Si andrà probabilmente verso un prolungamento della sospensiva per gli abbattimenti dei 140 suidi della Sfattoria degli Ultimi fino al prossimo 4 ottobre per motivi tecnico procedurali. Dovrebbe essere questa la decisione del giudice del TAR che arriverà ufficialmente entro le prossime 24/48 ore.
«Tra oggi e domani mattina dovrebbe arrivare la comunicazione ufficiale, ma molto probabilmente è tutto rimandato al 4 ottobre – spiega a Kodami Emanuele Zacchini, volontario della Sfattoria – Da un lato è positivo, ma non nego che mi aspettavo qualcosa in più, un altro mese a questi ritmi sarà duro. Dover aspettare ancora in questo stato di stress e ansia mi spaventa».
Ancora fiato sospeso, quindi, per i volontari del rifugio e i tanti manifestanti presenti in sit-in nei pressi della sede del TAR del Lazio: «Continuiamo a chiedere a gran voce il tavolo di confronto che ci avevano promesso con Comune, Regione e istituzioni – dichiara a Kodami Paola Samaritani, responsabile del rifugio – affinché si possa concretamente lavorare assieme per salvare questi animali ed evitare che una situazione del genere si ripeta altrove».
Con il ritrovamento di un cinghiale morto a causa della peste suina africana trovato nel parco dell'Insugherata nel maggio 2022 a Roma, la Sfattoria è rientrata in zona rossa e dalle indicazioni fornite dal Commissario Straordinario per la Peste Suina, Angelo Ferrari, i circa 140 tra maiali, cinghiali e ibridi presenti al rifugio dovevano essere abbattuti.
Fin dalle primissime ore dall'ordinanza di abbattimento, migliaia di volontari da tutta Italia si sono riuniti davanti e dentro ai cancelli del rifugio a nord di Roma attirando attenzioni e sostegno anche da parte di politici e volti noti. Kodami ha raccontato quei momenti delicati attraverso un reportage all'interno dei recinti della Sfattoria proprio nei giorni in cui gli attivisti temevano l'arrivo dei funzionari dell'ASL incaricati degli abbattimenti.
Titolari e volontari avevano nel frattempo presentato un ricorso rafforzato ad adiuvandum da alcune delle maggiori associazioni animaliste italiane: OIPA, ENPA, LEAL, LEIDAA, LNDC, e TDA. Dopo il rigetto quasi immediato del primo ricorso straordinario, attivisti e onlus confidano ancora nel ricorso ordinario, sul quale era chiamato a pronunciarsi oggi il TAR.
«Noi sentiamo la responsabilità in primis per i nostri 140 animali – prosegue Emanuele – ma ci prendiamo anche la responsabilità per tutti i santuari, su cui c'è un vuoto normativo che va colmato quanto prima. Non auguro a nessuno di ritrovarsi nella nostra stessa situazione e quindi andiamo avanti anche per questo».
Per i rifugi e santuari come la Sfattoria non è previsto infatti alcun tipo di riconoscimento giuridico e legale che, da un punto di vista legislativo, altro non sono che allevamenti falliti, come ci aveva spiegato Massimo Manni, responsabile del Rifugio Capra Libera Tutti. La decisione del TAR, quindi, potrebbe quindi ricadere anche su tutti gli altri santuari e rifugi presenti in tutta Italia.
Bisognerà quindi attendere ancora un mese per conoscere il destino dei 140 animali del rifugio e nel frattempo il presidio alla Sfattoria proseguirà a oltranza.