Secondo la IUCN, l'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, sono circa 42.000 le specie oggi a serio rischio di estinzione. Gli scienziati però da diverso tempo stanno cercando di migliorare la situazione, non soltanto con progetti di tutela delle specie e l'istituzione di aree naturali protette, ma anche cercando di conservare anche il materiale e il patrimonio genetico delle popolazioni animali tramite un processo chiamato crioconservazione.
Questo prevede la conservazione di migliaia di sequenze di DNA (ma anche di embrioni, cellule riproduttive e tessuti) all'interno di celle frigorifere, in grado di raggiungere velocemente temperature estremamente basse, così da non danneggiare il DNA o i tessuti organici. I luoghi in cui questo processo viene effettuato giornalmente e in cui vengono conservati migliaia di campioni vengono definiti dagli scienziati criobanche e secondo un nuovo studio pubblicato su ZooBiology dovrebbero essercene molte di più per permettere a tutte le specie di ottenere le stesse possibilità di salvezza.
Analizzando infatti il contenuto del Frozen Zoo della San Diego Wildlife Alliance (SDZWA) – la raccolta più grande e diversificata al mondo di campioni genetici – l'equipe di Andrew Mooney, attualmente allo zoo di Dublino, ha sottolineato che ad oggi le risorse e gli sforzi messi in campo dagli scienziati per salvaguardare il futuro degli animali a maggior rischio di estinzione tramite crioconservazione sono ancora troppo pochi. E per rimediare hanno cercato di delineare un quadro per definire meglio le specie il cui campionamento risulta prioritario rispetto ad altre.
I risultati della loro indagine sono comunque abbastanza desolanti. Delle 42.000 specie a rischio, solo 965 presentano del DNA crioconservato in grado di essere utilizzato per eventuali progetti futuri. Si tratta solo del 5% delle specie presenti nella famosa Lista Rossa della IUCN, che però potrebbe raggiungere il 16,6% se si considerano anche i campionamenti conservati dai laboratori di diverse istituzioni, ma anche di università, zoo e acquari.
Mooney chiarisce, tuttavia, che la situazione può migliorare velocemente e che non tutto sembra perduto. Per esempio, il 50% delle specie attualmente elencate come estinte in natura presentano già dei campioni molecolari che stanno per essere conservati all'interno del SDZWA. Inoltre, il campionamento dei genomi da parte della comunità zoologica potrebbe raggiungere anche il 91% delle specie della lista IUCN, qualora gli scienziati cominciassero a seguire un nuovo metodo, che prevede la spedizione al SDZWA o ad altri istituti di campioni genetici prelevati ogni qual volta si effettuano studi sulla fauna selvatica.
«Questo studio non solo evidenzia l’incredibile lavoro svolto fino ad oggi dalla San Diego Zoo Wildlife Alliance, ma anche il potenziale collettivo della comunità globale di zoo e acquari nel contribuire ulteriormente alle iniziative globali di criobanca e alle priorità di conservazione – spiega Mooney – Poiché le popolazioni selvatiche continuano a diminuire in tutto il mondo, non c’è mai stato un momento più critico per raccogliere e preservare campioni genetici di specie minacciate. I campioni criobancati offrono opportunità di conservazione senza precedenti, tuttavia dobbiamo fare uno sforzo concertato per lavorare insieme e raccogliere campioni ora, prima che sia troppo tardi».
«Siamo dentro a una crisi della biodiversità globale con oltre un milione di specie che potrebbero svanire nei prossimi decenni – ha affermato invece Yvonne Buckley, altra autrice dello studio e professoressa di zoologia presso la Scuola di Scienze Naturali del Trinity – Sebbene la nostra prima priorità sia prevenire il declino delle specie in natura, le criobanche forniscono un mezzo per salvaguardare la diversità genetica e reintrodurla nelle popolazioni naturali per aumentare la loro adattabilità e resilienza»
Ma come possono essere utilizzati questi campioni crioconservati all'interno dei progetti di reintroduzione e conservazione della fauna?
I metodi previsti dalla crioconservazione sono due. Tramite tecniche di riproduzione assistita e di laboratorio, gli scienziati possono produrre embrioni che presentano caratteristiche importanti per la salvaguardia delle specie. Per esempio, questi embrioni possono introdurre sequenze importanti che sono andate perdute all'interno di una popolazione selvatica o possono anche permettere la stessa nascita di nuovi esemplari quando di una specie restano solo individui dello stesso sesso.
Caso emblematico da questo punto di vista è il rinoceronte bianco settentrionale, che oggi risulta funzionalmente estinto perché presenta una popolazione composta da sole 2 femmine, prive di potenziali partner. In questo caso, la riproduzione assistita verrebbe effettuata tramite cellule riproduttive della stessa specie crioconservate.
In altri casi, invece, si immagina di poter utilizzare queste sequenze crioconservate per permettere persino la nascita di esemplari di specie già estinte, tramite l'utilizzo di specie affini che potrebbero portare avanti la gravidanza con un certo controllo da parte dei veterinari e dei bioingegneri.
Bisogna fare però molta attenzione. Tramite i due metodi sopra elencati non si sta parlando direttamente di vera e propria clonazione. Questo è un altro metodo, che può anche sfruttare delle sequenze crioconservate, ma attualmente gli scienziati non hanno intenzione di utilizzarlo, se non per animali già estinti da tempo come il dodo, il mammut o il tilacino.
Prima di clonare esseri viventi risalenti a centinaia o migliaia di anni fa, Mooney però preferirebbe che la comunità scientifica si sforzasse per tutelare le specie attualmente viventi e nello sviluppare nuove tecniche biotecnologiche che permettano di lavorare in maniera efficiente sulle sequenze, in modo da fornire degli embrioni di alta qualità ai biologi e alle future mamme.