Oltre 550 uccellini nati da pochi giorni e strappati alla vita selvatica per essere venduti come richiami vive per cacciatori: è quanto hanno scoperto, e sequestrato, i Carabinieri Forestali nell’ambito di una maxi operazione che ha portato alla denuncia di due persone di nazionalità polacca e due di nazionalità italiana, accusati di ricettazione e maltrattamento di animali.
A darne notizia è stata la Lipu, che ha confermato che l’intervento dei Forestali, oltre a salvare 559 uccelli, ha fatto sfumare un bottino da svariate decine di migliaia di euro, cifra che – si stima – avrebbero guadagnato i bracconieri dalla vendita degli animali. Che una volta dotati di un anello identificativo inamovibile contraffatto, avrebbero potuto essere venduti ai cacciatori fino a 200/300 euro, spacciandoli per richiami legali.
L’indagine è stata condotta dalla Sezione operativa antibracconaggio e reati in danno agli animali del reparto Operativo, dal raggruppamento Carabinieri Cites di Roma (Soarda) e dai militari del Nucleo Carabinieri Cites di Perugia insieme con il Centro anticrimine natura di Udine. Tra le centinaia di uccelli presenti all’interno dell’auto di uno dei soggetti italiani, gli investigatori hanno trovato varie specie di turdidi (cesene e tordi bottacci), tutti prelevati illegalmente in natura, in territorio polacco. Essendo animali con pochi giorni di vita, e avendo necessità di essere alimentati due volte al giorno, gli uccelli sono stati ricoverati nel Centro di recupero fauna esotica selvatica e tartarughe marine di Terranova, in provincia di Gorizia.
«A sei anni dall'entrata in vigore del piano nazionale antibracconaggio, possiamo ormai dire che si tratta di uno strumento inutilizzato, che non ha portato alcun reale beneficio alla causa e, anzi, rischia oggi di rappresentare una foglia di fico che copre il disimpegno delle istituzioni italiane, sul fronte della lotta al bracconaggio, a quasi tutti i livelli – ha detto Aldo Verner, presidente della Lipu-BirdLife Italia – Un ringraziamento particolare va tuttavia ai Carabinieri forestali, che con le loro operazioni rappresentano ad oggi, assieme all'incessante lavoro delle organizzazioni ambientaliste e a quel che rimane delle Polizie provinciali, l’unica vera forma di contrasto al dilagare del bracconaggio».
«Il ministro Pichetto Fratin e gli uffici del ministero dell'Ambiente non possono più restare inerti di fronte a fatti come questi – ha concluso Verner – e così la Commissione europea, alla quale abbiamo inviato, di recente, con altre associazioni, una dettagliata denuncia della situazione italiana, sia della caccia grigia che della diffusa illegalità, e dalla quale – conclude il presidente della Lipu – ci attendiamo interventi urgenti e decisivi».
La piaga del bracconaggio miete ogni anno migliaia di vittime tra gli uccelli. Moltissimi vengono prelevati dai nidi, piccolissimi, per essere appunto rivenduti ai cacciatori come richiami vivi, altri per la livrea colorata e il loro canto, come i cardellini. Il piano nazionale antibracconaggio è stato lanciato nel 2017 nell'ambito della strategia nazionale per la biodiversità, in risposta alla procedura EU – Pilot attivata dalla Commissione europea per la grave situazione del bracconaggio in Italia. Sono proprio l'Arma dei Carabinieri e il raggruppamento CITES a dirigere la cabina di regia del piano, che prevede cinque obiettivi principali e 31 azioni, con focus non solo sul contrasto diretto delle uccisioni illegali degli uccelli, ma anche su azioni di prevenzione e coordinamento a livello nazionale.