Alcuni scienziati tedeschi hanno appena compiuto un piccola impresa relativa al sequenziamento del DNA di specie estinte. Sono riusciti infatti a ottenere per la prima volta delle sequenze di DNA dell'antico rinoceronte lanoso (Coelodonta antiquitatis), specie estinta da circa 18-15.000 anni in Europa, grazie all'analisi di alcuni coproliti – ovvero escrementi fossili – di iena delle caverne (Crocuta crocuta spelaea), che conservano ancora dei frammenti di carne e di pelle non digeriti.
Con il termine coproliti gli scienziati definiscono tutti gli escrementi fossili che spesso sono considerati fra i reperti più preziosi in assoluto che è possibile trovare in uno scavo, poiché conservano molti dati paleo ambientali che non si possono ottenere in altri modi. Lo studio e le analisi sono state pubblicate sulla rivista Biology Letters e dimostrano ancora una volta quanto versatili si stiano dimostrando le tecnologie introdotte per la prima volta nella paleontologia da Svante Paabo, Nobel per la Medicina nel 2022, durante i suoi studi sul DNA antico e sulle specie estinte durante la fase finale dell'era glaciale.
I coproliti utilizzati per sequenziare il genoma sono stati rinvenuti in due grotte risalenti al Paleolitico medio, entrambe all'interno di quella che viene ricordata in Germania come Lone Valley. Una grotta si trovava di preciso a pochi chilometri da Bockstein-Loch, mentre l'altra era a Hohlenstein-Stadel. Per evitare che le macchine cominciassero a lavorare su DNA di iena invece che su quello di rinoceronte, i paleontologi hanno prima portato tutti i coproliti in un laboratorio speciale, dove gli esperti sono riusciti a isolare esclusivamente i frammenti di tessuto che gli interessavano. Disponendo inoltre già delle antiche sequenza di iena, è stato quindi più semplice riuscire a isolare le eventuali sequenze appartenute al carnivoro, ottenendo così campioni certi di rinoceronte.
Di preciso, gli autori sono riusciti ad estrarre e a sequenziare il genoma mitocondriale del rinoceronte lanoso, che per quanto più piccolo rispetto al DNA nucleare permette di ottenere importanti informazioni che aiutano a comprendere meglio l'evoluzione delle specie o la discendenza materna. Hanno così scoperto che le due popolazioni principalmente note, ovvero quella europea e quella siberiana, erano separate filogeneticamente e probabilmente appartenevano a due specie o sottospecie distinte. Studiando il DNA mitocondriale, gli scienziati hanno infatti dimostrato che le due popolazioni si erano separate da un antenato comune circa 45.000 anni fa.
Questa scoperta, inoltre, evidenzia come il metodo utilizzato sia ormai applicabile su diversi tipologie di reperti e non solo sui resti scheletrici. I paleontologi, con questa studio, sperano quindi di chiarire una volta per tutte che grazie a questa tecnologia oggi è possibile fare ricerca anche lontano dai siti di scavo, ottenendo importanti informazioni altrimenti impossibili da recuperare semplicemente con lo studio classico dei fossili.