Ognuno di noi, almeno una volta nella vita, avrà sentito dire da un’amante dei cani: “E’ così intelligente che sembra una persona…”. Questa frase mi è risuonata in testa per anni come il ritornello di una hit estiva. Mi sono sempre fidato del mio cervello e per questo, quando si tratta di risolvere i problemi, cerco di non mettergli fretta. Troppo spesso ci pensiamo come macchine da dominare attraverso la coscienza, ma non è giusto farlo. Ce ne accorgiamo quando non troviamo una cosa o non riusciamo a ricordare una parola. Fin quando sollecitiamo la nostra mente a risolvere l’enigma, non troveremo mai la soluzione. Solo se abbandoniamo quel pensiero fisso la svolta arriverà all’improvviso, quando meno ce lo aspettiamo. Penso che il cervello sia come un iceberg di cui la coscienza rappresenti solo la parte emersa.
L’essere umano non è il centro del mondo
La frase: “…Sembra una persona” l’ho ripetuta così tante volte dentro me stesso al punto da far evaporare il significato e lasciare emergere il semplice ritmo. Quando quella frase si è trasformata da senso compiuto in suono, ecco appunto che è emerso il significato. Eureka! Per l’antropocentrismo, che il lettore avrà imparato a conoscere, l’essere umano è il centro di tutte le cose, la massima evoluzione delle specie animali, dotato di un’intelligenza che ci consente di dominare il mondo. Per questa errata convinzione quando vogliamo misurare il quoziente intellettivo di un’altra specie prendiamo come metro di paragone noi stessi.
Che cosa vuol dire il termine “persona” e differenza con “personalità”
Cerchiamo allora di affrontare insieme gli errori culturali contenuti nella frase incriminata, aprendo una nuova visione del mondo. Il termine “persona” è un concetto strettamente legato all’essere umano o, quanto meno diciamo che, la specie umana è composta da persone. Per calare il termine neutro persona, né maschile né femminile, in un soggetto reale, dobbiamo ricorrere al termine più appropriato di “personalità”. Abracadabra e come per magia questo semplice slittamento terminologico ci farà cambiare la prospettiva sulle cose! Personalità, infatti, non è più un’ espressione ad esclusivo appannaggio di homo sapiens, al contrario, è applicabile invece a tutti i soggetti appartenenti alle diverse specie animali, ben oltre la grande famiglia dei mammiferi. La personalità è un’immagine, una foto istantanea dello specifico modo di essere di un soggetto, sia esso persona o animale. Per il termine persona siamo disposti a concedere l’esclusiva all’essere umano ma non possiamo fare altrettanto con il termine personalità. In questo caso dobbiamo condividerlo con la maggior parte degli altri animali che, pur appartenendo ad una determinata specie e ad una razza specifica, possiedono ciascuno singolarmente il proprio modo d’essere e la propria personalità. Specie cane, razza rottweiler ed infiniti modi di esserlo.
Le differenze tra le specie: intelligenze diverse, non superiori o inferiori
Chiarito ciò, quando diciamo che un cane “sembra una persona”, a quale caratteristica dell’intelligenza ci riferiamo per elevarlo alla somiglianza con l’essere umano? Io credo all’intelligenza operativa, ovvero, quella caratteristica che lo rende capace di comprendere a cosa servono e come funzionano gli oggetti, a capire il significato delle parole e, non meno importante, ad interpretare correttamente ciò che l’uomo vuole da lui . Il Border Collie viene definito il più intelligente perché è il cane che in sede sperimentale ha maggiore capacità di memorizzare termini e collegarne il suono all’oggetto corrispondente. Riteniamo molto intelligente il cane che, a seguito della richiesta dell’essere umano, sappia accendere o spegnere la luce oppure discriminare l’odore di esplosivi, sostanze stupefacenti o tumori. Non vorrei fare il guastafeste ma mi sento di mettere in dubbio il fatto che il centro dell’intelligenza del cane sia saper fare queste cose.
Osserviamo il problema da un altro punto di vista. Il cane possiede un’intelligenza sociale così sviluppata che è capace di mettere a nostra disposizione le sue qualità olfattive e cognitive, semplicemente per compiacerci e con ciò guadagnarsi il nostro rispetto e la nostra fiducia. Mentre svolge i compiti, secondo le istruzioni che gli diamo, il cane non sta esprimendo il massimo di sé nella performance richiesta, memorizzare parole o cercare sostanze. Piuttosto il suo picco di intelligenza è espresso nello svolgere il compito assegnato con successo e con ciò, consapevole di renderci felici, si guadagna un posto speciale nel nostro cuore. La sua massima prestazione cognitiva, dunque, non è la realizzazione di se stesso nel raggiungere un obiettivo operativo quanto piuttosto, sapersi guadagnare l’alleanza e la stima dell’essere umano attraverso lo svolgimento del compito richiesto.
L’intelligenza sociale del cane
A conti fatti chi è più intelligente noi o lui? Lo so, lo so…. questo punto di vista ci fa arrossire, vero? Il re (l’uomo) è nudo e l’imbarazzo emerge, come sempre, quando si rivela una semplice verità che in tutti i modi si era cercato di nascondere. Per superare l’imbarazzo di specie, che spero ognuno di voi abbia provato seguendo il ragionamento, vi aiuterò a guardare altrove verso la prospettiva successiva. Dove risiede allora la centrale operativa, la stanza dei bottoni, l’epicentro dell’intelligenza del cane? Semplice: nella dimensione sociale. L’attitudine principale di specie consiste proprio nella flessibilità, adattabilità e capacità di trovare vantaggio attraverso le alleanze sociali, costruite secondo il principio di affinità. Mi spiego meglio. Ognuno di noi, attraverso un meccanismo molto complesso che possiamo ricondurre all’asse comportamentale accettazione/rifiuto, costruisce fin da bambino vicinanze affettive e affiliative con gli altri e definisce i suoi gruppi di affinità. Per questo motivo noi umani andiamo così d’accordo con il cane, perché abbiamo lo stesso modo di organizzarci socialmente. Se osservassimo attentamente i bambini e ci soffermassimo ad ascoltarli, capiremo che dietro a capricci, litigi e improvvise passioni si cela un comportamento sociale complesso che li spinge, ogni giorno, a costruire amicizie e alleanze affettive nuove, nel tentativo di definire se stessi attraverso la relazione con gli altri. Il cane fa lo stesso, seppure non ci impiega tutto il tempo di un essere umano, a ragione del fatto di possedere un’aspettativa di vita (purtroppo) un decimo della nostra.