Ogni fossile racconta una storia e ci offre una fotografia più o meno precisa di come dovevano essere gli antichi animali. Oggi si aggiunge a questo album fotografico un nuovo fossile di un verme corazzato risalente al periodo Cambriano, circa 518 milioni di anni fa, che indagini molecolari e anatomiche confermano sia l'antenato di tre grandi gruppi di animali viventi.
Nel Cambriano non vi erano ancora animali sulla Terraferma, ma l'acqua era un brulicare di vita. Immergendoci in quei mari avremmo avuto davanti agli occhi un paesaggio sottomarino completamente diverso da quello di oggi e se riusciamo ad avere poche e fugaci immagini di quel tempo è grazie ai fossili dell'epoca e alla ricostruzione di esperti paleontologi.
A consegnare al pubblico le immagini del nuovo fossile è uno studio pubblicato su Current Biology effettuato da un team internazionale di scienziati di diverse istituzioni tra cui le Università di Bristol e Oxford, e il Museo di Storia Naturale di Londra.
L'esplosione di vita del Cambriano
Riuscire a recuperare fossili del Cambriano è una grande opportunità non solo per gli studiosi, ma per l'umanità intera. Questa epoca fu una delle più importanti per la biodiversità animale per via di un fenomeno che oggi prende il nome di "esplosione del Cambriano".
Il Cambriano è una delle più importanti divisioni della scala dei tempi geologici che comincia da circa 541 fino a 485,4 milioni di anni fa. Un tuffo in un oceano di quell'epoca poteva farci scorgere fra scogli e antiche alghe, gli antenati dei moderni animali che già allora era possibile dividere in brachiopodi, meduse, onicofori, spugne, trilobiti e trilobitiformi.
Una così grande biodiversità la dobbiamo proprio alla succitata esplosione che fu un evento nella storia della Terra a dir poco unico. Improvvisamente comparvero nei mari un quantitativo di animali incredibile, ognuno appartenente a diversi phyla, una grande categoria con cui si classificano gli organismi viventi. La data stimata del "Big Bang biologico" è di circa 538 milioni di anni fa, nel Cambriano inferiore, e l'incredibile quantità di resti fossili di quel periodo sembra comunicare un segnale importante: da quel momento in poi i mari non saranno più popolati solo da organismi unicellulari o coloniali.
Sono state proposte diverse cause per giustificare l'esplosione cambriana. Innanzitutto grazie all'azione degli organismi fotosintetici che dominavano le acque, l'ossigeno iniziò a essere una componente importante di quel "brodo di vita". Questo ha favorito la diversificazione di quegli organismi che hanno dovuto forzatamente adattarsi al nuovo fattore ambientale. Un'altra spiegazione è che la comparsa di nuovi organismi ha modificato la rete alimentare e si sono formate così nicchie per nuovi predatori e prede.
Il verme corazzato Wufengella
Sapendo dunque che in quel periodo si sono formati i principali phyla è normale pensare che qualsiasi fossile proveniente da quell'epoca emozioni enormemente molti paleontologi poiché potrebbe rappresentare un capostipite degli animali oggi esistenti. Questa volta il fossile appartiene a un organismo che i ricercatori hanno chiamato "Wufengella".
L'animale misurava quasi un centimetro e mezzo e il fossile del verme è stato rinvenuto in Cina. Secondo le ricostruzioni era una creatura tozza coperta da una fitta e regolare sovrapposizione di placche sulla schiena, una vera e propria corazza, e apparteneva a un gruppo estinto di organismi provvisti di conchiglia chiamati tommotiidi.
Insieme all'armatura asimmetrica c'era un corpo carnoso con una serie di lobi appiattiti che sporgevano dai lati. Alla figura di questo animale che si fa piano piano strada nella nostra immaginazione bisogna aggiungere anche dei fasci di setole che emergevano dal corpo tra i lobi e le placche. Tutte queste caratteristiche anatomiche si ripetevano più o meno costantemente per tutta la lunghezza del corpo e sono la prova che il verme originariamente era diviso in segmenti, come un lombrico per intenderci.
Fra gli elementi fisici dell'antico animale era presente un lofoforo, organo a forma di ferro di cavallo che circonda la bocca la cui funzione è di produrre un continuo movimento d'acqua grazie a numerosi tentacoli ciliati per attrarre ossigeno e cibo. Dunque, la presenza di questo organo, unito a caratteristiche molecolari e anatomiche, confermano come il Wufengella fosse uno dei primi lofoforati della storia e pone l'organismo fra i principali capostipiti del regno animale.
Il ritrovamento del fossile, infatti, non è solo un evento paleontologico, ma riscrive alcune pagine dei libri biologia evolutiva, inserendo un nuovo antenato nell'intricato albero della biodiversità animale. I lofoforati sono un gruppo di animali ancora oggi presenti e può essere diviso a sua volta in tre grandi gruppi: brachiopodi, briozoi e foronidei, fra i più antichi phylum di animali ancora esistenti.
Dunque il nostro Wufengella, antenato di questi gruppi, era un lofoforato ancestrale con le sembianze di un agile verme corazzato. Grazie a lui oggi non abbiamo solo una più chiara concezione di come dovevano essere un tempo gli animali, ma ci permette di capire meglio gli animali che sono presenti ancora oggi. Osservare questi fossili, infatti, permette di constatare quante antiche strutture anatomiche e fisiologiche si siano conservate per tutti questi anni, facendoci capire quante sfide gli animali moderni hanno dovuto superare per arrivare fino ad oggi così come sono.