Gli animali da diversi decenni vengono sempre più spesso utilizzati all'interno degli ospedali o dei centri di cura come supporto terapeutico, soprattutto in caso di persone inferme e bambini. La ricerca ha tra l'altro dimostrato come tale impiego degli animali sia in grado di migliorare le condizioni di vita dei pazienti, oltre a non risultare pericoloso per le specie fino ad oggi utilizzate, come cani, gatti, cavalli e talvolta particolari specie di uccelli e d'insetti.
Una nuova proposta sta però sollevando diverse perplessità in Brasile. In un centro di cura a San Paolo alcuni medici hanno proposto di utilizzare i serpenti come supporto terapeutico per i pazienti con autismo, nel tentativo di far relazionare i soggetti con l'esterno grazie gli animali. Ciò ovviamente ha fatto sorgere parecchi dubbi anche ai parenti dei pazienti, ma ora sono anche gli scienziati ad avere parecchie perplessità.
Dal canto loro, i promotori di questa iniziativa, fra cui la terapista Andrea Ribeiro, si dichiarano entusiasti dai risultati fin ora ottenuti. I bambini autistici per esempio, afferma la dottoressa, non hanno alcun timore nei confronti di questi grandi rettili e anche i boa costrinctor utilizzati, lunghi circa 3 metri, sembrano non essere turbati dall'affetto che i pazienti rivolgono nei loro confronti. Inoltre, assicurano gli esperti, ogni trattamento con i serpenti è seguito, oltre che dal terapista, anche da erpetologi esperti, che possono intervenire immediatamente, qualora i serpenti reagiscano negativamente al contatto umano. Questo però non è per ora mai avvenuto.
Come vengono però utilizzati i rettili in questa terapia? Semplicemente, chiarisce Ribeiro, i terapisti pongono i serpenti sulle spalle o sulle gambe dei pazienti, di modo che essi possano entrare in contatto con questi animali. Proprio il contatto con la pelle squamosa di questi animali è ciò che permette a questi bambini di sentirsi a loro agio, con l'eventuale sguardo dei serpenti che può divenire un altro punto di contatto molto forte con l'esterno. Ricordiamo infatti che i bambini autistici di solito tendono ad isolarsi e a rifiutare la realtà, mentre l'uso dei serpenti viene visto dai terapisti come una chiave che riesce a superare i loro sistemi di difesa inconscia.
I serpenti però non sono gli unici animali che Ribeiro utilizza per la terapia. Ha infatti sperimentato l'uso di diverse specie di lucertole, tartarughe e di alligatori per circa dieci anni, prima di passare temporaneamente ai serpenti. E seppur il trattamento non è ancora stato scientificamente omologato, dal centro di cura di San Paolo affermano che il suo metodo funziona anche con soggetti che non presentano disturbi cognitivi. «È stato infatti clinicamente dimostrato che quando le persone entrano in contatto con gli animali, rilasciano neurotrasmettitori come la serotonina e le beta-endorfine che danno un senso di piacere e benessere – afferma Ribeiro. – Questo rilassa i pazienti e li induce a pensare in un modo diverso, rispecchiandosi in questi animali».
Perché però proprio i serpenti? Anche in questo Ribeiro è abbastanza chiara. Anni fa utilizzava prevalentemente i cani come animali per gli interventi assistiti. Essi però cercavano il più delle volte di giocare o di attirare l'attenzione dei pazienti. Ciò metteva spesso a disagio alcuni di essi, specialmente quelli che soffrivano l'immobilità o di disturbi dello spettro autistico. Essere per esempio costretti a restare sulle sedie a rotelle per il resto della vita non permetteva di godere a pieno la compagnia di un cane, che per natura quando vede un essere umano o il corrispettivo pet mate induce istintivamente a praticare attività fisica insieme a lui, qualcosa che non tutti possono fare.
E così l'equipe di Ribeiro si è avvicinata al mondo dei rettili ed è nata una nuova opportunità. «Questi animali non cercano attenzione come fanno alcuni mammiferi. Inoltre anche se indifferenti riescono a emanare una forma molto particolare e caratteristica di affetto e sono molto utili per alleviare le tensioni muscolari, fornendo involontariamente un massaggio».
Nell'equipe c'è anche un'esperta il cui compito è monitorare i livelli di stress degli animali. «Noi ovviamente operiamo con queste specie e lavoriamo con questa tipologia di pazienti con i permessi dell'autorità ambientale brasiliana e del ministero della salute», chiarisce laRibeiro.
La domanda principale però rimane: è etico utilizzare animali selvatici come i serpenti all'interno di terapie complesse su soggetti disabili? Mentre attendiamo il responso della comunità scientifica, sperando al contempo che le affermazioni dei terapisti brasiliani vengano confermate dalla ricerca, restano molti dubbi. Tuttavia, non possiamo però non rimanere affascinati dal modo in cui i serpenti in dieci anni di utilizzo non abbiano mai attaccato i pazienti che si sono prestati alle loro cure, dimostrando ancora una volta di non meritare la pessima fama di cui godono. Inoltre, se venissero utilizzati animali di centri di recupero, disabili o impossibilitati a tornare in natura, forse questa attività potrebbe anche contribuire a sensibilizzare e far conoscere meglio anche questi affascinanti rettili.