La morte degli ultimi tre orsi trovati senza vita in Trentino continua a suscitare polemiche. Negli ultimi giorni, infatti, ha iniziato a circolare la notizia secondo la quale il vicepresidente uscente della Provincia di Trento, Mario Tonina, avrebbe dichiarato che le morti non sarebbero avvenute per cause naturali, bensì per bracconaggio, determinato dal fatto che gli abitanti del posto sono esasperati dalla presenza del plantigrado.
Il contesto in cui è avvenuta questa dichiarazione non è chiaro e la notizia, al momento, non è stata smentita e nemmeno confermata dalla Provincia Autonoma di Trento, ciò nonostante il WWF ha risposto con un comunicato in cui condanna la posizione di Tonina: «Giudichiamo gravi e irresponsabili le dichiarazioni del Vicepresidente uscente della Provincia di Trento, che ha "giustificato" gli atti di uccisione illegale contro gli orsi, descrivendoli come una reazione naturale di gente esasperata. Sette orsi rinvenuti morti da marzo ad oggi in Trentino sono probabilmente da imputare ad atti criminali, anche se ancora manca la conferma ufficiale dagli esami necroscopici delle carcasse rinvenute».
Raggiunto da Kodami, il Presidente della sezione provinciale del WWF, Aaron Iemma, commenta: «Indipendentemente dal dettaglio delle sue parole, ciò che colpisce è il clima generale di impunità e accondiscendenza nei confronti dell'odio verso i grandi carnivori, veicolato da tempo anche attraverso la riduzione, da parte della politica, degli spazi di discussione e di confronto con la cittadinanza, sebbene i membri del nostro corpo della Forestale siano tra i più competenti in Europa e potrebbero, quindi, condividere la propria esperienza e anche altri spunti utili per raggiungere una migliore convivenza con le specie di grandi carnivori».
A causa di questo stile gestionale, inoltre, secondo Iemma la presenza dell'orso viene vissuta come un'imposizione, invece che come un valore e un vanto del territorio: «Ormai sembra chiaro che esista un progetto politico che mira ad usare i grandi carnivori come capro espiratorio per nascondere l'incapacità della politica locale, eppure le recenti elezioni provinciali hanno dimostrato come questa strategia dell'odio sia funzionale per la vittoria. La nuova giunta, infatti, è composta per la maggior parte dalle stesse persone che governavano dal 2018. Non vedremo quindi quella rottura con il passato che sarebbe indispensabile per risolvere una situazione ferma, dove la mancanza di dialogo ha portato le posizioni ad incancrenirsi sempre di più».
Andrea Mustoni del Pnab aveva previsto un aumento delle morti di orsi
Come una premonizione, Andrea Mustoni, direttore tecnico e responsabile della ricerca scientifica del Parco Naturale Adamello Brenta, prima dell'inizio dell'estate aveva già dichiarato la propria preoccupazione per un ipotetico futuro in cui il bracconaggio avrebbe potuto prendere piede in Trentino.
«Se non troveremo soluzioni tecniche rapide e fattibili, distanti dagli schiamazzi di questo periodo – aveva detto in un'intervista esclusiva rilasciata a Kodami, pochi giorni dopo la tragica morte di Andrea Papi, nei boschi di Caldes – andremo incontro a una fase in cui prenderà piede il bracconaggio che potrà avere un ruolo decisivo nell'abbassare il numero di orsi, ma non possiamo certo lasciare che sia l'illegalità a gestire il patrimonio collettivo della fauna». A quasi 7 mesi dalla morte di Papi, però, questa richiesta non è stata ascoltata.
Il primo corpo di un orso è stato trovato lo scorso 22 aprile e apparteneva a un giovane cucciolo di circa 3-4 mesi d’età. Poi è stato il turno di M62, il quale era già ricercato dalla Provincia perché ritenuto particolarmente confidente. Secondo l'Istituto Zooprofilattico delle Venezie, però, questo esemplare è stato ucciso da un altro orso.
Il terzo plantigrado è stato individuato in un luogo poco distante da Caldes, dove ha perso la vita il giovane Andrea Papi e, anche in questo caso e la PAT aveva sottolineato in un comunicato: «La "stagione degli amori" si accompagna anche ad un aumento della competitività fra gli esemplari e non sono rari gli scontri fra plantigradi». Peccato che a questa lunga lista nei mesi successivi si sono aggiunti altri quattro animali e la Provincia non ha più diffuso alcune informazione sugli ultimi esemplari, nemmeno per quanto riguarda la femmina F36, il cui cucciolo è ora solo sul territorio.
«Giustificare tali atti significa lavorare in una direzione pericolosa, che mette a rischio non solo la sopravvivenza della popolazione alpina di orso (in quanto sette orsi morti in sei mesi è un tasso di mortalità innaturale e non sostenibile sul lungo periodo) – si legge nel comunicato del WWF – ma anche la costruzione di una reale e duratura coesistenza con l’uomo, unica strada possibile da percorrere al di là di decreti e delle soluzioni populiste dell’amministrazione provinciale».
Come se ciò non bastasse per dimostrare il livello di tensione che sta affrontando il Trentino su questi temi, negli ultimi giorni anche la Lav, da sempre impegnata sulle questioni legate alla convivenza con gli orsi, ha dovuto affrontare un momento terribile. Una testa scarnificata di un animale è stata lasciata, infatti, davanti alla sede trentina dell'organizzazione, portando il Vicepresidente nazionale e referente per il Trentino, Simone Stefani, a far sapere che, in ogni caso: «Nessun vile attacco macchiato del sangue di un povero animale ci farà arretrare di un millimetro nella battaglia di civiltà che conduciamo da tanti anni».