Sette cani reinseriti sul territorio e l’intenzione dell’associazione locale di proseguire anche nei centri limitrofi. Il Comune di Barletta ha annunciato la reimmissione dopo averli sterilizzati e iscritti all’anagrafe canina secondo quanto previsto da una legge regionale della Puglia del 2020 che segue una buona pratica riconosciuta anche in tante altre aree del paese.
Si tratta, infatti, di individui non socializzati con l'uomo e del quale temono la vicinanza: l’impossibilità di un’adozione comporterebbe per loro la sicura condanna a una vita in canile.
A spiegare questa scelta è Mariangela La Volpe, presidente della sezione di Molfetta e coordinatore regionale della Lega Nazionale per la Difesa del Cane: «Reimmettiamo sul territorio i cani nello stesso luogo di provenienza – racconta a Kodami – di solito lo facciamo in branchi. I cani che vengono liberati sono quelli che non hanno possibilità di adozione, in quanto cani non socializzati con l’uomo. Sono i cosiddetti cani forastici, che non amano il contatto con le persone ma sono sostanzialmente innocui. Il loro luogo naturale è la campagna e ovviamente non vengono reimmessi nelle città ma nel luogo di provenienza. I volontari se ne occupano poi anche successivamente, monitorandoli e alimentandoli un po', cercando di seguirli se si spostano ed, eventualmente, soddisfando le loro necessità, che sono anche di carattere sanitario (come l’applicazione degli antiparassitari o qualora avessero bisogno di cure)».
Si tratta di operazioni non semplici proprio per la loro diffidenza nei confronti dell’uomo: «Aiutarli non è facile – aggiunge Mariangela La Volpe – proprio perché i cani non si lasciano avvicinare neanche dai volontari. Questa è proprio la loro indole ed è anche la motivazione per cui noi chiediamo ai comuni di reimmettere i cani sul territorio. In caso contrario siamo sicuri che resterebbero in canile per sempre, soffrendo più degli altri. Sono cani che magari vedi messi in un angolo, con la testa contro la parete, quando entri scappano via, si rannicchiano in un angolo, non si fanno toccare o manipolare. Questo perché, come detto, non vogliono avere nessun rapporto con l'uomo».
Si tratta di un cambio di strategia non semplice da comprendere per chi amministra le città. Tuttavia va ricordato, anche solo affidandosi alle fredde ragioni economiche, che questa scelta comporta anche un piccolo risparmio per le casse pubbliche, rispetto a ciò che si spenderebbe per mantenere l’animale in canile. Un elemento che non vuol dire disinteresse: il cane liberato resta intestato a nome del Comune di riferimento che deve provvedere, eventualmente attraverso volontari e associazioni, a garantire cibo e cure.
«A Molfetta facciamo reimmissioni da vent'anni – conclude Mariangela La Volpe – le amministrazioni comunali devono maturare, acquisire conoscenze e comprendere cosa sia il rispetto per gli animali. Stesso dicasi per i cittadini. La terra non è solo nostra. Se un cane è innocuo bisogna capire che fobie e paure vanno superate, perché non sempre si può allontanare ciò di cui non si ha conoscenza. Non rinchiudiamo nelle carceri le persone che non ci piacciono, non dobbiamo farlo neanche con gli animali. Laddove gli animali non costituiscono un problema, i cittadini devono accettare che il territorio è anche il loro».
«I cittadini non avranno nulla da temere e siamo certi della loro collaborazione in questo percorso di pacifica convivenza tra uomini ed animali», hanno aggiunto dal Comune di Barletta. Si tratta di una pratica che la LNDC sta portando avanti anche in altri comuni e che si spera si possa diffondere il più possibile anche nelle scelte di altre amministrazioni. Del resto non solo la normativa pugliese lo prevede ma la reimmissione sul territorio è stata ampiamente disciplinata dal nostro legislatore.