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15 Giugno 2021
10:29

Sequestro di borse e cinture realizzati con pellami di animali a rischio estinzione: cosa dice il CITES

Accessori di moda realizzati con pellami di animali in via di estinzione, esposti in bella vista in due negozi di Milano e di Cernusco sul Naviglio senza alcun certificato di acquisto che ne attestasse la regolarità. La normativa è prevista dal CITES, lo strumento che regola il commercio internazionale di circa 35mila specie, garantendo la conservazione delle biodiversità.

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Borse, cinture, portafogli, porta tessere e portachiavi, tutti realizzati con pelli di Pitone reticolato, Pitone delle rocce indiane e coccodrillo e pellami di animali in via di estinzione. Tutte esposte in bella vista in due negozi di Milano e di Cernusco sul Naviglio senza alcun certificato di acquisto rilasciato dal CITES, lo strumento normativo che regola il commercio internazionale di circa 35mila specie, che ne attestasse la regolarità.

I due commercianti, davanti alla richiesta del Nucleo Antiabusivismo della Polizia locale, non sono stati in grado di esibire alcuna fattura, come invece sono tenuti a fare, portando così gli agenti a sequestrare tutta le merce per un valore totale di 27mila euro.

Al momento, pertanto, non potendo dimostrare che le pelli impiegate per realizzare gli accessori fossero state importate legalmente nel territorio italiano, i due distributori sono stati denunciati «per aver detenuto ai fini della vendita prodotti realizzati con esemplari appartenenti a specie animali protette senza la prescritta documentazione». Le violazioni di questo genere sono punite con sanzioni, previste da normativa nazionale, che vanno fino a 200mila euro e all’arresto da sei mesi ad un anno.

Cos’è il CITES

Come sappiamo, l’estrema commercializzazione di alcune specie protette di animali e vegetali rappresenta, insieme alla cattura e all'uccisione, una delle cause principali della loro rarefazione in natura. Ma il traffico internazionale illegale non si ferma e,  secondo dati del Wwf , ha un valore globale di 23 miliardi di dollari. Numeri che fotografano perfettamente la gravità del problema.

Per fermare o, meglio, controllare, tutto questo, esiste la Convenzione di Washington sul "commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatiche minacciate di estinzione". Il CITES (Convention on International Trade of Endagered Species) è attualmente applicato da oltre 182 Stati e lo scopo è quello di garantire che nessuna specie di fauna o flora selvatiche sia soggetta a sfruttamento insostenibile a causa del commercio internazionale.

È composto di tre appendici: la prima, come riporta il testo della Convenzione «elenca le specie minacciate di estinzione che sono o possono essere influenzate dal commercio internazionale; in generale per tali specie è vietato ogni commercio internazionale, sebbene alcuni casi possano essere autorizzati in circostanze eccezionali».

La maggior parte delle specie, comunque, è elencata nell’Appendice II «che include specie non necessariamente minacciate di estinzione, ma che possono diventarlo se il loro commercio non è severamente disciplinato».

Infine l’Appendice III include «specie soggette a regolamentazione in un particolare Stato membro e per le quali è necessaria la collaborazione degli altri Stati membri al fine di controllarne il commercio».

Quando è stato firmato

L’accordo internazionale sul testo della convenzione è stato firmato a Washington il 3 marzo 1973 per poi entrare in vigore il 1 luglio 1975. All’incontro erano presenti i rappresentanti di 80 Paesi. Per quanto riguarda l’Italia venne ratificata con legge n. 874 del 19/12/1975 e, attualmente, è disciplinata anche dal Regolamento CE 338/97. È in vigore dal 1980 e la sua d’attuazione è affidata a diversi Ministeri, dall’Ambiente all’ Economia, dal Commercio con l’Estero al Ministero delle Politiche Agricole.

Al CITES gli Stati aderiscono volontariamente e al momento quelli che hanno accettato di essere vincolati dalla Convenzione, noti come Parti, sono 182.  Il trattato non sostituisce le leggi nazionali, fornisce però un quadro di riferimento normativo per tutti gli Stati Parte, i quali sono tutti tenuti ad applicarne i provvedimenti.

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Simona Sirianni
Giornalista
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