Ha ucciso il suo cane con un'iniezione letale. È l'inquietante episodio emerso durante le indagini a carico di un uomo accusato dell'appropriazione indebita dei fondi da lui gestiti per conto di un'associazione.
L'uomo, un 61enne originario di Verona, ora andrà a processo sia per l'indebita appropriazione dei fondi che per l'uccisione di un cane. Il pescatore avrebbe ricevuto il cane Zara, una Setter di 3 anni, in regalo da un ex cacciatore. L'aveva presa per tenerla nel terreno di proprietà dell'associazione di pescatori da lui gestita e in breve tempo era diventata la beniamina dei frequentatori del posto.
Buttapietra, località del Veronese, è molto popolare tra i pescatori per la presenza di numerosi specchi d'acqua e per questo scelta dall'associazione come luogo di ritrovo. Era qui che Zara si era stabilita passando dalle mani del cacciatore a quelle del pescatore.
Il cane però è rimasto nella tenuta solo pochi mesi per poi sparire nel nulla. È a questo punto che l'indagine sulla presunta appropriazione indebita ha incontrato quella relativa alla morte dell'animale. Sarebbe stato lo stesso 61enne a raccontare agli altri associati, i quali chiedevano notizie dell'animale, di come l'avesse soppressa praticandole una iniezione letale.
I fatti oggetto dell'inchiesta degli inquirenti si sono verificati tra il dicembre 2020 e il febbraio 2021, ma il processo si aprirà nel gennaio 2023. In quell'occasione il 61enne dovrà rispondere di uno dei reati purtroppo più frequenti commessi in Italia in danno degli animali. Secondo l'ultimo Rapporto Zoomafia della Lav, infatti, si contano almeno 2.624 procedimenti aperti per l'uccisione di animali.
A colpire però in questa tragica vicenda è la freddezza con la quale l'uomo avrebbe messo fine alla vita di Zara. Una iniezione letale praticata proprio da lui senza un apparente motivo. Una modalità che ha lasciato allibiti i volontari del Veronese: «L'adozione di un cane dev'essere per sempre, ma ci sono molti modi per rinunciare quando ci si trova nell'impossibilità di continuare a vivere con un cane – commenta a Kodami Romano Giovannoni, presidente della sezione Enpa di Verona – Alla luce di ciò, il ricorso all'abbattimento coatto, in una maniera così cruenta appare ancora più anacronistico e crudele, oltre che fuori tempo».
Sarà ora all'autorità giudiziaria ad appurare le circostanze in cui si è verificata l'uccisione, e a perseguire l'imputato.