituzioni che sembrano ritenere complicato trovare un terreno agricolo in tutta la Regione: «La Lombardia è piena di terreni agricoli, noi non abbiamo chiesto 20mila metri quadrati che è lo spazio che ci servirebbe, dove siamo o nei dintorni. Abbiamo chiesto di cercarlo ovunque. Non fa un po’ strano non riuscire a trovarlo? Noi desideriamo semplicemente un altro spazio dove continuare il lavoro di recupero di cani con problemi comportamentali che abbiamo fatto fino ad adesso, cani che altrimenti non avrebbero altra fine che all'interno di un canile per sempre. Ma questo è l'ultimo richiamo, non c'è davvero più tempo».

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Simona Sirianni
Giornalista
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