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1 Gennaio 2024
11:00

Scoperto il predatore responsabile della decapitazione di decine di foche in California

Da anni in California un misterioso predatore caccia cuccioli di foca mangiandone solo la testa. Ora gli scienziati hanno finalmente scoperto chi è l'animale responsabile di queste insolite predazioni.

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Da circa otto anni, lungo le coste settentrionali della California, negli Stati Uniti, gli scienziati si imbattono in cuccioli di foca comune (Phoca vitulina) decapitati da un misterioso predatore. Era infatti il 2015 quando i primi bagnanti trovarono il primo cucciolo predato, a pochi metri dalla battigia. Solo oggi però, dopo uno studio durato mesi e un grande sforzo dei biologi, gli scienziati sono stati in grado di identificare il colpevole, piuttosto evanescente visto che per tutto questo tempo sembrava non aver lasciato alcuna traccia.

A risolvere l'enigma è stato un team di etologi guidati da Frankie Gerraty e da Sarah Grimes, che per mesi si sono appostati vicino alle colonia di foche del MacKerricher State Park, poco distante da Fort Bragg nella contea di Mendocino. E il loro impegno è stato ripagato, perché nell'arco dell'ultimo anno sono riusciti a riprendere un paio di volte il colpevole di queste insolite predazioni grazie a una fototrappola, impiegata solitamente per scattare all'arrivo della fauna selvatica.

«Lo strano predatore era il coyote (Canis latrans), che praticava una nuova tipologia di comportamento», hanno chiarito gli etologi, confermando così alcune ipotesi che erano già emerse attraverso l'analisi dei morsi e delle ferite lasciate sui corpi degli animali. I segni dei denti lasciati sul collo delle foche, infatti, erano compatibili con quelli di un canide, tuttavia che era davvero molto improbabile che lupi e cani rinselvatichiti potessero andare a caccia di foche senza lasciare altri segni o impronte sulla sabbia.

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Grazie ai video ottenuti al MacKerricher State Park gli scienziati sono stati così in grado di osservare direttamente i coyote mentre andavano a cacca di foche e che gli staccavano la testa una volta uccise. In un primo momento, però, dubitavano che potesse essere proprio questa la specie responsabile delle insolite predazione, visto che il distaccamento della testa nei cuccioli sembrava fin troppo netto e di solito un predatore non si nutre solo di una piccola parte del corpo della sua preda, che tra l'altro è quella con meno grasso e carne rispetto all'addome o alla coda.

Dopo aver visto il video, Gerraty, dottorando in ecologia ed evoluzione al dipartimento di biologia dell'UC di Santa Cruz, ha però dovuto confermare che le ipotesi vere e che per quanto assurdo i coyote locali avevano davvero cominciato ad interessarsi ai cuccioli di foca per qualche curiosa ragione che deve essere ancora trovata. «La mia ipotesi è che il cervello delle foche sia piuttosto nutriente e contenga molte risorse rare rispetto alle altre parti del suo corpo – ha commentato lo studioso – Il grasso, invece, può essere piuttosto difficile da assimilare per un piccolo predatore come il coyote».

Il video catturato tramite fototrappola non è stato ancora pubblicato, spiegano i biologi, perché non solo si tratta di una ripresa un po' troppo cruenta per gli , ma anche perché è parte del materiale di ricerca che stanno utilizzando per realizzare uno studio scientifico, di prossima pubblicazione, su questo nuovo comportamento. Di certo questo materiale ha permesso agli esperti di scongiurare una possibile responsabilità umana e di confermare il ritorno dei coyote lungo coste settentrionali della California, dopo decenni di assenza e crolli demografici causati dalla persecuzione diretta e dalle attività umane.

Gli scienziati, ovviamente, hanno anche chiarito che i coyote presenti nella zona non fanno la parte dei cattivi né che le foche rischiano di scomparire per colpa di questo piccolo predatore. Il numero di cuccioli uccisi in questo modo in 8 anni, è risultato molto inferiore rispetto al numero di nascite di foca all'interno della colonia. Questo insolito fenomeno, quindi, da qui in avanti verrà considerato solo parte del naturale rapporto fra predatore-preda, in un ecosistema che vede il ritorno del coyote come un fenomeno positivo, dopo la sua assenza decennale.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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