Tramite la pubblicazione di un nuovo articolo sulla rivista di settore Brain, alcuni ricercatori affermano di aver identificato l'area del nostro cervello in cui ha origine l‘intelligenza fluida, una delle caratteristiche distintive della cognizione umana che è sfuggita alla ricerca per decenni.
Gli studiosi dell'Ospedale Nazionale per la Neurologia e la Neurochirurgia di Londra e dello University College hanno infatti analizzato diversi casi di pazienti soggetti a deficit cognitivi dovuti a lesioni cerebrali, individuando nello specifico l'area – con le cellule nervose correlate – in cui il cervello ha la capacità di risolvere problemi di cui il soggetto non ha esperienza, ma che comunque riesce ad affrontare grazie alla presa di coscienza dei dati a disposizione.
La scoperta – come affermano nell'articolo – ha richiesto ampi campioni di pazienti, un'indagine completa delle prestazioni cognitive, una mappatura anatomica a grana fine dei cervelli dei pazienti, il permesso dei loro parenti e una solida inferenza del deficit di lesione, ancora da approfondire e valutare.
«Per compiere questo studio abbiamo valutato 165 controlli sani e 227 pazienti frontali o non frontali con lesioni cerebrali unilaterali sul test più consolidato di intelligenza fluida, (Advanced Progressive Matrices di Raven), impiegando una serie di modelli inferenziali con deficit di lesione che rispondono alla natura potenzialmente distribuita dell'intelligenza fluida», spiegano i neuroscienziati.
Secondo i dati ottenuti dal lungo lavoro dei ricercatori, in cui compare una neuroscienziata di origina italiana, Lisa Cipolotti, la culla dell'intelligenza fluida si presenta nella parte frontale destra del nostro cervello, fra il giro frontale medio e inferiore, i giri pre e post-centrale, e con un debole contributo del lobulo parietale superiore.
Questa scoperta è un'enorme rivoluzione nel campo delle neuroscienze. Finora infatti nessuno era riuscito a individuare i circuiti nervosi responsabili di questa particolare tipologia di coscienza.
Un progresso della co(no)scienza
Il termine intelligenza fluida si riferisce alla capacità di risolvere nuovi problemi impegnativi quando l'apprendimento è di utilità limitata ed è tra le caratteristiche più importanti della cognizione. Tra l'altro è correlata a molte abilità cognitive, come per esempio alla memoria, e secondo gli autori della scoperta predice il successo scolastico e professionale, la mobilità sociale, la salute e la longevità, poiché secondo la scienza le persone dotate di maggiori capacità cognitive nel risolvere gli imprevisti hanno maggiori chance di sviluppare una vita longeva ed agiata.
Aver individuato il circuito neuronale che produce questa tipologia di intelligenza inoltre si ritiene essere importante anche per sviluppare la ricerca sul "pensiero attivo", quello che rende automaticamente coscienti di sé gli esseri umani. Tra le future direzioni della ricerca si può anche considerare come l'intelligenza fluida – o meglio la sua perdita – possa influire drasticamente in vari tipi di demenza. Infatti i ricercatori stanno pensando di sviluppare nuove tipologie di test che sfruttino proprio i nuovi dati a disposizione, per trovare il grado di compromissione dei cervelli negli anziani colpiti da demenza o ictus.
In generale però è l'intera conoscenza umana a gioire della pubblicazione di questa scoperta. «Finalmente abbiamo infatti un modello che ci permette di comprendere come il nostro cervello riesca a percepire sé stesso nei confronti dell'ambiente che ha attorno a sé, anche quando c'è un problema e le informazioni non sono direttamente sufficienti per ricavarne direttamente una soluzione.»
Per quanto possano avanzare ulteriormente le ricerche, con questo articolo possiamo comunque considerare l'intelligenza fluida come la tipologia di coscienza più creativa della nostra mente, in quanto deve riassumere tutte le informazioni disponibili per donare loro un significato ed eventualmente sfruttarli per arginare un determinato problema.