Finisce con una condanna in primo grado a 8 anni la storia di violenza e terrore vissuta da Rita Di Mario, presidente dell’associazione animalista L’Arca di Rita, perseguitata da un uomo che nel settembre del 2021 l’ha aggredita e sequestrata sul suo furgone uccidendo davanti a lei il suo Chihuahua.
La donna, molto conosciuta a Nettuno per la sua attività di soccorso e recupero di animali, aveva conosciuto l’aggressore proprio per motivi lavorativi: l’uomo, un cittadino bulgaro all’epoca dei fatti 35enne, si era presentato all’associazione chiedendo cure per il suo cane. Di Mario aveva accettato di buon grado, e ne era nata una conoscenza che per un breve periodo era sfociata anche in una collaborazione con il rifugio. Nel giro di qualche tempo però il 35enne aveva iniziato a diventare aggressivo e ad avere comportamenti persecutori e minacciosi, una violenza alimentata dall’alcol. La donna a quel punto aveva deciso di interrompere la collaborazione, ed era iniziata la persecuzione.
L’uomo ha iniziato a farsi trovare al rifugio e nei luoghi che Di Mario frequentava, sino a quando una mattina l’ha attesa fuori dal santuario di Nettuno che aveva appena visitato, è salito sul suo furgone e si è messo al volante, partendo. Minacciando di violentarla e ucciderla, l’ha presa a pugni e l’ha afferrata per il collo, poi si è accanito contro il cagnolino strangolandolo a mani nude davanti al suo sguardo terrorizzato e impotente. L’incubo è durato il tempo necessario a percorrere 15 chilometri, da Nettuno a Campoverde: è qui che la donna ha deciso di aprire la portiera e gettarsi dal furgone in corsa, ed è qui che un carabiniere fuori servizio ha notato la scena ed è intervenuto bloccando il 35enne.
Di Mario era stata portata d’urgenza in ospedale, dove era stata ricoverata per le numerose ferite, e l’uomo era stato arrestato e accusato di minacce, lesioni aggravate, sequestro di persona, maltrattamento e uccisone di animali. Un’uccisione che dimostra come in molti casi di violenza sulle donne gli uomini violenti e abusanti prendano di mira i loro animali per terrorizzarle ed esercitare un maggior controllo, come aveva già spiegato a Kodami Francesca Sorcinelli, presidente dell’associazione Link-Italia.
Dopo la vicenda, Lndc Animal Protection, Lav ed Enpa si erano costituite come parti civili nel processo al fianco di Di Mario, e nei giorni scorsi un giudice del tribunale di Latina ha emesso la sentenza di condanna per i reati di sequestro di persona, lesioni aggravate, tentato omicidio, estorsione e uccisione di animale: 8 anni di carcere, uno in più rispetto a quanto chiesto dal pm.
«Un caso che lascia senza parole per la violenza inaudita che lo caratterizza e per cui siamo subito accorsi in aiuto di Rita, per sostenerla anche personalmente in questa tragedia, non solo a livello processuale – hanno fatto sapere le associazioni – Purtroppo questa storia rende perfettamente l’idea di come la violenza non conosca limite e quando qualcuno si mostra violento nei confronti degli animali, rischia di essere un pericolo per la società intera. Siamo tutti potenziali vittime di persone che non hanno rispetto della vita e della libertà altrui: animali e esseri umani in modo indistinto. La vita va tutelata sempre, senza se e senza ma, e le pene devono essere esemplari perché chi delinque non si trovi più nelle condizioni di poterlo fare».