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31 Luglio 2022
11:00

Secondo uno studio l’uomo ha imparato a digerire il latte a causa delle carestie e delle malattie

Un recente studio mostra come solo per colpa di sporadiche carestie e malattie l'uomo iniziò a bere latte, beneficiandone a tal punto da influenzare la sua stessa evoluzione, sancendo un'era di allevamento di animali per produrre carne e latte.

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All'alba dell'allevamento, quando i primi animali domesticati venivano sfruttati per produrre latte, la maggior parte degli uomini e delle donne non potevano digerirlo. Un recente studio mostra come solo a causa di sporadiche carestie e malattie l'essere umano iniziò a utilizzare questo alimento beneficiandone a tal punto da influenzare la sua stessa evoluzione.

Sapere che l'uomo ha sfruttato per la prima volta questa risorsa alimentare nel caso estremo in cui carestie e malattie lo hanno privato di altre alternative potrebbe cambiare radicalmente la nostra concezione degli animali allevati nell'industria lattiero-casearia. Lo studio è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature da un team di scienziati dell'Università di Zurigo, in Svizzera, ed è il primo grande sforzo per indagare su come si sia sviluppata la capacità di digerire il latte nell'uomo.

La selezione naturale ha guidato la comparsa della capacità di digerire il lattosio

I ricercatori hanno effettuato un'analisi di migliaia di cocci di ceramica di anfore e vasi utilizzati per il trasporto di questo liquido, per comprendere come e quanto si diffuse l'utilizzo del latte. A queste si sono affiancate anche analisi di centinaia di antichi genomi umani rinvenuti su numerosi reperti storici cercando di individuare la prima comparsa nel DNA umano dei geni che codificano per quell'enzima necessario per digerire il lattosio: la lattasi.

L'enzima è naturalmente prodotto dalla maggior parte dei mammiferi nelle fasi iniziali di vita e serve per scindere il lattosio in due molecole di più facile digestione: il galattosio e il glucosio. In questo panorama l'uomo rappresenta un'eccezione poiché la sua produzione di lattasi è più o meno permanente per tutta la vita, anche se tende a sparire in alcune persone con il passare degli anni.

Il panorama delle teorie sul perché l'uomo iniziò a bere latte è piuttosto vario: una prima teoria ipotizza che la capacità di digerire il latte iniziò a essere benefica solo dopo che i popoli antichi cominciarono a consumare abitualmente latticini, mentre un'altra sosteneva che le prime mucche, capre e pecore, domesticate circa 10.000-12.000 anni fa, erano principalmente allevate per la loro carne, e che il consumo di latte seguì millenni più tardi.

Il team dell'Università di Zurigo, però, grazie alle sue analisi ha avanzato una terza teoria che mette in discussione tutto: i ricercatori hanno trovato residui di grasso di latte sugli antichi cocci risalenti agli albori dell'addomesticamento degli animali, anticipando di molto il periodo in cui si ipotizzava l'uomo avesse iniziato a berlo. Oltre a questo, gli studi di genomica hanno dimostrato che questi primi allevatori erano intolleranti al lattosio, e che la tolleranza al latte non è diventata comune in Europa fino a dopo l'età del bronzo, circa 5.000-4.000 anni fa.

A questo punto il quadro sembra più o meno completo: ad aver guidato la comparsa della tolleranza al lattosio e aver suggellato l'inizio dell'allevamento degli animali da latte è stata la selezione naturale. Costretti a bere latte durante le carestie per mancanza di cibo, le persone intolleranti morivano colpiti da diarrea o, in generale, non potendo assimilare liquidi, proteine e grassi utili. I nostri antenati dunque, sono coloro che sono sopravvissuti alle carestie potendo digerire il nuovo alimento, sancendo un'era di domesticazione e allevamento per la produzione di carne e latte.

Perché l'uomo moderno dovrebbe continuare a bere latte?

Dall'età del bronzo sono passati migliaia di anni e l'uomo moderno continua a nutrirsi di prodotti a base di latte e a sfruttare questi animali come fonte di cibo primaria, nonostante il reale motivo per cui abbiamo iniziato a sfruttarli come animali da latte era, originariamente, solo per necessità.

L'allevamento, soprattutto se intensivo, in qualche modo svilisce l'animale che per l'uomo ha, così, solo un valore economico e, soprattutto per i paesi del primo mondo, non avrebbe più ragione di esistere in quanto non sussiste più l'aspetto di sopravvivenza.

Gli animali da fattoria che producono latte, infatti, sono molto di più che semplici oggetti dai quali ricavare beni di prima necessità e possiedono caratteristiche uniche probabilmente sconosciute ai più. La vacca, ad esempio, senza dubbio uno degli animali ad oggi più diffusi negli allevamenti, sembra sia dotata di una forte memoria spaziale, riuscendo a ricordare la posizione delle fonti di cibo, per almeno otto ore dopo averle viste.

Le capre, invece, altri animali molto comuni nell'industria latteo-casearia e probabilmente fra i primi animali a essere stati domesticati, sono grandi arrampicatori e animali molto curiosi e intelligenti, capaci di comunicare in maniera anche molto complessa e formare forti legami sociali con l'essere umano al pari dei cani, al punto da poter concorrere per il titolo di "migliori amici dell'uomo".

Imparare dalla storia è possibile e mentre è assolutamente irrealistico optare per una immediata interruzione della produzione di latte, è possibile iniziare a considerare delle valide alternative. Una possibile strada che non solo garantisce una nuova dignità per questi animali, ma l'affrancamento dal latte acquisisce, così, anche un senso storico ed evolutivo.

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