Alcuni soggetti di determinate razze o meticci, dando ascolto alle loro motivazioni predominanti come la perlustrativa, quella di ricerca e la predatoria, corrono via senza avere altro scopo che farlo. Quando si dice che un cane “scappa” in realtà non è corretto, perché sottende sempre l’idea che il nostro amico fugga da noi perché non vuole starci accanto o non vuole “obbedirci”. Ciò che avviene, invece, è che sta rispondendo ai suoi desideri e bisogni ed ecco perché avvengono episodi in cui quando il cane viene liberato si allontana tanto da perderlo dalla nostra vista o ci si può ritrovare di fronte a individui che scavalcano reti e cancelli e se ne perdono le tracce.
Molte persone che vivono con individui che appartengono alla tipologia dei segugi ad esempio, che sono stati selezionati per uno scopo principale ovvero quello di scovare e inseguire gli animali selvatici, sanno bene di cosa stiamo parlando. Liberare dal guinzaglio in natura un Beagle o un Segugio italiano, ad esempio, è una scelta sempre molto difficile da compiere per il timore che non tornino più indietro una volta annusato l’odore “giusto”. Ma lo stesso è anche per il Basset Hound, con la differenza che è sicuramente più lento.
Stesso discorso vale per i cosiddetti “cani da ferma” di cui fanno parte il Setter, il Pointer, il Breton che prima che davvero si stoppino e indichino la preda magari voi siete già a chilometri di distanza. Ci sono poi anche i bracchi, il cui nome già ci fa capire cosa amano fare e perché sono capaci di lasciare indietro il presente per inseguire il futuro: “braccare” è sinonimo di rincorrere, inseguire.
Altra categoria di cani che facilmente, una volta liberi dal guinzaglio, corrono via come saette all’inseguimento di animali selvatici sono i levrieri. Le loro motivazioni perlustrativa e predatoria sono tanto alte, da rendere spesso difficoltosa la gestione in libertà.
Ultimi ma non ultimi dei “cacciatori” da ricordare sono anche gli ostinati Terrier, come il Jack Russell: se decide che è arrivato il momento di stanare una preda lascerà polvere dietro di sé.
Altra razza da menzionare, decisamente diversa per origini rispetto ai cani da caccia citati finora, è il Siberian Husky le cui motivazioni esplorativa e predatoria sono talmente alte che non si farà fermare da cancelli o recinti non abbastanza alti, sapendo che lì fuori c’è un mondo da conoscere come facevano i suoi antenati nelle enormi e fredde terre del Nord.
Le razze di cani che tendono a scappare
Tra le razze che amano andare a caccia, che sono quelle che più rispondono alla tendenza di allontanarsi, ce ne sono molte. Ci sono però anche altri cani che, sempre per dare sfogo alle loro motivazioni, potrebbero correre lontano verso la fonte del loro interesse.
Proviamo a fare un elenco nominando alcune razze e sottolineando che non è esaustivo ma inteso per dare vari esempi di quanto questo comportamento sia diffuso, ricordando che dipende dalla selezione operata dagli uomini perché i cani li aiutassero nell’attività venatoria principalmente.
I cani che nominiamo a seguire, a seconda delle precipue caratteristiche di ogni razza, hanno tutti una forte tendenza a mettere in opera questo comportamento che tanto dipenderà anche, però, dal tipo di relazione e dalle altre motivazioni che sono state selezionate singolarmente, nonché dalle caratteristiche fisiche.
Segugi
- Beagle.
- Basset Hound.
- Segugio italiano e altre tipologie di segugi.
Levrieri
Cani da ferma
- Epagneul Breton.
- Pointer.
- Setter.
- Bracco di Weimar.
- Bracco Ungherese (Vizsla).
- Bracco tedesco, francese, italiano e altre tipologie di bracchi.
- Nordici
- Siberian Husky
- Alaskan Malamute
- Samoiedo
Terrier
Perché queste razze scappano più spesso?
I cani che abbiamo citato, sia come singola razza che per tipologia, hanno nel loro Dna secoli di selezione che affonda radici nel rapporto uomo-cane finalizzato alla predazione. L’attività venatoria è sempre stata un elemento che ha accomunato le nostre specie e l’essere umano ha “lavorato” sulla conformazione non solo fisica ma anche caratteriale di questi animali per utilizzarli.
Alla base, dunque, di questo comportamento non c’è assolutamente nessuna intenzione da parte del cane di ignorare l’umano per “dispetto” o “perché non ti voglio stare a sentire” ma motivazioni come la predatoria in primis associata a quelle perlustrativa (il desiderio e il bisogno di mappare il territorio) e di ricerca (il desiderio e il bisogno di scovare e cercare oggetti e persone. Il piacere non è rappresentato dall'individuazione del target, ma dall'azione stessa del cercare).
Non è un caso infatti che cani con un’ alta motivazione territoriale, ad esempio come un Pastore Maremmano, non rientrino in questa tipologia perché sono animali la cui “missione” è presidiare l’area in cui vivono. Un cane da caccia, un nordico, un levriero o un Terrier delle diverse razze che abbiamo citato ha dunque alla base la spinta a inseguire anche solo l’odore di ciò che desidera fare suo e ciò determina anche l’attivazione della motivazione cinestesica (il desiderio di correre e muoversi).