È stato accertato il secondo caso di influenza aviaria trasmessa all’uomo da un bovino. È successo nel Michigan, negli Stati Uniti, dove i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) hanno confermato che un altro lavoratore un’azienda lattiero-casearia è stato contagiato dopo che la presenza del virus H5N1 era già stata registrata nelle mucche.
Il primo tampone nasale eseguito sull'uomo aveva dato esito negativo, mentre un altro tampone oculare analizzato direttamente dal CDC è risultato positivo al virus, indicando un'infezione oculare. Come nel primo caso del Texas, il paziente ha riferito solo sintomi oculari inizialmente descritti come semplice congiuntivite, mentre recentemente uno studio realizzato dal New England Journal of Medicine ha precisato che il sintomo registrato è quello di un'emorragia subcongiuntivale in entrambi gli occhi, senza danni alla vista.
La notizia è stata accolta con cautela dal CDC: «Sulla base delle informazioni disponibili, questa infezione non modifica l'attuale valutazione del rischio per la salute umana dell'influenza aviaria H5N1 per la popolazione statunitense, che l'agenzia considera basso. Tuttavia, questo sviluppo sottolinea l'importanza delle precauzioni raccomandate nelle persone esposte ad animali infetti o potenzialmente infetti. Le persone con esposizioni ravvicinate o prolungate e non protette a uccelli o altri animali infetti (compreso il bestiame), o ad ambienti contaminati da uccelli o altri animali infetti, sono a maggior rischio di infezione».
Lo studio del New England Journal of Medicine ha infatti evidenziato come lavoratore texano, pur non essendo entrato in contatto con uccelli selvatici malati o morti, ha riferito di essere stato esposto direttamente sia a mucche da latte che sembravano stare bene sia a mucche malate, e di non aver indossato alcuna protezione per le vie respiratorie o per gli occhi, ma solo guanti per mani.
Al momento, le persone a maggior rischio di infezione sono quelle che lavorano nell'industria zootecnica o altre figure che hanno esposizioni ravvicinate, prolungate e non protette a uccelli o altri animali infetti, comprese le mucche. Al momento quindi il rischio resta basso, ma gli esperti del CDC stanno lavorando per sequenziare il virus: «Ulteriori analisi genetiche cercheranno eventuali modifiche al virus che potrebbero alterare la valutazione del rischio dell'agenzia».
Nonostante l'emergenza aviaria nei bovini negli Stati Uniti, nessun caso è stato registrato in Italia al momento.