Le persone che hanno già avuto esperienza di soccorrere un animale ferito o in difficoltà lo hanno sicuramente già sperimentato sulla propria pelle e anche su quella degli animali che hanno cercato di aiutare: che, per chi il soccorso lo dovrebbe ricevere, si possono tradurre in attese di ore e grandi sofferenze prima di poter ricevere cure o semplicemente prima di essere tolto da una situazione di grande difficoltà.
Non esiste un numero unico per il soccorso di animali
Questo avviene perché manca un numero unico a cui rivolgersi, come invece esiste per le emergenze umane, con operatori presenti 24 ore al giorno capaci di attivare chi debba occuparsi del problema. Per economizzare e non creare inutili duplicati di centrali operative potrebbe essere utilizzata l’attuale struttura delle emergenze che fa capo al 112. A valle del centralino però occorrerebbe poi distribuire le competenze, individuare, ma meglio sarebbe dire creare o riorganizzare, le strutture destinate alla cura e al ricovero, facendosi strada fra colpevoli omissioni, incolpevoli surroghe fatte spesso di buona volontà ma di scarsa competenza, carenza di luoghi di cura e ancor maggiore carenza di strutture in grado di custodire gli animali soccorsi fino a risoluzione del problema.
Allo stato attuale il soccorso veterinario degli animali domestici feriti dovrebbe essere in capo al servizio veterinario pubblico, secondo riferimenti e normative che cambiano da regione a regione, mentre la fauna selvatica dovrebbe essere di competenza dei servizi faunistici regionali o provinciali che dovrebbero poi trasferirla per cure e degenza, in attesa dell’eventuale liberazione, presso i CRAS (Centro di recupero animali selvatici).
Soccorso specie esotiche, ancora più complicato
Sulle specie esotiche la questione, se possibile, si complica ulteriormente perché non vi sono certezze e sono pochissimi i centri in grado di accogliere, anche solo temporaneamente, questi animali. Qualcuno sostiene che la competenza sia dei Carabinieri Forestali, ma solo per le specie in CITES, altri che se ne dovrebbero occupare i Comuni attraverso i servizi di Polizia Locale, altri ancora rimandano alle associazioni, dove e quando siano effettivamente dotate di strutture e mezzi per soccorso e accoglienza.
Unica vera e inossidabile certezza, per gli animali che si trovano in difficoltà, sono i Vigili del Fuoco, sempre pronti per togliere dagli impicci il falco rimasto impigliato con un filo alla zampa su un campanile, il capriolo caduto nel canale irriguo o il cane che ha infilato la testa nella cancellata, restandoci poi incastrato. I pompieri sono sempre disponibili a intervenire con i loro mezzi e la loro indubbia professionalità, in ogni occasione che necessiti di salvare un animale in difficoltà. Non soltanto con autoscale e autopompe, ma anche con i loro nuclei specializzati come i sommozzatori o il SAF (Soccorso speleologico, alpino e fluviale).
Animali da allevamenti scappati o feriti: una vera odissea cercare soccorso
Altra indubbia difficoltà è quella che riguarda gli animali da allevamento scappati o feriti: nella stragrande maggioranza dei casi il soccorso di un maiale ferito o di un cavallo scappato diventa un’odissea, perché mancano mezzi per il recupero e strutture per la detenzione. E spesso, come accade per gli esotici, anche le competenze per la loro manipolazione e contenzione.
Il panorama del soccorso agli animali è davvero molto frammentato, fatto spesso di un insieme di buone volontà che non sempre bastano e di vuoti che paiono incolmabili. Specie al cittadino che anche quando munito di ottime intenzioni deve armarsi di grande pazienza, visto che gli si chiede spesso di effettuare un rosario di telefonate e di doversi poi sobbarcare anche tempi di intervento che possono durare ore, in attesa di una macchina della Polizia Locale o dei Carabinieri, di un intervento dei servizi veterinari o dell’arrivo di un’associazione di buona volontà, che magari ha una sede operativa a cinquanta chilometri dal fatto.
Il soccorso degli animali deve, o meglio dovrebbe, essere un’attività svolta dagli enti pubblici preposti, con competenze chiare e con strutture operative efficienti. Quest’attività non assolverebbe soltanto alle necessità degli animali e dei cittadini, ma sarebbe anche in grado di creare professionalità e competenze che si potrebbero tradurre in posti di lavoro.