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18 Novembre 2022
12:15

Sequestrati oltre 600 uccelli protetti a Como, molti già morti

Centinaia di piccoli uccelli protetti sono stati sequestrati a un bracconiere a Como. Molti erano già morti mentre gli altri sono stati affidati alle cure di un CRAS. Da Nord a Sud, il bracconaggio è purtroppo ancora oggi una delle minacce principali per la biodiversità italiana.

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La Polizia Provinciale di Como ha sequestrato a un bracconiere ben 625 uccelli protetti appartenenti a svariate specie. Purtroppo 400 di questi erano già morti e conservati all'interno di un freezer, mentre tutti gli altri sono stati affidati alle cure del CRAS Stella del Nord della Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente. I piccoli passeriformi, tra cui pettirossi, fringuelli, storni e tordi era tenuti in condizioni pessime all'interno di gabbie minuscole e mostravano segni evidenti di sofferenza e cattivo stato di salute.

I veterinari del CRAS si prenderanno ora cura di loro con l'obiettivo di liberarli nuovamente quanto prima in natura. Quasi certamente, i piccoli passeriformi erano destinati al mercato nero della ristorazione. Purtroppo, infatti, in alcune regioni del Nord, tra cui Lombardia e Veneto, è ancora molto diffusa la tradizionale polenta e osei, che prevede che piccoli uccelli protetti come pettirossi, fringuelli e peppole, vengano cucinati allo spiedo.

Ma il bracconaggio è un problema molto serio che riguarda, in modalità differenti, l'Italia intera, al primo posto in Europa per catture e uccisioni illegali di uccelli. Secondo BirdLife, la più importante organizzazione che si occupa della conservazione dell'avifauna, ogni anno nel bacino del Mediterraneo sono circa 25 milioni gli uccelli selvatici che vengono catturati e uccisi illegalmente. Ben 5,6 di questi sono abbattuti o catturati Italia, al secondo posto dietro all'Egitto nella triste classifica sul bracconaggio lungo le sponde del Mediterraneo.

Sono almeno sette le kill zone principali nel nostro Paese tenute sotto attenta osservazione per quanto riguarda l'uccisione di uccelli protetti. Oltre che le Prealpi lombardo-venete, dove sono proprio i piccoli passeriformi le specie maggiormente colpite, ci sono poi il delta del fiume Po, lo stretto di Messina, la Sicilia, le zone umide pugliesi e le coste e le piccole isole tra Campania e Lazio. Tra le paludi e le zone umide del Po, le specie maggiormente abbattute sono soprattutto anatre, oche e altri uccelli acquatici, come fischioni, morette, volpoche e beccaccini.

Peppola uccello spiedo bresciano
Peppola, piccolo uccello particolarmente ricercato per lo spiedo bresciano

Lo stretto di Messina è invece tristemente famoso per le uccisioni di grandi migratori veleggiatori, come le cicogne e soprattutto i rapaci. Lo stretto rappresenta infatti un punto di snodo fondamentale per la rotta che porta in Africa e ogni anno vi confluiscono decine di migliaia di uccelli migratori. A farne le spese sono soprattutto rapaci, tra cui falchi pecchiaioli, albanelle, nibbi e anche avvoltoi, come il rarissimo capovaccaio, oggetto di numerosi progetti di reintroduzione in tutta Europa.

Rapaci che in Sicilia non solo vengono abbattuti a colpi di fucili, ma sono anche vittime di prelievi di pulli e uova dai nidi. Specie ormai rarissime nel resto d'Italia, come il falco lanario o l'aquila del Bonelli, vengono depredate per essere spesso destinate al mercato nero della falconeria. Proprio la scorsa primavera, due giovani esemplari di Bonelli sono stati sequestrati a Porto Empedocle, in provincia di Agrigento e con tutta probabilità erano stati prelevati direttamente dal loro nido in natura.

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Un falco pecchiaiolo, tra i rapaci maggiormente abbattuti nello stretto di Messina

Lungo le coste e le zone umide pugliesi, come nel Foggiano, il bracconaggio colpisce non solo specie strettamente acquatiche, come alzavole, marzaiole o fischioni, ma anche uccelli come le quaglie o le allodole, catturate catturati con sistemi illegali come le reti oppure attirate con richiami eletroacustici, vietati anche quando la caccia è aperta. L'ultima delle kill zone italiane riguarda invece le coste tra Campania e Lazio e le piccole isole che si trovano al largo.

Nelle zone umide del Casertano, storica roccaforte per il bracconaggio gestito dalla criminalità organizzata, si spara a qualsiasi tipi di uccello acquatico, dalle anatre agli aironi, passando per limicoli di ogni genere come pantane, pavoncelle o cavalieri d'Italia. Sulle piccole isole come Ischia o Ponza, invece, a farne le spese sono soprattutto piccoli e grandi migratori, arrivati stremati dall'Africa in cerca di cibo e riposo, vedranno il loro viaggio e la loro vita bruscamente interrotti da doppiette, reti e trappole.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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