Mancano le api e le farfalle e le piante sono sempre più a rischio. Più del 75% delle principali colture agrarie ha infatti bisogno dell’impollinazione di almeno 16 mila insetti diversi. Ma la minaccia riguarda oggi quasi una su 10: il 9% di questi animali, infatti, è a rischio di estinzione. L’inquinamento e i cambiamenti climatici stanno dando un colpo profondo alle loro popolazioni. Eppure, lo stesso uomo dovrebbe essere consapevole che senza gli impollinatori una gran fetta della sua economia sarebbe impossibile. Il servizio che api, vespe e farfalle danno nell’intero mondo vale circa 153 miliardi di dollari, dei quali circa 26 in Europa e 3 in Italia. È questa la fotografia che fa l’Ispra fa nel suo rapporto “Piante e insetti impollinatori: un’alleanza per la biodiversità”, alla cui realizzazione hanno contributo numerosi esperti di istituzioni, enti di ricerca, università e associazioni, che svolgono da anni attività di informazione, formazione e ricerca sul tema.
Gli apoidei compongono circa 20mila specie diverse: in questo “calderone” ci sono anche le api da miele (le Apis mellifera). Sono loro le protagoniste dei circa 17 milioni di alveari presenti solo nell’Unione europea curati da circa 600 mila apicoltori. In totale producono circa 250mila tonnellate di miele ogni anno. «Di fronte alle evidenze inequivocabili fornite dalla scienza rispetto alla drastica riduzione delle popolazioni e alle minacce a cui sono sottoposti gli impollinatori a causa delle attività antropiche, i decisori politici sono chiamati ad intensificare gli sforzi per arrestare e invertire il declino delle popolazioni di impollinatori, in particolare di quelle delle specie selvatiche in un quadro di tutela della biodiversità», spiega Alessandro Bratti, direttore generale dell’Ispra.
Bisogna farsene una ragione: quando si va al supermercato bisogna ringraziare le api se si trovano mele, arance, pesche, limoni, fragole, mirtilli, pomodori, carote, zucchine, cipolle, cocomeri e poi basilico, salvia, rosmarino, camomilla, lavanda. Sono queste le colture più diffuse che dipendono parzialmente o interamente dagli insetti. Il bacino del Mediterraneo nell’Europa meridionale è ricco a livello ambientale ma, proprio per questo, tra le zone più a rischio. Contiene infatti il 7,8% della biodiversità mondiale, pur rappresentando solo l’1,6% del pianeta. In questa zona si contano circa 25.000 specie di piante da fiore e tra le 3mila e le 4mila specie di api.
Secondo il rapporto Ispra, i cambiamenti climatici sono uno dei maggiori fattori di pressione sulle specie animali, inclusi gli impollinatori. La Strategia per la Biodiversità 2030 e quella “Farm to Fork”, che sono state lanciate nel 2020 dall’Unione Europea, hanno al loro interno azioni e proposte per raggiungere entro il 2030 diversi obiettivi per aiutare la biodiversità (impollinatori inclusi), e per garantire l’integrità degli ecosistemi e la sicurezza alimentare. Tra questi, la riduzione del consumo di suolo e del degrado degli habitat nei quali gli impollinatori vivono e si nutrono, l'incremento della superficie coltivata con metodi sostenibili e rispettosi dell’ambiente e della biodiversità (come l’agricoltura biologica, che dovrebbe raggiungere il 25% dei suoli europei), la riduzione del 50% l’utilizzo di pesticidi nell’ambiente.