Un allevamento che ospitava 190 animali: 64 bovini, 78 suini, 11 bufale, 27 caprini, 5 cavalli e 6 vitelli. Una serie di violazioni alla legge che li costringeva a vivere in condizioni irrispettose della loro dignità di esseri viventi, abbandonati tra quintali di escrementi. I Carabinieri del Nucleo investigativo di Polizia Ambientale, Agroalimentare e Forestale di Bari che, coordinati dalla Procura di Trani, hanno sequestrato un complesso aziendale di 15mila metri quadrati a Ruvo di Puglia, nell’area metropolitana di Bari. Nell’operazione i militari hanno proceduto al sequestro anche degli animali.
La lista delle violazioni delle normative ravvisate è molto lunga: la presenza di opere edilizie abusive e di manufatti in amianto, si aggiunge alle irregolarità sotto il profilo ambientale e veterinario. La descrizione che emerge dalle indagini è agghiacciante: le stalle erano completamente sporche. Mucche, vitelli e capre erano circondati da cumuli di letame. I piazzali erano ricolmi di liquami di vario tipo e rifiuti zootecnici venivano accatastati all'aperto. Il titolare aziendale, così, è stato accusato di occupazione e invasione di terreni, inquinamento ambientale, detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura, immissione molesta di odori e deposito incontrollato di rifiuti.
Più volte con Kodami abbiamo spiegato come molti allevamenti, in particolare quelli intensivi, pregiudichino completamente il naturale decorso della crescita animale e la normale capacità riproduttiva. Le norme, pur stringenti, comunque consentono l’imposizione di condizioni di vita inaccettabili. Queste regole, peraltro, spesso non vengono neanche rispettate appieno, come dimostrerebbe l’esito dell’operazione dei NAS di Bari. L'attualità della cronaca ci porta a pensare che quanto fatto finora non sia sufficiente. Senza contare, tra l’altro, le conseguenze che tutto questo determina sotto il profilo ambientale, come descritto in altri casi simili a questo.
L’auspicio è che le forze dell’ordine proseguano nella loro attività di controllo per garantire almeno il rispetto delle condizioni minime di tutela della dignità dell’animale così come fissate dalla legge. Dopodiché, occorre far accrescere la consapevolezza dell’utente-consumatore: sapere come un determinato prodotto è stato realizzato, quali metodiche e quali condizioni ha dovuto affrontare un animale nel corso della sua vita è il primo passo fondamentale. In ultimo occorre una seria presa di posizione anche da parte del legislatore: il vero cambiamento passa da scelte forti che, senza compromettere le pur legittime valutazioni di ordine economico, rispettino la dignità della vita.