Strisciava tra la sabbia della spiaggia di Ladispoli, tra ombrelloni e lettini da poco sistemati per l’inizio della stagione estiva e sotto gli occhi dei bagnanti che si sono, inevitabilmente, spaventati: si tratta di un serpente del grano (Pantherophis guttatus), rettile non velenoso originario dell'America settentrionale, specie originaria degli Stati Uniti per cui è vietato il rilascio in natura.
A segnalare il rettile sono stati gli stessi bagnanti, attirati dal colore rosso-arancio brillante delle squame: quando hanno capito che si trattava di un serpente hanno contattato gli operatori della Guardia Rurale Ausiliaria Nogra, che sono arrivati in spiaggia e lo hanno catturato: «Riteniamo che non si tratti di una fuga, quanto piuttosto di un abbandono – ha spiegato a Kodami Maurizio Leopardi, il volontario del gruppo Nogra che ha recuperato il rettile – Attualmente lo abbiamo noi in affidamento e lo terremo sino a quando non riusciremo a rintracciare il proprietario. Se qualcuno avesse notizie in merito può contattarci al numero 3922564772».
Il serpente del grano è originario dell'America settentrionale, ed è ampiamente distribuito negli Stati Uniti orientali e centrali, dal New Jersey alla Florida, dal Texas al Kansas e al Nebraska. Il suo habitat ideale sono le foreste, le praterie, le zone costiere, i campi aperti e le zone umide, ma alcuni esemplari sono presenti anche in aree urbane, dove trovano prede sufficienti nei pressi degli ambienti abbandonati. Il suo nome deriva dal fatto che si nutre principalmente di roditori come topi e ratti, che spesso infestano i granai.
Si tratta, quindi, di una specie che in Italia arriva perché acquistata per la detenzione in cattività, ma altamente adattabile e che può sopravvivere in un'ampia varietà di condizioni climatiche. Il rilascio in natura, come quasi sempre accade per specie alloctone, può avere quindi un forte impatto sugli ecosistemi locali, cui si aggiungono i rischi che serpenti abituati a vivere in cattività possono correre se lasciati a loro stessi in luoghi sconosciuti: se venisse confermato che si tratta di un abbandono, la persona responsabile rischia l'arresto fino ad un anno o l'ammenda da 1.000 a 10.000 euro, così come stabilisce l'articolo 727 del Codice penale. Va ricordato che non si tratta di una specie velenosa: le sue prede vengono uccise per costrizione, stringendole con forza fino a soffocarle. In caso di avvistamenti, dunque, non è necessario allarmarsi eccessivamente: la segnalazione al 1515, il numero di pronto intervento per emergenza ambientale, è il modo migliore per procedere garantendo l’incolumità di tutti.