È ormai piena estate e sempre più gente si reca al mare anche per fare snorkeling o immersioni e osservare così la vita marina delle acque cristalline del Mediterraneo. Tuttavia, ci sono alcuni animali con cui bisogna essere particolarmente cauti, come l’apparentemente innocuo pesce coniglio, che, come diverse altre specie aliene ed esotiche, che si spingono sempre più verso i nostri mari con l’aumento delle temperature dovuto al riscaldamento globale, nasconde una caratteristica pericolosa: le sue spine sono velenose e possono causare gravi problemi a chi lo tocca accidentalmente.
Chi è il pesce coniglio
Il pesce coniglio, o sigano (Siganus rivulatus) è un pesce osseo della famiglia Siganidae, considerato una specie aliena nel Mediterraneo. È infatti originario delle acque dell'Oceano Indiano e del Pacifico e, negli ultimi decenni, a causa dei cambiamenti climatici e delle attività umane, è riuscito a stabilirsi anche nelle acque del nostro mare, dove frequenta le barriere coralline e le praterie di Posidonia.
Anche il nome rispecchia la sua provenienza orientale: deriva infatti dal termine arabo sijan che significa "coniglio" per i particolari incisivi di cui è dotato, mentre l'epiteto specifico rivulatus si riferisce alla striatura irregolare della sua livrea. La sua colorazione è variabile anche su base geografica, in genere piuttosto uniforme, bruna o verdastra con del giallo sulle pinne.
Gregario ed erbivoro, questo pesce ha un corpo ovale e compresso lateralmente, la bocca piccola e gli occhi grandi. La pinna dorsale è formata anteriormente da numerosi raggi spinosi e posteriormente da alcuni raggi molli: S. rivulatus, come altri pesci coniglio, ha ghiandole velenifere associate alle spine delle pinne e queste spine possono avvelenare un essere umano se il pesce viene maneggiato in modo errato.
Perché le sue spine sono velenose
Come abbiamo anticipato, il pesce coniglio è dotato di spine velenose situate lungo le pinne dorsali, anali e pelviche, che fungono da meccanismo di difesa contro i predatori. Quando si sente minacciato, questo pesce può erigere le spine, rilasciando una tossina che può causare dolore intenso, gonfiore, arrossamento e, in casi estremi, sintomi sistemici come nausea, difficoltà respiratorie e vertigini.
Il veleno del pesce coniglio contiene proteine termolabili, che significa che possono essere neutralizzate con il calore e, per mitigare i suoi effetti, la zona cutanea interessata deve essere immersa ad una temperatura tra i 43 e i 46°C, evitando così possibili infezioni. Sebbene il contatto con queste spine possa essere estremamente doloroso e causare una reazione locale significativa, non sono noti casi di decessi umani.
Cosa fare se si tocca un pesce coniglio
Se accidentalmente si entra in contatto con le spine velenose del pesce coniglio, è fondamentale agire rapidamente per ridurre il dolore e prevenire ulteriori complicazioni. Per prima cosa, se una o più spine sono rimaste nella pelle, si può cercare di rimuoverle con attenzione usando delle pinzette sterilizzate. Successivamente bisogna lavare la zona colpita con acqua di mare pulita per rimuovere eventuali residui di veleno.
Infine, come detto in precedenza, si può immergere l'area colpita in acqua calda (non bollente) a circa 43-46°C per almeno 30-90 minuti: il calore aiuta a denaturare le proteine del veleno, riducendo il dolore e l'infiammazione. Se il dolore persiste, se si sviluppano sintomi sistemici o se la ferita appare infetta, è indispensabile, però, consultare un medico il prima possibile.
Quando si esplorano le acque del Mediterraneo, è sempre una buona idea indossare calzature protettive e stare attenti a non toccare pesci o altri animali marini selvatici per la loro e la nostra tutela.